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Kenma's pov.

La sensazione che provavo nell'accorgermi di non essermi goduto un po' di più il cielo sgombro, era sicuramente delusione. Non mi presi dietro neanche i soliti miei videogiochi, ne la switch per mancanza di spazio nelle mie valigie e perché in ogni caso sarebbero potuti essere una distrazione dallo studio. Ecco perché, senza qualcosa con cui passare il tempo, mi annoiai a morte durante il volo di 14 ore; quindi mi addormentai per la maggior parte del tempo, e appena mi svegliai il cielo era già coperto dalle nuvole sotto di noi. Manchester aveva in programma per tutta la settimana solo nuvole e pioggia, tranne che per il mercoledì il quale avrebbe presentato qualche grado in più, sole e un po' di vento.

Circa un ora dopo, l'aereo atterrò nella pista e in un quarto d'ora ero già fuori ad aspettare il taxi, al freddo. Non misi da subito il giubbotto invernale perché pensavo non ce ne fosse bisogno; ma se al mio cappotto avessi aggiunto una sciarpa e sopra la maglietta avessi aggiunto una giacca, forse non sentirei il freddo pungente sulle braccia e sul collo. E inoltre avrei avuto lo spazio per aggiungere almeno la switch e qualche gioco (probabilmente la tentazione di prenderlo avrebbe vinto l'intenzione pura di volermi concentrare sullo studio).

Appena il mio taxi arrivò, l'autista posizionò nel portabagagli le mie due valigie e invece io tenni con me il mio zaino e la borsa del computer. Gli dissi la via del palazzo dove c'era il mio appartamento e subito partì. Nel frattempo feci uno squillo a uno degli amici conosciuti questa estate, che sarebbe dovuto essere nell'appartamento affianco al mio. Lui era il fratello del titolare di tutto il palazzo, quindi teneva le chiavi delle stanze vuote quando il fratello era troppo impegnato per incontrarsi con i clienti.

Appena arrivato, scaricai le valigie e nella hall del palazzo trovai Cajus che mi aspettava con le chiavi in mano mentre leggeva una rivista di motori e cose varie, seduto in una poltroncina vicino agli ascensori. Lo riconobbi solo perché appena entrai nella struttura, si alzò subito dirigendosi verso di me. Era tedesco, anche lui del primo anno ma con la fortuna di avere un parente stretto che vivesse in città da anni. Era alto, robusto e aveva la pelle biancastra e i capelli neri come la pece, ricci. I suoi occhi erano grigi, ma anche vivaci. Forse la sua espressione lo era per via del suo sorriso smagliante.

-Hey amico, come te la passi? Vedo che la tua passione per i capelli a caschetto e biondi non passa neanche dopo i miei vari consigli eh-

Lo guardai con sguardo annoiato, che ritrassi velocemente per non sembrare troppo scortese.

-A me piacciono così...mi annoia dovertelo ripetere ogni volta-

Risposi semplicemente.

-Okok, però sono davvero troppo lunghi sai-

Sospirai

-In ogni caso....andiamo?-

Indicai con lo zaino in mano gli ascensori.

-Oh si, si-

Disse offrendosi di aiutarmi con le valigie.

Il mio appartamento era il numero F4, il suo era F5. Ogni piano aveva quindici appartamenti, a partire dal piano terra segnato come A. Ogni piano aveva assegnata una lettera quindi il secondo era il B, il terzo era il C e così via, fino al quindicesimo piano. Quindi il mio era il quinto piano.

-Ecco fatto- disse Cajus una volta arrivati , poggiò la valigia e aprì la porta. Mi fece entrare per primo poi mi fece vedere le diverse stanze.

Non era male, i mobili c'erano, le pentole e i set da cucina pure; avevo già anche una lavastoviglie, una lavatrice e un asciugatrice. Insomma c'era di tutto, mancavano solo i detersivi per pulire la casa e per la lavatrice.

Perché mi ami solo quando ti annoi? ~ KurokenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora