capitolo 4||fine scuola

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<ahia>sussurrai io, trattenendo le lacrime.
ma d'altronde ci ero abituata.

le manate diventavano sempre più intense, come il mio dolore.
davanti a me c'era il mondo che volevo, mentre alle spalle il passato, il mio orribile passato.

a causa di mio fratello dovevo sempre rimanere ferma sul mio cammino, dovevo sempre subire.

mi mancava poter rispondere 'no', poter disubbidire, poter deviare una regola. ovvio, non era questo che desideravo, ma qualche volta per noi adolescenti è necessiaria un po' di libertà.

spesso, quasi sempre, ero riservata. preferivo, appunto, tenere tutto dentro di me.

appoggiai la testa alle lenzuola bianche del mio letto. lacrime? no, questa volta il dolore era interno.

<va bene cosí, basta che tu abbia capito la lezione>disse rimettendomi i pantaloni, che a contatto con la pelle non fecero male, di più.

trattenni l'urlo che mi stava provocando il bruciore, giusto per non prenderne altre.

mi lasciò un bacetto sulla guancia ed uscí dalla camera, andando in quella di chanel.

era sempre la sorella che aveva tutte le attenzioni, essendo la più piccola.

la nausea stava invadendo il mio corpo, cosí mi stesi, per rilassarmi un pochino.

avevo bisogno di relax, un momento di stacco da tutto.
domani, finalmente è il grande giorno: finisce la scuola.

la paura di essere bocciata, guardando i voti presi durante l'anno scolastico, si faceva sempre più grande.

e soprattutto non mi spaventava di ripetere l'anno, ma mio fratello. non sapevo cosa mi avrebbe fatto, dopo avergli dato la bellissima notizia.

dovevo almeno sperarci, anche se con qualche difficoltà.
li sentivo ridere, nonostante io fossi in un'altra stanza.

mi addormentai, e non mi svegliai più fino alla mattina dopo; avevo veramente dormito più di 12 ore? si.

tutti erano felici che finisse la scuola, ed anche io, ma avevo fifa, tanta.

guardai la mia camera, era la prima volta che era in ordine.
mi preparai, come tutte le altre mattine, e a differenza dei miei amici e compagni di classe non mi misi i pantaloni corti, se no si sarebbe visto tutto il rossore e i tagli, sia nelle gambe che nel sedere.

usare la lametta per provocare tagli sulla mia pelle mi faceva sfogare dalla rabbia.

tancredi lo sapeva, ma non me ne aveva mai parlato, o non mi aveva mai detto di smetterla.
questo mi faceva capire il bene che mi volesse, o semplicemente era lui tonto che non si accorgeva dei tagli.

lasciai a casa lo zaino, tanto non mi serviva a nulla l'ultimo giorno di scuola.

non salutai nessuno, come sempre. tanto non faceva differenze.

uscii di casa, senza telefono, perchè ero in punizione, come al solito.

da sola, triste, arrabbiata con il mondo e senza voglia di vivere, arrivai finalmente davanti al cancello della mia scuola.

vidi gaia, giulia e anna in disparte, cosí andai da loro.
<ciao ragazze>dissi io, con tono basso.

<ei amo, come mai non ci hai scritto?>mi chiese la bionda, ovvero gaia.

<siccome sono in punizione non ho il telefono>dissi io confidandomi con le tre.

<tutto bene?>mi chiese anna, abbracciandomi.
<sinceramente no, ho paura di essere bocciata>dissi io, liberandomi.

<ei, parlerò io con tancredi se ti vuole punire, però mi devi promettere che l'anno prossimo ti impegnerai>disse giulia, che era la 'crush' di mio fratello.

da mesi non avevo capito se a tancredi piacesse giulia o martina, ma non mi interessava.

sorrisi, era carina a dire queste cose. magari giulia riusciva convincere tancredi a non farmi del male.

suonò la campanella ed io entrai nella mia classe, con zoe alle spalle.

**
questa mattinata è stata una noia mortale, le prof ci hanno dato spiegazioni sui compiti delle vacanze, anche se io non li facevo.

era appena suonata, per la terza volta nella giornata, la campanella che annunciava la fine di un anno.

tutti applaudirono, esclusa me. ero delusa da me stessa; tancredi aveva ragione a dire che sono uno sbaglio.

si creò un fortissimo coro, cosa che io non riuscivo a supportare.
nel minor tempo possibile salutai quei due compagni che mi stavano simpatici e uscii, da sola.

gli occhi lucidi, il respiro affannato, l'asma..ci ero abituata ma ogni volta soffrivo sempre di più.

corsi verso casa, trattenendo il più possibile le lacrime, per poi liberarmi nella mia cameretta.

in questo periodo mi stavo dedicando anche al fumo, cosí prima di entrare, accesi una sigaretta e la fumai, appunto.

appena finito, la buttai in un bidone della spazzatura e aprii il cancello di casa.

mi avvicinai lentamente alla porta e con qualche difficoltà aprii pure essa.

dentro alla dimora c'era il vuoto totale, un grandissimo silenzio.
mi diressi verso la mia stanzina e mi chiusi dentro a chiave.

nascosti dentro un cassetto il pacchetto di sigarette e le lamette. era il nuovo cassetto dello sfogo.

sentii dei passi venire verso la mia camera.
<mich?!>urlò diego da dietro la porta.

<eh?>dissi io annoiata.
<apri la porta>disse lui deciso, sbuffando.

<no>disse il mio istinto, mi pentii, ma non aprii comunque la porta.

<come scusa? ho detto di aprire sta porta>disse lui, facendo il superficiale.

<e io ho detto di no>ribattei io, sedendomi sul letto e alzanfdogli il terzo dito, anche se lui non mi poteva vedere.

<se non mi apri entro 5 secondi appena esci ti faccio il sedere a pezzi>urlò, io rimasi immobile.

avevo paura ad aprirgli, perciò non lo feci.
<va bene signorina, tanto non puoi restare lí per sempre e appena metti piede fuori da sta camera ti faccio male>disse facendomi gelare le vene, provocandomi un brivido.

se ne andò. infondo aveva ragione: non potevo vivere per sempre dentro una camera.

sentii la voce di agnese, il che voleva dire che finalmente era tornato tancredi da prendere le bambine da scuola.

sperai con tutta me stessa che venisse da me; e cosí accadde.
<mich tutto bene?>mi domandò fuori dalla porta serrata.

stavo piangendo, cosí risposi un po' affannatamente.
<no>dissi io, aprendo la porta.

<che succede, cucciola?>mi domandò, chiudendo la porta alle sue spalle, appena entrato in camera mia.

<diego è incavolato con me, vuole farmi male>dissi io piangendo nel suo petto.

<ehy, perchè?>disse disegnando cerchi sulla mia schiena, cercando di calmarmi.

<non lo so>dissi io disperata. in realtà non era solo per quello che stavo piangendo.

io tenevo tutto dentro, e poi alla fine esplodevo. ero fatta cosí.
<shh, tranquilla, ora sistemiamo>disse giocando con i miei capelli.

spazio autrice💜
eii, scusate l'assenza, ma sono tornata. in realtà ho paura anche io del continuo..secondo voi sarà promossa o bocciata? riuscirà a non prenderle da diego?





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