Amori mai stati.

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Amori mai stati.

Guardava distrattamente lo specchio d’acqua sulla strada. Lo guardava rompersi al passaggio di un auto e si allontanava quando gli schizzi minacciavano i suoi jeans. Si era alzata in piedi da poco, stanca di star seduta. La cartella era ancora sulla panchina, protetta dalla tettoia della fermata. Lei guardava la pozzanghera in piedi, muovendo quasi impercettibilmente la testa avanti ed indietro a ritmo di musica. Le mani congelate in tasca, la bocca costretta dietro all’enorme sciarpona grigia.

-Guardava distrattamente gli alberi spogli poco lontani. Vedeva il tronco lucido e quelle figure scagliarsi nel mezzo del grigiore milanese. Ogni tanto abbassava lo sguardo se sentiva il rombo di una moto e guardava di cosa si trattava. Sbuffava e tremava, fermo sotto la pioggia, riparato solo da un ombrellino verde. Il cappuccio alzato ed in mano un sacchetto. I suoi due metri erano ricurvi nelle spalle cercando si non bagnarsi.

Si accorse di lui per sbaglio. Stava guardando il manifesto incollato malamente sullo “spazio dedicato ad inserzioni pubblicitarie” che parlava di una nuova offerta in un supermercato. Era sull’altro lato della strada, oltre le macchine che correvano sotto la pioggia. Si accorse di lui perché le sue spalle coprivano il nome del supermercato. Era buffo, rannicchiato com’era, un ragazzone tanto grosso ed un ombrello così piccino. Lo fissava da lontano, dimenticandosi anche della sua pozzanghera. Reggeva un sacchetto bianco, ma non riusciva a leggere da dove proveniva. Si sistemò gli occhiali sul naso e seguì lo sguardo del ragazzo fino agli alberi che svettavano dal parchetto accanto a loro.

-Si accorse di lei per sbaglio. Si era voltato per dare un’occhiata alla rotonda dall’altro lato. Così, solo per cambiare panorama. Aveva notato quella nota azzurra che era la sua cartella in mezzo al grigio del cemento, oltre al fiume in piena che erano quelle macchine . Poi il collegamento era venuto da sé. Era buffa, fissava i suo alberi. Intanto scuoteva la testa e muoveva le labbra, come se stesse cantando. I capelli, raccolti sulla testa, seguivano si suoi movimenti, oscillando da una parte all’altra. “Adesso le si disfa il coso sulla testa” pensò lui, prima che l’elastico si allentasse definitivamente e lasciasse libera quella cascata bionda.

Smise di cantare non appena si rese conto che la sua tanto precaria quanto disordinata acconciatura aveva ceduto. Senza pensarci voltò lo sguardo verso l’altro lato della strada, abbandonando gli alberi, e lo vide guardarla. E si fissarono negli occhi.

-E non capisce cosa sia successo.

Tutto aveva smesso di essere.

-E non conosceva nemmeno quella ragazza

Però le sembrava di averlo sempre avuto accanto, come se fosse un vecchio amico, come quelli che ci sono, come quelli che ti amano.

-Era bella, se n’era accorto solo ora. Aveva un’aria un po’ trasandata, è vero, ma era bello il modo in cui sprofondava nella sua sciarpona, o come si stringeva nel suo doppiopetto, o come calzava quegli anfibi rovinati

ed era tenero il su stare lì sotto la pioggia con quel solo ombrellino, lo faceva apparire fragile, sembrava così effimero, tanto che ebbe un brivido pesando ad una folata di vento che se lo sarebbe potuto portare via,

-che poi però, anche se se la fossero portata via, sapeva che non sarebbe andata, non davvero, che comunque lei sarebbe rimasta, anche da lontano, sarebbe stata sempre qui.

Ed era così

-naturale

vederti

-su quell’altro lato

tanto che mi facesti venire voglia

-di attraversare questo fiume in piena di gas tossico e metallo

sotto la pioggia acida che batte

-fregandomene dell’ombrello o dell’acqua

solo per

-avvicinarmi

e

-dirti

che

-ora che ti ho trovata, amore mio

io ti prendo per mano e non ti lascio più.

.

.

.

.

 

Con violenza i suoi occhi le vennero strappati dalla vista da quell’enorme ammasso di ferraglia blu che urlava con le sue lucine arancioni “z231 – Desio istituti”. Si ricompose mentre il suo cuore continuava a battere forte. Prese lo zaino e salì sul pullman. Trovò posto accanto al finestrino e si sedette. Si raccolse i capelli sulla nuca, poi ebbe il coraggio di guardare al finestrino.

-Ed era più vicina. Di un metro o due, ma non importava. Ed era ancora così bella. Sentì la vibrazione nella tasca. Lo riportò alla realtà. Prese il telefono in mano e guardò la chat. Amore, ma che fine hai fatto?  Sì, sì, arrivo, arrivo, la guardo ancora e poi…

-In fondo alla strada, oramai troppo distante, un pullman urlava addio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 06, 2015 ⏰

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