Capitolo 4

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Il piccolo principe spalancò le grosse porte rosse della grande sala del trono, lasciando le mani da pianista ritornare lungo le sue gambe snelle avvolte da un pantalone nero da aladino, poi  lasciò andare un sospiro lasciandosi andare dalla pietá che la sua anima gridava, mentre i suoi piedi avevano preso a muoversi per conto proprio.

Guardandosi davanti dove i suoi genitori seduti composti e dalla faccia serie lo guardavano con trepidante attesa. Sguardi che di certo, per quanto abituato fosse - a disagio si sentiva lo stesso -.

Sapeva che non appena avrebbe rimesso piede in quella gabbia senza vie d'uscite, uno scontro con quelle faccia l'avrebbe messo davanti a un ostacolo incavalcabile. Uno scontro che sin troppo volentieri avrebbe voluto evitare. Come avrebbe voluto evitare i suoi, pur sapendo di per certo, che se lo avevano chiamato, non poteva essere niente di buono.

«Padre, madre. Vi chiedo le mie più sentite scuse. Non mi ero reso conto del tempo passato tra un pensiero e l'altro»disse inchinandosi con un ginocchio a terra e la testa china verso il braccio che aveva appoggiato sul ginocchio rialzato.

E fu con queste parole che sentí un umiliazione crescergli nel petto, dove quel cuore matto batteva peggio di un rullo di tamburi e quegli occhi bassi intrisi di triste malinconia. Una malinconia che gli aveva sottratto quel sorriso genuino. Un sorriso bambinesco.

Sentiva di essere spoglio come un albero le cui belle foglie verdi lo coprivano, furono tutte portate via dal vento. Chissà dove. Forse in un posto molto lontano da quello in cui viveva lui e dove tutto era più felice. Un luogo in pace a cui la libertà non era ancora stata sottratta.

Un posto davvero diverso da quello che attualmente, Nial viveva. Dove la dittatura suprema comandava sopra ogni cosa, togliendo la libertà del proprio voto e parere. Dove le vite degli esseri non erano altro che carte ancora da essere scoperte e la sua non ne faceva una piega.

E ritornando alla realtà, non sentendo alcun fiato o parole rimbombare, colto dalla curiosità, azzardò ad alzare il viso fanciullesco e constatando i suoi sospetti, due occhi spenti dalle tenebre lo fissavano con disprezzo, il suo cuore ancora una volta si sgretolò.

Non c'era cosa peggiore del disprezzo da chi coloro che al mondo ti avevano messo al mondo. Coloro che dovevano amarti e proteggerti incondizionatamente e senza mezzi. Ma evidentemente quella non era altro che l'ennesima balla di una fiaba inventata, da chi vuole credere ciò che in realtà non é. E su questo il principe ne aveva le prove esistenziali.

<<Pensi che la vita qui sia una passeggiata? Che puoi fare ciò che più ti aggrada, hm? Dimmi Nial, e questo ciò che desideri, una vita libera e lontana da noi? Bene, sarete accontentato. Domani sarete mandato via da questo regno e bene sí mio caro Nial, c'è qualcuno che vi attende con trepidante  bramosia  in quelle nuove terre>> disse il padre, con tono sin troppo agghiacciante.

Una tormenta di neve che non colpí solo l'unico figlio che aveva, ma anche la moglie che tutta silenziosa,  duellava dentro di sé in una lotta nel dire ciò che pensava o se fosse solo stato meglio tacere, fingendosi disinteressata dalla questione. Ma se questo era ciò che voleva fare sapere, quello che non si sapeva era che di certo, in realtà, voleva mettersi in mezzo per aiutare l'amato e umile figlio, che con sguardo freddo la guardava in cerca d'aiuto o anche solo un indizio nel capire se ciò che aveva sentito l'aveva sentito giusto.

«A-aspettate non é questo ciò che io desideri. Solo che...»

«SOLO COSA? PROVATE AD OBIETTARE CONTRO  LE MIE PAROLE, FIGLIO INDEGNO? » ringhiò alzandosi dal trono, portando le braccia dietro alla schiena.
«Non é così che funziona e ora capirete. Guardie, fate in modo di infliggergli una punizione che non dimenticherá tanto facilmente» .

«V-vi prego aspettate padre».
Lo richiamò implorante quel giovane che di sorpresa venne fatto tirare su dalla ascelle, dalle mani forzute delle sue  guardie.

La donna che in quel momento era ancora silenziosa, non sopportando di vedere il figlio punito con tanta severitá - senza saper attendere oltre -  si alzò, con una mano a coprire le labbra.

«E voi dove credete di andare?»
Ringhiò il marito volgendogli solo uno sguardo di sfuggita.

«Mi dispiace mio signore. Ma é più forte di me. I-io non c'è la faccio» singhiozzò, sorpassando il figlio, per poi uscire al più presto fuori di lí. Lasciando solo che in quella stanza fra non molto, lacrime e urla di dolore si espandessero in tutta la loro esasperazione.

«Fate ciò che dovete. Al mio ritorno tutto dovrà essere finito» avvisò il sovrano, senza degnare di uno sguardo quella povera anima che chiedeva silenziosamente perdono e anche lui come la moglie lasciò la sala.

Lasciando che la punizione tanto attesa avesse inizio.

***

Forse non é solo umiliazioni ciò che la sua pelle in quel esatto momento sentiva? Sfregiata senza alcun rimorso da quella ruvidezza delle corde che venivano scagliate contro la pelle della schiena, già segnate da altri ricordi dolorosi, non molto distanti.

Eppure la sensazione era sempre quella. Il dolore misto bruciore era sempre quello. Ma quelle lacrime che si riversano sul freddo parquet di ciliegio erano diverse dalle altre già versate. Erano l'ennesima prova di essere stato ferito da chi nonostante tutto ritenevamo ancora importanti.

E mentre la pelle di Nial veniva colpita ogni secondo, il suo corpo chino a carponi al pavimento segnato dai graffi delle sue unghie che lasciavano e  teso grazie all'aiuto delle braccia tese, dava segni di sempre più debolezza e cedimento.

Voleva cadere, voleva liberare tutto quel male che sentiva in dolore, ma nonostante ciò a  Nial, non  gli restò altro che mordersi le labbra fino a fare sgorgare del tenue sangue che sputacchiato colava lungo il mento, ciò grazie anche ai colpi di tosse che avevano preso a fare tremare il suo mezzo corpo nudo segnato da profonde nuove e vecchie cicatrici che mai si sarebbero risanate.

E ne era certo Nial, queste punizione che egli subiva avrebbero per sempre lasciato il suo segno, che nemmeno col tempo sarebbe sparito. Avrebbero continuato a macchiare la sua candida e nivea pelle.

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