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Non so cosa mi è preso, sto morendo dalla vergogna, e piango per tutto: per Vincent che mi ha dimenticata, lo stesso mia sorella, per quanto possa essere stupida ad aver fatto una cosa del genere ieri sera, e mi sento uno schifo.

Mi dirigo in bagno a fare una doccia, e dopo cinque minuti sento il cellulare squillare, esco velocemente dal bagno avvolgendo un accappatoio intorno alla mia vita, e prendo l’aggeggino che suona.

Vedo sullo schermo il nome “Johnny”, ma non ho voglia di parlare con nessuno, semplicemente è una giornata NO questa, così chiudo la chiamata e ritorno in bagno per asciugarmi i capelli.

Dopo un’ora sono pronta, e non ho voglia di fare nulla, voglio solo pensare.

Sento una strana sensazione, e per la prima volta mi sento davvero in colpa, perché penso che forse provo qualcosa per Orlando, tutti questi giorni a non parlarmi fanno male, e io voglio provare ad immaginarlo accanto a me, mentre parliamo, mentre mi abbraccia, mentre mi guarda.

Non mi importa più nulla, non sento più niente, non vedo più niente, adesso sto pensando ad Orlando, e i miei pensieri vengono puntualmente interrotti dallo squillo del cellulare, mi sporgo per prenderlo, e vedo proprio il suo nome, in ordinata scrittura sullo schermo del telefono.

Le farfalle iniziano a muoversi nello stomaco, cosa vorrà? Sicuramente è rimasto incazzato per il mio comportamento di poco fa, sono stata un’idiota, oppure vuole solo parlarmi?

Accantono ogni ipotesi e rispondo alla chiamata.

“El?”

“Ciao” dico, con tono tranquillo e forzato, forse l’ho fatto notare troppo.

“Tutto apposto?”

“Mm..si.”

Fa una pausa, e mi sembra di aspettare per l’eternità.

“Ti aspetto ai cancelli, devo dirti una cosa importante, ti prego vieni” dice tutto d’un fiato, e il mio battito cardiaco accelera di botto, lasciandomi senza fiato.

Cosa deve dirmi di così tanto urgente e importante? Accetto o rifiuto? Mille pensieri si insediano nella mia mente, ed entro in confusione, ma la risposta mi esce sola dalla bocca.

“Aspettami.”

Fino a poco fa non volevo fare nulla, ma adesso ho un motivo per fare qualcosa, quel qualcosa è dirigermi ai cancelli, e quel motivo è Orlando.

Balzo dal letto, e mi do una sistemata, non posso andarci certo conciata nel modo in cui lo sono adesso, è inappropriato.

Così mi trucco leggermente, e lego i capelli in uno chignon disordinato che mi da l’aria della ragazza della porta accanto, e il che mi fa sentire strana e diversa.

Sono agitata, prendo la chiave della roulotte e il cellulare.

Corro verso il cancello, per un lasso di tempo che è breve, ma per me dura l’eternità, intanto sento delle ciocche di capelli scivolarmi sulla fronte, ma me ne frego, perché ho di meglio a cui pensare.

Poi lo vedo, è appoggiato alla staccionata di legno, e si mordicchia le unghie.

Mi vede, e mi guarda con quei suoi occhi scuri, che adesso sono diversi, sembra un bambino il primo giorno di scuola, nonostante i lineamenti tesi del suo viso, l’espressione è dolce, è magnificamente perfetta, come il resto.

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