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La stanza in cui mi trovo adesso, si trova in cima alle scale, Clude mi ha lasciata da sola con Nina, che mi sistema accuratamente la camicia da notte con cui dovrò recitare le battute.

Poco dopo l'ordine di Nina di entrare nella stanza, a Clude, Paul, e ad alcuni tecnici che si sistemano dietro ad alcune telecamere.

Mi inizio ad agitare, le mie gambe hanno la consistenza della gelatina, e mi tremano le mani, il mio volto si irrigidisce, e mi rimprovero.

"Fai finta di essere da sola nella stanza" continuavo a ripetere tra me e me.

Paul vedendo il mio volto smarrito in mezzo alla confusione, mi poggia una mano sulla spalla, e con l'altra mi prende una mano, guarda nomi negli occhi.

-Tranquilla, dopo aver detto la prima battuta, le altre ti usciranno da sole- mi dice lui, quasi come un sussurro che sento perfettamente.

Paul mi sorride, e si allontana da me, stringendomi un'ultima volta la mano, lo ringrazio farfugliando un 'grazie', che penso difficilmente l'abbia sentito.

Clude così mi da il via per ripetere le battute della scena, che sull'autobus avevo analizzato completamente, studiando anche come dovevo comportarmi, come dovevo mantenere le espressioni del viso e le movenze.

Dopo aver provato due volte la stessa cosa, finalmente registriamo.

Mi riinfilo nel letto, e ricomincio.

Ormai le parole mi escono da sole dalla bocca, e mi concentro, sotto gli occhi di tutti i presenti nella stanza.

Intanto la tempesta che si agitava in tutto il mio corpo si era placata.

-Okay, la prima è buona, passiamo all'altra- annuncia Clude, che scende al piano di sotto con i tecnici.

Intanto Nina si precipita su di me, incitandomi a continuare così, e facendomi complimenti, mentre mi fa sedere su una sedia e poggia sulla scrivania antica in legno, il suo borsone nero e fucsia, da cui tira fuori un paio di forcine e cosetta varie, per sistemarmi i capelli, al vestito, ci avevano già pensato le cameriere.

Arriva la parte in cui dovrei recitare con Jonathan Pryce, che interpreta mio padre, e Orlando, Will.

Di nuovo, mentre scendo le scale, la serata precedente, e il nostro incontro stamattina mi ritornano in mente, ma scaccio subito via il pensiero, non appena incontro gli occhi di Orlando, scendo le scale troppo velocemente, mentre rimango intrappolata dal suo sguardo.

Non pensare a Orlando, non pensare a Orlando, ma involontariamente continuavo a pensarlo, e le sue parole mi rimbombavano in testa.

"Hai bisogno di una mano per spogliarti?"

"Volevo stare un po' con te"

E subito sento le sue mani sui miei fianchi, il contatto della nostra pelle diviso da una sottile strato di stoffa, e per un attimo, una microscopica parte di me vorrebbe di nuovo quel contatto.

-NO!-

Sussulto appena, voltandomi verso Clude che scuote la testa.

-El, concentrati, sii più espressiva, dai!- mi incita lui, quasi scocciato.

Mentre risalgo le scale, temo di perdere il mio lavoro, solo perché non mi sono concentrata, e mi mordo a lingua, proprio adesso devo pensare certe cose?

-Ricordati le battute- dice piano Paul, ma sufficientemente forte perché lo senta.

Dopo il suo via, mi concentro completamente sulla mia parte.

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