Capitolo 2

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Il primo mese di scuola scorre senza particolari intoppi per mia gran fortuna, ma le verifiche sono iniziate e molto spesso vado a casa di Amanda per studiare insieme. Qualche volta, quando ha casa libera, rimango anche là a mangiare e quindi ci raggiunge anche Marco dopo la sua giornata di studio. Anche questo pomeriggio sono qui, a casa dei Venturelli, spaparanzata sul morbido letto a baldacchino della mia migliore amica a leggere qualche capitolo assegnato dalla professoressa di greco. Amanda, rispetto a me, ha già concluso questa parte e sta ripassando storia dell'arte, la sua materia preferita. Questa casa mi fa letteralmente impazzire. Abita in una villetta che spicca sulle altre case del vicinato perché di colore lilla, circondata da un giardino piuttosto grande, chiuso da una staccionata bianca in legno, con un acciottolato che conduce alla porta di ingresso. È presente il classico dondolo bianco posizionato sotto un salice. La casa si compone di due piani, il pianoterra dove ci sono le stanze di servizio, e il piano superiore con le camere da letto. I vari ambienti sono illuminati da vetrate che rendono la casa molto luminosa. La cosa che più mi colpisce è il seminterrato, composto da un bagno, un'enorme taverna e una sala musica insonorizzata. Quest'ultima mi affascina tantissimo, e non ho mai capito bene il perché. Il padre di Amanda era un musicista e la sua passione per la musica lo ha obbligato a prevedere una stanza insonorizzata nella sua dimora.

<<Amanda, vado in bagno>> l'avverto, presa dalla mia solita curiosità. Inizio ad alzarmi dal letto quando Amanda si gira nella mia direzione <<e chissà perché sceglierai proprio quello del seminterrato>> ride, consapevole di questa mia stranezza. Fin da quando ho saputo di quella stanza mi sono sempre incuriosita, volevo sapere cosa ci fosse e chi la usasse. Non ho mai voluto sembrare troppo invadente al riguardo, quindi ho tenuto le numerose domande per me, ma una volta presa la confidenza, ho deciso di usare la scusa per andare in bagno e sono andata a curiosare, proprio come sto facendo ora. Scendo la scala principale della casa e poi mi dirigo verso le scalette strette in legno che portano al seminterrato. Giunta nel corridoio mi affaccio sulla porta in vetro che chiude questo tempio sacro di musica. Apro, entro e ammiro questo spazio. La stanza è piuttosto grande per essere inutilizzata, sono presenti due microfoni, un basso, due chitarre elettriche, una batteria, una chitarra acustica, e la bellissima tastiera che mi piace sfiorare con le dita. Ci sono poi delle casse enormi, credo per collegare gli strumenti, ma non me ne intendo molto e non credo ci capirò mai qualcosa. Se tutti gli strumenti sono concentrati nella parte destra e al centro della sala, tenendo la porta alle spalle, subito a sinistra vi è uno scaffale consumato alto fino al soffitto, color nero, che conserva una collezione mostruosa di vinili. Poster di band famose che non conosco sono appesi alle pareti, riconosco solo quello degli AC/DC, e nella parte sinistra della sala sono sistemati un paio di divanetti in pelle nera, probabilmente messi a disposizione di chi vuole assistere alla performance della band che potrebbe suonare qui. Il pavimento è in parquet marroncino chiaro e le pareti sono così piene di quei poster e quadretti che si nota appena la presenza del muro dipinto di bianco.

Avanzo timidamente, perché ho paura di contaminare questo luogo con la mia inesperienza riguardo a questo genere musicale. Se non ricordo male il padre di Amanda, il signor Alfredo, suonava in una band rock o punk, con tanto di smalto nero alle unghie e capelli lunghi che rimbalzavano a ritmo di musica. Mi siedo davanti alla tastiera, poggiata al muro, e tocco con una leggera pressione i tasti, che non emettono alcun suono perché lo strumento non è collegato alla corrente. Quanto mi piacerebbe saperla suonare, è sempre stato un mio grande desiderio. Adoro quando questo strumento è inserito in un contesto vivace, ma mi piace anche ascoltare musica classica e sentire le note del piano entrarmi dentro e dilatarsi fino a rendermi leggera come una piuma. Forse sono pazza, ma credo che ascoltare più generi non sia così bizzarro. Sono perfettamente in grado di mettere Nuvole Bianche di Einaudi e poco dopo diffondere nelle cuffie Me Against The Devil dei the Relentless.

Sono un banale romanzo rosaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora