Kageyama's pov
Per tutto questo tempo siamo rimasti insieme, l'uno a fianco all'altro, inseparabili agli occhi degli altri anche se litigavamo spesso; è per questo che non mi sarei mai aspettato di essere lasciato solo in questo modo....
Andava tutto così bene...detto sinceramente non ricordo nemmeno quand'è che tutto ha iniziato ad andare a rotoli.
Ci siamo scontrati per caso per la prima volta alle medie, quel giorno avevo una partita mentre lui credo fosse li solo perché i suoi amici seguivano la pallavolo. E' sempre stato molto solare e dolce, quel giorno però sembrava quasi intimorito da me, forse per via dell'altezza. Passai i mesi successivi a cercare informazioni su questo ragazzo e scoprii che avrebbe studiato nel mio stesso liceo, addirittura nella stessa classe. Anche lui ebbe un passato con la pallavolo: dopo aver visto una partita con il piccolo gigante, in prima media, si convinse di poter diventare come lui, ma nessuno si fece mai vivo al club di volley; nessuno credeva mai abbastanza nelle proprie capacità quindi neanche ci provavano. Mi sorprese il fatto che comunque non si arrese mai: per tutti e tre gli anni continuò a cercare dei compagni, fino alla fine. Contemporaneamente mi dava fastidio il suo essere così ostinato "tanto ormai non accetterà nessuno, perché allora continua a provarci??" pensavo in continuazione.
Mi aspettavo dunque di trovarlo al club del volley della nostra scuola, ma non venne. Esattamente come mi aveva dato fastidio il suo essere ostinato, mi irritava anche che si fosse comunque arreso.
Facemmo amicizia totalmente a caso, mentre tornavo a casa dagli allenamenti mi fermavo sempre a guardarlo fare skate in un parco. A quanto pare un suo amico di Tokyo gli aveva consigliato di occuparsi con lo skate visto che con la pallavolo si era arreso. Ma un giorno non c'era più, decisi di andare dritto a casa ma nel tragitto me lo trovai dietro.
"Cercavi me, vero???"
"Uhgh..che stai dicendo? E poi da dove spunti?"
"Ti vedo sempre che mi fissi quando faccio skate, devi essere un tipo veramente timido per non avere coraggio di parlarmi..."
"N-non è vero!"
"Ti dico che invece è così, ti ho visto mentre mi fissavi"
"No invece! E smettila di seguirmi e di darmi fastidio! Sto tornando a casa e non voglio seccature!"
"Io sarei una seccatura? Tu allora sei uno stalker!"
Quella frase mi irritò abbastanza.
"Non credi di esagerare? Razza di nanetto da giardino? Solo perché sei bravo in qualcosa non ti da il permesso di fare l'arrogante!"
Sbuffò
"Senti chi parla....Quindi sono bravo?! Grazie del complimento!"
Ghignò, ignorando i miei insulti sull'altezza.
"Ah ma che sto a parlare a gente così, neanche ti conosco..."
"Io si"
Disse seguendomi.
"Sei il re del campo."
A quelle parole mi fermai con un groppo in gola. Pensavo che andando avanti con la mia vita, dopo le scuole medie, quel nome me lo sarei potuto lasciare alle spalle, che capendo ciò che sbagliavo forse sarei diventato più forte e tutti avrebbero iniziato a seguirmi più che escludermi.
"Fanculo. Non sai neanche il significato del nome che stai pronunciando."
"Che fai ora? Ti metti a piangere? Non dovrebbe essere un complimento?"
"Come ho detto, non sai di ciò che parli"
Dissi ancora di spalle, poi continuai a camminare velocizzando il passo.
Tutti alle medie mi etichettavano come il re prepotente, perché pretendevo il meglio da ognuno nella squadra. La colpa non era mia mia se loro, decisamente inferiori alle mie capacità, non erano in grado di starmi al passo.
Ma allora, se io ero meglio di tutti loro, perché sono sempre stato quello tagliato fuori? Non avrei dovuto essere acclamato come ogni atleta forte come me?
Il giorno dopo, come quelli successivi continuò a seguirmi anche in classe. Me lo trovavo dietro di me nel banco, mi seguiva ovunque fuori dalla classe. Continuava a comportarsi come se fosse da sempre stato un mio amico.
Inizialmente mi irritava parecchio avercelo attorno, ma piano piano, con il tempo, fu proprio lui ad insegnarmi che non sono mai solo in questo mondo. Che per migliorare nel team di pallavolo non basta solo allenamento fisico, bensì anche una cosa importante: la fiducia nei miei compagni.
Nel team della scuola non eravamo molto forti, ma ce la cavavamo molto bene, il team karasuno non era più uno dei peggiori.
Anni fa era il migliore, uno dei più forti, poi si indebolì anche perché il suo famosissimo allenatore lasciò la sua carriera, di conseguenza il karasuno non attirava più molti studenti.
Ma dal mio arrivo, tutto iniziò ad andare per il meglio. Nel team ci insegnavamo sempre a vicenda come fidarci dei potenziali dei nostri compagni. E pian piano diventammo sempre più forti.
Con il tempo, la figura di Hinata al mio fianco cambiò. Forse da me non è mai stato visto come solo un amico fidato, una spalla, ma anche di più. Passò poco tempo infatti prima di accorgermi dei miei sentimenti per lui, ma ci volle molto più tempo per esprimerli liberamente, con la paura che per lui non fosse lo stesso.
Usciti dal liceo restammo in Giappone, e decidemmo di vivere assieme. Io iniziai a diventare sempre più conosciuto per la pallavolo, anche nel resto del mondo; e Hinata, che mi sosteneva sempre in tutto, si iscrisse all'università.
Forse fu qui che iniziarono i veri problemi. La mia attività con la pallavolo richiedeva molto più tempo e impegno, oltre che a una grande assenza da casa anche per mesi. Come se non bastasse quando tornavo ero sempre stanco e ammetto di aver trascurato troppo Hinata. Ripensandoci, non ci parlavamo mai, come due totali sconosciuti. O meglio, lui ci provava, io lo ignoravo. Perché? Non lo so. Ma darei di tutto per tornare in dietro e prendermi a sberle.
Ero così accecato dal mio desiderio che diventava realtà da non accorgermi che stavo diventando ciò che odiai da sempre: la falsità delle persone pur di ottenere la fama. Ero così accecato da non distinguere più i miei doveri. Prendermi cura di Hinata come da sempre lui fece con me era uno di quelli.
La società ormai mi imponeva chi dovevo amare, cosa dovevo fare nel poco tempo libero, per poco perfino quando respirare e quando non. Io non mi opposi mai alla società per paura di perdere completamente ciò che ero diventato con tutti i miei sforzi. Se solo avessi saputo che ciò mi avrebbe portato via la persona che ho sempre amato, a cui dovevo tutto ciò che ero, forse ci avrei pensato più a lungo prima di rovinare tutto.
Se non fosse stato lui ad insegnarmi la fiducia, non so chi altro lo avrebbe fatto. Quindi letteralmente dovevo tutto a lui.
A volte non facevo a meno di chiedermi cosa ne sarebbe stato di noi se non si fosse mai arreso e se avesse intrapreso la mia stessa strada. Forse sarei stato ancora tra le sue braccia, o forse per via della rivalità nel team non saremmo andati d'accordo. Forse avrebbe scelto un team diverso e ci saremmo dovuti separare.
La maggior parte delle nostre pesanti litigate, nonostante non lo dessi a vedere, mi creavano così tanta angoscia da, a volte, occuparmi la testa per i giorni successivi facendomi fare schifo alle partite o agli allenamenti.
Nonostante lui non mi vedesse, io dormivo dandogli la schiena per non mostrare il dolore che silenziosamente cercavo di trattenere, mentre piangevo.
Se solo fossi stato meno orgoglioso e anche stupido. Se solo non avessi lasciato che quella donna si mettesse in mezzo alle nostre vite.
Giorni dopo dalla sua fuga cominciai a preoccuparmi. Sua madre neanche sapeva della sua scomparsa da casa, i suoi amici erano quasi tutti troppo lontani e impossibili da raggiungere.
Cercai in lungo in largo fino a che non mi misi d'impegno per risalire ad ogni suo spostamento in quelle settimane, e capire che era scappato da me addirittura dall'altra parte del mondo.
Lasciai il prima possibile la mia casa, prendendo tutte le mie cose e lasciai colei che non avrei mai dovuto neanche considerare come rimpiazzo di Hinata.
In men che non si dica mi trovai nel primo volo possibile verso Manchester. Sapevo benissimo l'unico posto in cui poteva trovarsi. Il suo amico più caro, Kenma, sicuramente si trovava da lui.
Restai tre giorni a Manchester aspettando di avere abbastanza coraggio da chiamarlo.
Quando lo feci mi rispose in modo strano, come se si aspettasse di parlare con qualcun altro, infatti pochi secondi dopo chiuse la chiamata. Lo chiamai un altro paio di volte, ma nulla, così decisi di mandargli un messaggio "ti prego" insieme a un messaggio vocale
~So che non avrei il diritto di pretendere una risposta da te, specialmente dopo averti fatto passare un inferno e dopo non averti neanche mai chiesto minimamente se stessi bene e dove fossi. Ma ti prego, ho bisogno di parlarti, di rivederti. Di ricominciare daccapo con te. Una vita solo nostra. Niente pallavolo, niente matrimoni finti per compiacere alla TV. Solo io e te, come hai sempre voluto~
Senza che neanche me ne accorgessi, dissi tutto ciò con le lacrime agli occhi e con il singhiozzo.
Chiamai ancora e ancora. Era troppo presto per arrendermi. Ebbi tante occasioni per tenermelo stretto e invece feci sempre il coglione: mille occasioni per cercarlo da subito e mostrare quanto ci tenevo. Tutte queste occasioni mandate in fumo. Ora toccava a me impegnarmi per riaverlo.
Alla fine risposte.
"ciao tobio..."
Ansimai.
"Ti prego...ascoltami.."
"Sono tutto orecchie. Ho aspettato a lungo che ti facessi vivo, ora sono davvero curioso di sapere ciò che hai da dire... e ti prego: non lo sei mai stato, quindi promettimi che almeno ora sarai sincero."
Ansimai ancora mentre mi toccavo freneticamente i capelli dall'ansia.
"C-certo......Io..." le parole non mi riuscivano proprio, si fermavano nella gola e bloccavano ogni mio respiro.
"Ti prego..."
Non resistetti e iniziai a piangere. Finalmente potevo parlare con lui.
"Io.....torna da me"
Lo sentii sospirare, o singhiozzare. Non riuscivo a capire se anche lui era sull'orlo del pianto o no.
"N-non è così facile.."
"Lo so, lo so. Ti ho ferito senza neanche preoccuparmi mai di ciò che stavo diventando, di ciò che ti stavo facendo.... Io...ho lasciato tutto, letteralmente tutto alle mie spalle, la pallavolo, Yuki, tutto. Per te. Voglio ricominciare. Voglio tornare ad essere felice con te senza nessuna preoccupazione"
"Come ti è saltato in mente di lasciare la pallavolo per me? Dico ma sei matto?? Non sei neanche sicuro se tra noi potrebbe rifunzionare....non ti ho mai chiesto di rinunciare al tuo più grande sogno per me, solo un po' di tempo per noi."
"Lo so, ma ho lasciato la pallavolo anche per me. Mi stava cambiando, e stavo per essere manipolato da coloro che vogliono farmi apparire la nuova star solo per guadagnare soldi, mentre quello che voglio e che in fondo ho sempre voluto sei tu..."
"Kag-"
"Non devi rispondere ora...posso aspettare..... possiamo ricominciare letteralmente da capo. Da un rapporto di più o meno amicizia...ma ti prego...ho bisogno di vederti"
"Non è semplice...non sai neanche dove mi trovo e se te lo dicessi non so neanche se saresti capace di venire fin qui per me"
"Si invece, so che sei a Manchester, e ci sono anche io. Sono qui, pronto a cercarti, a trovarti. Dimmi solo dove posso trovarti. Mi basta vederti per 5 miseri minuti....ti prego..."
Ci pensò su per un paio di minuti, poi mi chiese la posizione, dicendo che sarebbe venuto lui da me.
Ero in ansia, ma più felice che mai. Finalmente lo avrei rivisto.
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Perché mi ami solo quando ti annoi? ~ Kuroken
FanfictionKenma Kozume, a 19 anni, andò da solo a vivere a Manchester per frequentare finalmente l'università dopo aver finito il liceo già da 2 anni. I suoi genitori erano felici che lui decidesse di vivere in una città così lontana perché così avrebbe fatto...