4 - Un'Altra Dose di Notte

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Le macchine sfrecciavano veloci, tanto da scompigliargli i capelli ogni volta che ne passava una. Jungook era solo, confuso e con le gambe doloranti, mentre era diretto ad una delle tante feste, tra cui in particolare quella in un hotel a Gangnam.

Si sentiva un bugiardo, un approfittatore e manipolatore nei confronti di Jimin, e in quel momento sperò vivamente che quest'ultimo lo avrebbe mandato a quel paese, per poi lasciarlo stare una volta per tutte.

Perché era quello che si meritava, lui non meritava nessuno al suo fianco che gli dimostrasse amore. Quella parola non venne mai pronunciata dalle labbra di Jungkook, e se ebbe l'occasione, era aggiunta un espressione disgustata e interrogativa.

"L'amore? Piccolo Kookie, l'amore è una cosa bellissima", questo era quello che la madre, -grande donna... Ormai non più presente nella sua vita- le diceva sempre questo quando era piccolo, fino a che non si risposò con un uomo già con un figlio.

Già, Kim Namjoon, uno dei principali incubi di Jungkook precisamente da quando si incontrarono la prima volta. A quel ragazzo, sin da piccolo non gli insegnarono le buone maniere, tant'è che quando aveva dodici anni, e Jungkook otto, gli rompeva i giocattoli, gli tirava i capelli e lo insultava.

Era sfortunato quest'ultimo, purtroppo gli venne donata quella che era la timidezza, che lo portava a preferire giocare da solo, e se qualcuno provava ad avvicinarsi piangeva o scappava via. Questi atteggiamenti aggressivi di Namjoon nei suoi confronti, alimentarono solamente questa sua irrequietezza e distacco dalla socialità, e continuò con questi atteggiamenti fino ai giorni presenti.

Vi era questo odio privo di senso da sempre, e Jungkook mai capì i motivi, e sicuramente non li avrebbe capiti.

Non crebbero insieme, e non condivisero nulla insieme se non brutti ricordi, che fin troppo spesso si ripetevano giorno e notte nella mente di Jungkook come un disco rotto. Quei due quindi, sarebbero stati distanti fino alla morte e mai sarebbe andata nel senso opposto.

Mentre camminava nel buio, ricevette suoni di clacson in continuazione, ma non diede molta retta a questi, fino a che una macchina piuttosto lussuosa accostò accanto a lui.

Jungkook allora si fermò, osservando il finestrino abbassarsi, notando che all'interno di essa vi erano due uomini abbastanza grandi, che lo osservavano dalla testa ai piedi.

Si trovava in quel momento a Gangnam, e questo lo portava ad incontrare molti individui piuttosto sinistri, come ad esempio loro, attenti a guardare la sua figura. Jungkook quando vide quegli occhi colmi di ammirazione gli scappò dalle labbra un piccolo sorriso.

«Dove sei diretto?»

Chiese il tipo alla guida poggiando un braccio sul finestrino, sfoggiando il suo orologio dorato. Il moro a quella vista fece un ghigno, avvicinandosi al tettuccio della sua macchina poggiandoci entrambi i palmi delle mani.

«Ad un hotel a pochi metri da qui... Perché?» Domandò innocentemente, ridacchiando quando il tipo cominciò a giochicchiare con la sua catenella che penzolava davanti ai suoi occhi. Gli fece poi cenno con la testa verso l'interno dell'auto, offrendogli quindi un passaggio, e ciò non se lo fece scappare il giovane Jungkook che immediatamente entrò nella parte posteriore, in cui vi erano altri due uomini che lo guardavano sorridenti e che gli facevano spazio tra di loro.

Si rimisero in viaggio, e Jungkook si trovò incollato a due corpi dall'odore di colonia, che lo guardavano dalla testa ai piedi, toccando i suoi capelli o gioielli, facendogli i complimenti per l'abbigliamento e per la sua immensa bellezza.

E lui a quello poteva solamente che sorridere.

•••

Trenta messaggi e venticinque chiamate, il tutto senza nessuna risposta da Jungkook, e ciò stava mandando Jimin ai pazzi. Per quanto agitato si sentiva, non riusciva a stare nella parte del passeggero, di cui i finestrini erano oscurati, percependo il tutto fin troppo distante.

Steinmetz Pink -still strangers- || Taekook & YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora