Capitolo 1

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Nel fiore dei miei diciassette anni ero pronta ad iniziare la quarta superiore e davanti a me si prospettavano i tipici e banali problemi che un qualunque adolescente poteva incontrare. Ai miei occhi si trattava di veri e propri ostacoli e chissà, magari un giorno avrei riso di gusto per essermi tanto preoccupata di una verifica di filosofia. Quella volta avevo avuto la brillante idea di iscrivermi a un liceo classico perché, cito, "è la scuola che meglio ti prepara se all'università hai intenzione di intraprendere un percorso umanistico". Mia madre era sempre stata attenta ad ascoltare i miei sogni e i miei desideri e mi ha aiutata non poco nella scelta degli studi. Quando lo zio Antonio mi chiede perché la storia mi piaccia tanto, mia mamma inizia a narrare di quando ero piccola e mi piaceva improvvisare battaglie in salotto assieme ai miei fratelli. Non so quanto questo faccia di me un'amante della storia, ma è un aneddoto al quale lei è molto affezionata.

<<Ti muovi? Guarda che non sei l'unica che deve lavarsi i denti>> urla Sebastiano battendo i pugni sulla porta del bagno e risvegliandomi dalle mie riflessioni mentre faccio passare lo spazzolino velocissimo.

<<Shi aeso eco>> rispondo con la bocca impastata di dentifricio e come un fulmine mi sciacquo per bene. Non è facile condividere due bagni con i miei tre fratelli e i miei genitori, se consideriamo che tutti andiamo a scuola o lavoriamo. Per non parlare del fatto che mia sorella Victoria assedia il bagno al piano superiore, manco fosse il suo fortino, e non ci permette di usarlo per una buona mezzora ogni mattina. Ma cosa posso dirle? Non mi stupisce affatto, esce da quella stanza come fosse una ninfa dei boschi, perfettamente ordinata, per quanto al naturale, con un trucco leggerissimo e il massimo della femminilità. Quanto a me non preoccupatevi, non assomiglio affatto a mia sorella. Non ho capito bene cosa sia successo con i geni quella volta, ma sembra che la mia indole da maschiaccio sia davvero forte e riesca a schiacciare perfettamente la mia parte femminile.

Afferro al volo una fetta biscottata ed esco, pronta per i miei trenta minuti di passeggiata per raggiungere a piedi la scuola. L'anno è appena iniziato, ancora non è freddo, perciò mi permetto un po' di movimento e non chiedo passaggi o biglietti dell'autobus ai miei genitori. Mi sento comodissima con una camicia anonima, infilata in un paio di jeans larghi, chiusi da una cintura ormai consumata. Alle orecchie non può mancare una cuffia con jawbreaker di Machine Gun Kelly mentre mi blocco davanti alla casa della mia migliore amica. Abbiamo la grande fortuna di esserci trovate in classe insieme dalle medie e di aver proseguito nella stessa scuola superiore. Ma capite bene che quando si vive in un paese è normale, soprattutto l'abitare vicini e l'andare nella stessa scuola. Amanda esce di casa correndo nella sua gonna in jeans e polo bianca, ingioiellata e truccata, con i lunghissimi capelli biondi raccolti in una coda alta. Mi salta quasi addosso e non mi lascia per almeno dieci secondi, baciandomi le guance e sorridendo a più non posso.

<<Quanto mi sei mancata Ana>> mi dice staccandosi e iniziando ad incamminarsi verso la scuola <<certo che potevi metterti qualcosa di carino per il primo giorno di scuola, siamo in quarta superiore! Quest'anno non ce ne sarà per nessuno, sarà il nostro anno>> gracchia saltellando come una bambina di cinque anni. Ho sempre amato questo di lei: la sua positività e il suo contagiare chiunque con la sua allegria.

<<Come faccio ad esserti mancata se ci siamo viste per tutta l'estate? E poi, ti sei alzata ancora?>> le chiedo un po' gelosa. Lei si volta incuriosita da ciò che ho detto con la tipica espressione del "ma che stai dicendo?" che la contraddistingue.

<<Tesoro, non sarai tu ad esserti abbassata?>> mi prende in giro, dandomi un pugno sul braccio. Io mi innebbio come mio solito, perché lei sa quanto l'essere bassa sia un mio punto debole. Devo dire che me la vivo davvero male, ma perché sono stata presa in giro molto a causa della mia altezza. Cerco di sembrare sicura nel mio metro e sessanta, ma niente da fare, rimango il "tappo" di sempre.

Sono un banale romanzo rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora