Capitolo 8

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Il viso nascosto nell'incavo del collo dalla pelle lattea, mentre dolci e calde braccia avvolgevano il proprio corpo coperto da una lunga vestaglia di seta bianca. Sospirò appena, in un piccolo sbuffo che presto si infranse sul viso caldo, ancora dormiente del ragazzo con gli occhi ancora chiusi, girando appena la testa verso la finestra, dove dagli spifferi lasciati aperte dalle persiane, vi entrava i timidi raggi solari e cercando di sgusciare delicatamente da quell'abbraccio, in cui non sapeva nemmeno come diamine ci fosse finito.

Ricordava ancora perfettamente, come la notte passata avevano deciso di sistemarsi. Ma allora che ci faceva lui lí. E stretto così a Nial ? Una bella domanda che però era destinata ad essere incognita. E quel profumo nemmeno aiutava e per non parlare poi, di quella pelle tonica scoperta dalla camicia da notte che l'altro indossava. Un solo colpo per il suo povero corpo e chissà anche per cos'altro. Solo Dio sapeva. Sí, decisamente aveva il dannato bisogno di staccarsi al più presto da lui e per poi andarsi a prendersi una buona rinfrescata con dell'acqua.

E nel tempo che riuscì finalmente ad alzare quelle braccia, non perse tempo nel rotolare dall'altra parte vuota e fredda del letto, per scendere una volta per tutte con i piedi scalzi sul parquet . Ancora un secondo in più, e alla fine pazzo sarebbe diventato. Adesso non gli rimaneva altro che darsi un degna calmata. Perché poi si sentiva sempre cosí più irrequieto ? E quel cuore che solo per quella piccola avvicinanza non era stato da meno. E a dire la verità - giusto per essere onesti - era la prima volta che il suo corpo reagiva sotto al proprio comando. E perché poi con quell'Alpha ?

Con questa consapevolezza, osservò per un secondo, quel corpo che aveva preso a girarsi per dargli poi le spalle, sentendosi leggermente avvampare.

***

La mano scivolò spontaneamente sulla parte vuota del letto, alla ricerca di quel calore che sentiva di essergli stato sottratto ingiustamente. Aprí prima un occhio e poi un altro, constatando quella triste e amara consapevolezza, e alzandosi a sedere.

Possibile che si fosse già alzato molto prima di lui ? Possibile che adesso fossa già in bagno ? Eppure, la sua testa aveva sognato quel momento in cui si sarebbe svegliato ritrovandosi a guardarlo. Si era già immaginato la scena, in cui nel loro dolce e primo risveglio insieme, le sue mani con la scusa della frangetta che gli ricadeva sugli occhi ancora assonnati, gli avrebbero toccati per gustarne quella morbidezza. E chissà, che magari, poi, non sarebbe scappato - intendiamoci - sempre per sbaglio, un buon bacio del buongiorno. Ma altroché. Forse avrebbe soltanto fatto bene continuare a sognarselo.

E nell'esatto istante in cui i propri occhi fissarono la porta del bagno, ecco che quella figura ne uscí già tutto preparato e coi capelli scuri sgocciolanti. La maglietta nera, a maniche lunghe che teneramente avvolgeva il suo corpo minuto, arrivando poi a scendere fin sopra all'orlo dei pantaloncini bianchi, che gli scoprivano la nivea pelle delle gambe. L'asciugamano con cui molto probabilmente si era frizionato i capelli, ora invece, erano intorno al suo collo, coprendogli le spalle. Quanto sarebbe stato travolgente il soltanto riuscire a toccarlo, a riuscire nell'inebriarsi del suo profumo ? Fortunatamente aveva preso in tempo le pastiglie per fermare una dei tanti ciclo delle ondate di calore. Senza quelle sarebbe stato perduto.

E con uno scossone alla testa, si alzò dal letto, raggiungendo il suo piccolo beta. Ora occhi negli occhi.

« Ti ho svegliato per caso io? »
Chiese Nial, perdendosi in quegli occhi attentatori, che gli stavano mettendo in subbuglio il casino della sua povera anima tormentata.

« Perché hai già fatto la doccia senza di me? » rispose, ponendogli una domanda, mentre lentamente avvicinava il viso alla sua pelle del collo.
« Sai di buono » .
Aggiunse, prendendolo dolcemente per le spalle, e lasciando a sto' punto, l'Omega scioccato e a bocca dischiusa, la pelle del viso del tutto arrossata.

« C-cosa stai facendo ? »
Gli chiese balbettando in un primo momento, poggiando le mani sull'ampio petto dell'Alpha, già pronto per allontanarlo da sé, in caso di necessità.

Ma Dylan, non resistette più. Baciò candidamente quel lembo di pelle calda, facendolo leggermente fremere.

« Non ti marchio. Ma soltanto perché il marchio lo sei già tu » gli sussurró, posando lo sguardo in quello incasinato del più piccolo.

Finché qualcuno che con la sua espansivitá non fece irruzione nella stanza. Adesso sí che era un bel casino. Come avrebbe potuto spiegare a suo marito in che strano rapporto era stato con Maki ? Come avrebbe potuto essere sincero guardandolo in viso ? In quello stesso viso, ora corrucciato per via dei tanti dubbi.

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