Capitolo 22 - Panico Paura

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Undertaker passò un portafoglio tutto rovinato a Aston, che lo prese tra le mani e lo aprì. I soldi erano spariti, ma i documenti c'erano lo stesso.

Beric Dondarrion da Blackhaven nelle Marche Dorniane nel sud di Westeros. Veniva dalle terre della Tempesta ed era al quarto anno e faceva parte di Tassofrasso. Aveva giocato a quidditch un anno ma non era particolarmente bravo perchè era stato accidentalmente sostituito.

Consegnò il portafoglio al ragazzo, che se lo mise in una tasca tutta strappata e cucita dei suoi jeans neri, sporchi a loro volta di terriccio e fango come tutti i suoi vestiti. La camicia nera e viola dai ricami in argento tutti sfilacciati e strabordati aveva perso un po' di colore a causa dell'essere stata esposta alle intemperie per chissà quanti giorni, e il cappotto sulle sue spalle era ormai di colori irriconoscibili- grigiastro, marroncino, verdognolo, tutto tranne nero e giallo. Solo la sciarpa, che ora era abbandonata sulle sue delicate spalle, ricordava vagamente i colori della sua casa.

"Andatevene." disse Undertaker brusco. "Non fatevi scoprire. Nessuno deve saperlo. Se voi o i vostri amici lo spifferate..."

Aston alzò le spalle e accompagnò Beric fuori da quella casa degli orrori, facendo attenzione a non pestare tutti quei cadaveri degli animali sotterrati nei campi attorno ad essa, in una macabra posa a testa in giù nel terreno.

Beric stringeva forte la sua mano, forse impaurito o stanco, o entrambi.

"Oh, com'è? Paura?" gli chiese Aston, sentendosi un po' in colpa nel vederlo tutto così spaventato e stretto nel suo giaccone sporco. Lui alzò lo sguardo sulla ragazza alta, raggelando nel vento freddo d'inverno e nel suo corpo freddo allo stesso modo.

Aston si piegò per aggiustargli la sciarpa attorno al collo, per coprire quel brutto taglio sulla gola che Undertaker aveva un po' chiuso alla bell'e meglio quella notte, ma ancora era spaventoso. Beric rimase fermo, lasciando che lei mettesse a posto la sciarpa sul suo collo e il cappuccio sul suo viso.

"Come ti chiami?" chiese lui, tutto speranzoso. La guardava con adorazione, aggrappandosi al suo braccio. Lei lo accompagnò dentro al castello, seguendo i passi dei suoi compagni nel castello. Loro se l'erano cavati con uno sguardo sbieco di Undertaker, che valeva però come un'intera strillettera da parte di altri professori.

"Aston. Aston Royce, prossima duchessa di Runestone, studiosa della magia runica dei Primi Uomini da cui la mia famiglia discende..."

Beric si lasciò scappare un risolino, aggrappandosi al braccio di lei e lasciandosi portare in giro per il castello, di cui lui sembrava aver perso la memoria. "Parli proprio come un Corvonero."

Tutta indispettita e un po' imbarazzata, Aston non disse niente fino all'entrata alla torre di Tassofrasso, dove il ragazzo risiedeva. Sperò che lui ricordasse almeno dov'era la sua stanza.

Beric la guardò per lungo tempo, quasi non volendosi separare da lei, più spaventato da quello che sarebbe successo di quello che invece gli era già successo. Aston, con un sospiro, lo cacciò con una manata gentile. "Va' a dormire, o almeno provaci. Domani sarò qui, non preoccuparti."

Questo causò un vago sorriso sulle labbra bluastre del ragazzo. La salutò con un vocino inusuale e corse su per le scale, diretto chissà dove.

Facendosi strada verso la torre dei Corvonero, stanca e scossa da tutte le botte emotive e fisiche della giornata, si accorse che c'erano degli studenti che stavano pulendo il terreno, sporco di impronte di cani, o forse lupi per quanto erano grosse e grossi cocci di vetro colorato. Tra di loro c'era, ovviamente, suo fratello minore Dennis e un altro paio di Corvonero, tutti borbottanti e contrariati.

"Hanno spaccato una vetrata praticando magia che non avrebbero dovuto nemmeno conoscere." la avvertì il professore e capo della casata di Corvonero, il signor Wilde, dai pericolosi occhi azzurro ghiaccio- i cui si diceva avessero il potere di leggere la mente delle persone da quando aveva perso l'udito a causa di magia oscura che praticava da più giovane, indossava sempre la sua camicia multicolore aperta sul petto ricoperto di cicatrici e pelacci arancioni come i capelli sparati sulla sua testa, e la bacchetta infilata dietro l'orecchio come una comune sigaretta. Squadrò Aston da capo a piedi. Lei era ancora vestita con l'uniforme da Quidditch Westerosi, casacca e armatura di cuoio con borchie e rune metalliche e scopa al seguito, ma era ricoperta di terriccio e fango e qualche rametto e foglia le si era conficcato nella lunga treccia.

"Allenamento notturno, Royce?" le chiese il professor Wilde, e Aston sapeva di non poter mentire di fronte a lui. "Ho visto il tuo amico Cesaro tornare, un'oretta fa. Hai fatto gli straordinari tu, vedo."

"Più o meno." rispose vaga, non incontrando il suo sguardo.

Un sorrisaccio si formò sul suo viso-aveva capito?- e con un gesto della mano la lasciò andare. "Non ho voglia di mettere in riga due Royce questa notte, va' a dormire."

E Aston corse su per le scale, sentendosi però seguita con lo sguardo dal professore. 

WINTER APOCALYPSE: L'Ascesa dei Maghi GuerrieriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora