Mi misi seduta sul letto ascoltando il cinguettare degli uccellini. Alzai lo sguardo al calendario per leggere la data
12 Maggio...
Lo ammetto che la mattina la mia è una delle teste meno funzionanti che esistano al mondo però, una volta letta a mente quella data, subito mi carico. Nonostante Yaku mi avesse già detto di non preparare niente io mi ero ostinata a comprargli un portachiavi, almeno quello speravo me lo avrebbe concesso senza storie, si era lamentato quando gli avevo detto che gli avrei fatto un regalo il 12 per festeggiare il giorno in cui ci eravamo conosciuti ma ovviamente io non l'ho ascoltato e ho fatto di testa mia.
Mi prepari velocemente e poi scesi le scale controllando l'orologio che oramai portavo sempre «tre, due, uno... —aprii la porta al due e all'uno Yaku si fermò davanti a casa mia— un orologio svizzero come tutte le mattine» mi studiò un secondo per poi sospirare e allungare un braccio verso di me «Ti avevo detto no»
«E io ti avevo detto che lo avrei fatto lo stesso» gli diedi il porta chiavi, lui lo mise nella borsa e subito corremmo alla stazione arrivano dieci minuti prima del treno. Una volta saliti mi sedetti sulle sue gambe come sempre appoggiando il mento sulla sua spalla mentre lui mi metteva una delle sue cuffiette all'orecchio, tutto in meno di un mese era divenuto un'abitudine per noi due: alzarsi presto correre in stazione, sedermi sulle sue gambe, ascoltare la musica insieme, ecc. tutto era diventato la quotidianità della nostra vita scolastica, mi dispiaceva che non avrei passato anche il prossimo anno con lui ma Yamamoto mi aveva promesso che mi avrebbe aspettata tutti i giorni alla stazione per andare a scuola insieme.
La mia vita era perfetta finché lui non ci era entrato a cannone dentro, lui che mi diede una spallata facendomi cadere tutti i libri e guardandomi mentre li raccoglievo con Yaku, appena mi misi in piedi lo guardai. Era alto forse un metro e novanta, aveva dei capelli color carbone, degli occhi sottili e scuri, un fisico che senza quei vestiti era sicuramente da urlo e quel classico schifoso sorrisetto da strafottente. Non nego di averlo odiato da subito e di averlo guardato dall'alto in basso, cosa che di solito non faccio mai a qualcuno, per poi fare una smorfia di disgusto «Dovresti chiedermi scusa»
«Dovrei ma non lo farò micia» all'ultima parola mi venne il nervoso, detestavo nomignoli stupidi come quello, se Yaku non fosse stato lì lo avrei preso a pugni quel deficiente «Credi di essere tanto figo a fare così?»
«Onestamente si, è divertente vedere un come te con il broncio»
«Sappi che fai solo che fai solo un gran schifo invece, mio caro»
«Quanta confidenza —si avvicinò pericolosamente a me obbligandomi ad indietreggiare— ma non posso fermarmi a parlare con te, micia, ho cose più importanti da fare» detto ciò si allontanò «Coglione...» lo vidi fermarsi di colpo e girare la testa «Scusa?»
«Hai sentito benissimo cosa ho detto, gattaccio» sottolineai l'ultima parola.
Sorrise divertito e se ne andò via.
La rabbia mi era solita alle stelle, entrai velocemente in classe mie senza neanche salutare Yaku sedendomi incazzata come mai «Ehy t/n! Uh...sembri furibonda, è successo qualcosa? Magari con Yaku?»
«No! Yaku non centra nulla, è...aah! Quel figlio di-»
«t/n! Siamo in classe ti prego!»
«Giusto —feci un respiro profondo girandomi verso di lui— un ragazzo in corridoio mi è venuto addosso di proposito e non si è neanche degnato di aiutarmi a raccogliere i libri, anzi! Si è messo a guardarmi ghignando e guardandomi da sotto il suo ciuffo nero!» dissi tutto in preda all'ira «Dio...hai incontrato lui» lo guardai confusa «Lui...chi?»
«Il mio capitano, il capitano della squadra di pallavolo maschile del Nekoma: Kuroo Tetsuro»
«Quel coglione è il tuo capitano»
«Già, probabilmente Yaku non ti ha fermata per quello»
«Che figlio d-» la professoressa entrò in classe «Cominciamo la lezione, ragazzi!»
Ma la potrò mai finire questa parolaccia si o no?!
Tirai fuori dalla mia borsa il mio quaderno di matematica e il mio astuccio. La professoressa passò per ritirare i compiti che ci aveva dato per casa «t/c»
«Ecco a lei» le diedi il miei compiti di matematica e lei sorrise tornando alla cattedra «Bene, ora cominciamo» iniziò la nuova lezione di matematica facendoci fare esercizi abbastanza facili ma che io non riuscivo a fare, perché? Perché non facevo altro che a pensare a Kuroo Tetsuroe ogni volta che mi ripetevo di smetterla di pensarci mi venivano pensieri sempre più impuri su di lui...diavolo lo avevo appena conosciuto!Ohayo!
Scusate per il grande ritardo nella pubblicazione ma davvero non ne avevo il tempo o la voglia di scrivere quindi mi spiace tanto se non avevo aggiornato.
Sa-yo-na-ra!
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Kuroo Tetsuro| ᵖᵉʳᶠᵉᶜᵗ
De Todoperfetto /per·fèt·to/ 1. Immune da difetti, errori, lacune, mancanze.