Capitolo 6

62 12 51
                                    

Salgo in auto, con la consapevolezza che non farò un viaggio in silenzio come invece preferirei. Una volta chiusa la portella, Tobia non esita due secondi e parte immediatamente. Tiene il volante saldamente, le sue nocche sono quasi bianche, spero solo non stia immaginando che quella sia la mia faccia. Mi volto verso i sedili posteriori e vedo Amanda, totalmente distrutta, sdraiata e inerme, incapace di intendere. Probabilmente sta dormendo. Torno a concentrarmi sulla strada davanti a me, pregando che il tragitto sia veloce e indolore. Seguo con lo sguardo le luci dei lampioni, che man mano ci lasciamo alle spalle, mentre si diffonde nell'auto la melodia di una canzone che non conosco, ma che sta cullando il mio animo in pena, e vorrei tanto saperne il titolo. Se gli chiedo qualche informazione potrebbe mangiarmi viva?

<<Beh, hai intenzione di dire qualcosa?>> sbotta all'improvviso Tobia, facendomi spaventare a morte. Ecco, come non detto.

<<La canzone... come si chiama?>> sussurro lentamente, spaventata dalla sua possibile reazione. Lui mi lancia un'occhiataccia.

<<È 30% off dei Best Frenz. Ti sembra il momento?>> rimprovera.

<<Ha deciso lei di bere, non sono la sua babysitter, è adulta abbastanza. Sai anche tu, se conosci abbastanza tua sorella, che non avrei potuto fare niente per impedirglielo, ha fatto solo quello che le andava>> mi giustifico <<e non mi sembra un buon momento per parlarne, lei è proprio qui>> gli faccio notare. Forse è troppo stupido per farci caso?

Lui inchioda con la macchina e accosta in uno spiazzetto di ghiaia al bordo della strada, spegne l'auto e si volta verso di me. Si vede che è irrequieto e lo stesso di può dire di me, questo spazio è troppo piccolo per contenere entrambi.

<<Parliamo fuori>> lo supplico, timorosa che Amanda possa scoprire della faida tra me e suo fratello. Non è che voglio mantenere il segreto, è che non mi va che inizi a preoccuparsi della faccenda, quando può essere risolta in un modo molto semplice: ignorarci come facevamo prima. Poi lei insisterebbe per farci fare pace e io non voglio, non ho intenzione di andare d'accordo con questo esemplare di idiota.

Lui cede e smonta, quindi faccio lo stesso, abbandonando la mia amica a se stessa.

Ci mettiamo uno di fronte all'altro, io appoggiata alla Panda sulla schiena, lui davanti a me a qualche metro di distanza. Non sono affatto tranquilla, il suo volto mi fa capire che è incazzato nero con me e non riesco ad immaginare troppo il perché. Capisco che ho portato fuori Amanda da sobria e l'ho riportata ubriaca, ma è davvero un buon motivo per arrabbiarsi tanto? In fin dei conti è la stessa cosa che fa lui, e diciamocelo, sua sorella ha solo un anno in meno.

<<Eri responsabile di mia sorella, l'hai portata a casa di persone che personalmente non conosco, e mi chiama nel bel mezzo della notte dicendomi che è ubriaca e che devo andare a prenderla. E non finisce qui, mi comunica che devo accompagnare a casa pure te>> spiega irritato. I suoi lineamenti sono tesi, la mascella è contratta e non posso far altro che stare in silenzio per qualche istante. Mi intimorisce e voglio usare le parole giuste, non voglio peggiorare la situazione.

<<Quelli sono miei amici, sono persone affidabili. E se devo essere onesta, io non sapevo ti avesse chiamato. Il piano originale prevedeva di tornare a piedi, proprio come siamo andate>> ribatto seccata. La sua reazione mi spaventa parecchio, perché si avvicina alla macchina e molla un calcio alla ruota, poi torna sui suoi passi, stanziando dinanzi a me.

<<Cazzo!>> urla <<wow incredibile, ma ce la fai cazzo?>> mi domanda spiritato.

<<Scusa, che problemi hai?>>. Lo guardo come farebbe chiunque di fronte a un pazzo.

Sono un banale romanzo rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora