capitolo 5||tutte le cose belle ritornano

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<ora vai a parlare con diego, cosí aggiustate le cose>mi disse mio fratello spingendomi verso la sua camera.

un po' impaurita aprii la porta della sua stanza ed entrai dentro senza fare capricci di qualsiasi genere.

<ah, eccoti, sei pronta ad essere nuovamente punita?>mi domandò con aria superficiale.

<io non devo essere punita>gli urlai ad un centimetro dalla faccia.

mi girai, dandogli le spalle; non si meritava che io lo rispettassi.
<senditi sul letto>disse lui, prendendomi per un orecchio.

<no! non ho fatto un cazzo!>urlai nuovamente io. rimase pietrificato dal mio comportamento: non ero mai stata una tipa ribelle.

<rispondimi un'altra sola volta e giuro che ti faccio il sedere a strisce>disse lui, chiudendo gli occhi per trattenere la sua rabbia terrorizzante.

ormai questa frase non mi faceva più effetto; era solo una minaccia, d'altronde.

gli alzai il terzo dito, ridendo, poi scappai in camera mia, chiudendola a chiave subito dopo.

mi divertivo a prenderlo in giro, bastava che non mi frustasse.
pensai alla cavolata che avevo fatto, ma purtroppo non potevo più tornare indietro.

ero nei casini, tancredi starà dalla parte di diego, perchè sono stata un pochino esagerata.

ma era normale, tutti gli adolescenti lo saranno, lo sono, o lo erano.

in questo periodo vivevo in un mio mondo, isolato da tutto e da tutti.

<michelle! apri sta cazzo di porta!>urlò gianmarco. sicuramente quello stupido di diego gli aveva raccontato tutto.

<perchè?>provai a fare la finta tonta, ma la cosa non funzionò.
<se non la apri entro 3 secondi la sfondo, che sia chiaro>le vene mi si gelarono.

se gian avesse sfondato la porta la colpa sarebbe andata a me, e tancredi non me l'avrebbe fatta passare liscia.

mi alzai e aprii la porta. sbuffai, come immaginavo c'era anche diego; tancredi, lele e valerio erano da pochissimo usciti di casa.

gli sguardi dei due erano puntati su di me, il che mi faceva sentire a disagio.

<sei una ragazzina maleducata, ma ora tranquilla che ti insegnamo noi l'educazione>disse lui senza esitare.

scossi la testa, dovevo almeno provare a fargli cambiare idea.
<io sono educata, ma voi non mi capite mai>dissi io, per poi scoppiare a piangere davanti a loro.

non mi aspettavo di essere coccolata o consolata, ma solo di essere finalmente capita; ma la cosa non sembrava realizzarsi.

<non avete il permesso di picchiarmi, non siete i miei genitori>dissi io, piangendo più forte.

chi cazzo erano loro per me? NESSUNO. potevo benissimo denunciarli se volevo.

<l'unico che può farlo é tancredi, ma voi non c'entrate nulla con me>mormorai, scaricando il peso che tenevo sulle spalle da troppo tempo.

gian era pronto a colpirmi con un bel cinque sulla guancia, ma all'improvviso sentimmo dei passi che si dirigevano verso di noi.

<stai fermo!>gridò la figura, spingendo gian. era zoe, già, mi ero scordata di lei.

<non azzardarti a toccare la mia migliore amica, coglione!>piansi più forte; finalmente era tornata, più forte di prima.

le corsi incontro e l'abbracciai, saltandole addosso. mi era mancato il nostro bellissimo, e dico bellissimo, rapporto.

la mora mi lasciò un bacio sulla guancia, sorridendomi.
le sue braccia accoglienti mi facevano sentire protetta.

<zoe, è meglio che ti levi di mezzo, la tua amichetta è nei guai>disse diego, rivolgendosi a zoe, parlando però di me.

<quando tornerà tancredi ne parlerete, ma lasciatela respirare, porco due>finalmente era davvero dalla mia parte.

sussurrai un leggero 'grazie', ricambiato con un sorriso.
<smettetela, siete solo bambine>disse diego.

notai che zoe rimase ferita da ciò che aveva detto il gigante. effettivamente non sapevo neanche io che gli passava per la testa.

facevo una cosa sbagliata, anche solo un minimo errore, e scoppiava il peggio casino.

mi trovavo costretta a rispettare ogni regola che mi dava tancredi; ma non erano solo semplici regole da rispettare.

il sorriso lo tenevo con forza, non era naturale da un po' di anni.

zoe rimase a parlare con loro, mentre io, dopo essere scappata in cucina, pensai a quello che mi poteva fare tancredi.

feci un profondissimo respiro, per calmarmi, appunto.
le lacrime scendevano a raffica sulle mie guance.

dove passavo io il cielo si faceva nero, e come diceva tancredi io portavo la tristezza. la felicità per me non era mai stata una cosa banale, neanche per chanel.

trasferimenti, violenza, persone brutte, abusi, sgridate, pianti, ansie, paure. ero stanca di tutto questo caos.

sentii la voce di lele, erano purtroppo tornati. c'era anche corinne, era da un po' che non la vedevo.

mi asciugai di fretta le lacrime che rigavano velocemente sul mio volto.

sentii anche la voce squillante della mia piccola sorellina.
<ciao michelle>sussurrò cori venendo in cucina da me.

per me era come una mamma, mi aiutava sempre nel momento del bisogno.

<ei>sussurrai anche io.
mi lasciò un bacio in testa ed uscii dalla stanza, andando al piano superiore da diego e gli altri.

rimasero al piano di sotto solo tanc e lele, per fortuna.
piano piano mi feci coraggio e varcai l'entrata del salotto.

i due erano seduti sul divano, girati dall'altra parte, perciò non mi avevano ancora visto.

mi avvicinai silenziosamente a tanc, il quale era il più vicino a me.

<ciao tata>disse tancredi sorridendomi, prendomi sulle sue gambe.

<ciao>sussurrai io, sprofondando nel suo caloroso petto.

mi mancava stare con lui senza litigare, come 2 o più anni fa.
mentre loro parlavano di cose a cui io non mi interessavo, pregavo con tutta me stessa di essere promossa.

sapevo che magari ci davo troppo peso, però avrei deluso tutti.

stavo anche sperando che diego e gian non rivelassero il mio coportamento sbagliato di prima a tanc.

tancredi quando si incazzava mi faceva paura, tanta, ma diego di più; era più grosso e muscoloso, e prima di frustarmi non ci ragionava su.

mi addormentai tra le braccia di morfeo.

spazio autrice💜
ehilà, come va? scusatemi il ritardo🧚‍♀️💞

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