Stava camminando in un grande prato verde.
Seguiva la corrente di un ruscelletto dall'acqua trasparente che saltellava tra una collinetta e l'altra e, se seguito con lo sguardo, si perdeva appena all'interno di un boschetto fitto fitto.
L'erba sotto i suoi piedi nudi era soffice, umidiccia e solleticava un pochino mentre un venticello mattutino portava aria pura e fresca che rigenerava i polmoni ad ogni respiro.
Doveva essere piovuto recentemente a giudicare dal terreno e dall'umidità anche se quel giorno il sole splendeva indisturbato nel cielo limpido e gli uccellini cinguettavano allegramente.
In quell'atmosfera tranquilla e spensierata per un attimo dimenticò tutte le preoccupazioni e tutti i problemi che aveva dovuto affrontare.
Si sentiva in pace con se stesso.
In armonia con la natura.
In quell'istante comprese cosa fosse la beatitudine... Ma, all'improvviso, la risata maligna di una voce molto profonda echeggiò nell'aria.
Un vento impetuoso iniziò a soffiare sempre più forte e, come un onda anomala che travolge tutto quello che incontra senza distinzioni tra persone e oggetti, trasformò in un attimo tutti gli alberi del bosco in figure secche, spinose e contorte, il fiume in un misero rigagnolo di fango e melma, i fili d'erba in piccoli legnetti neri e pungenti, gli uccellini diventarono grossi, neri e brutti corvacci che gracchiavano morte ovunque e nuvoloni oscuri coprirono il cielo.
Fulmini e scariche elettriche cadevano a terra come macigni creando crateri nel terreno e incendiando i legnetti secchi e i rami degli alberi morti. Il rumore poi era terribile: le scariche elettriche cadendo creavano dei rombi bassi e paurosi mentre il vento ululava minaccioso come uno sciacallo alla luna.
Tutto lì era morte, desolazione e dolore.
Era spaventato, anzi, terrorizzato ed era talmente sconvolto da quella lugubre visione che non riusciva a muoversi.
La pioggia iniziò a cadere e nemmeno lei si risparmiò, infatti era formata da sottili schegge d'acqua taglienti come rasoi che sferzavano il viso e la pelle e la graffiavano a sangue.
All'improvviso da tutto quel dolore e da tutta quella desolazione un fulmine comparve davanti a lui e con un fragore immenso lo investì in pieno.......Venerdì 18 Febbraio. Ore 3:30 infermeria del collegio Kadic.
Si svegliò ansimando.
Respirava affannosamente e a fatica.
Con un gesto di stizza si levò le coperte di dosso e saltò giù dal lettino pronto a difendersi.
Si guardò intorno.
Non riconobbe il posto: era in una stanza non molto grande, alla sua destra c'erano due lettini vuoti da infermeria e in fondo una porta mentre a sinistra c'era una finestra coperta da due tende marroni spessissime che, se fosse stato giorno, non avrebbero lasciato passare neanche un sottile raggio di luce. Davanti a lui vi era una porticina aperta che dava su uno sgabuzzino piuttosto piccolo con tante coperte spesse e marroni simili alle tende e un armadietto delle medicine sul muro.
"Evidentemente qualcuno mi ha portato qui." Pensò. "L'ultima cosa che ricordo è un ampio spazio con delle colonne metalliche intorno. Forse un piano di una vecchia fabbrica abbandonata oppure un vecchio cantiere navale. L'ipotesi più probabile è che qualcuno mi abbia colpito subito dopo avere varcato il portale causando il mio svenimento... Però è strano mmm..." Scosse la testa. "Non serve rimuginarsi sopra ora, le ipotesi sono migliaia. Piuttosto, vediamo di capire cosa sta succedendo."
Guardò le tende che coprivano la finestra.
"Dove sono? Be', dal momento che hanno rimediato delle coperte da mettere al posto delle tende probabilmente è un infermeria di qualche scuola o collegio o università non richissima... No, è un collegio, le tende spesse e il piccolo spazio della stanza favoriscono l'ipotesi del collegio. Chi mi ha portato qui? Supponendo vera l'ipotesi dell'agguato, la persona che mi ha colpito non è la stessa che mi ha portato qui. Non avrebbe senso. Probabilmente è uno studente di questo stesso collegio. Uno studente interno, non un esterno o un adulto. Aspetta, nel caso in cui fosse stato un esterno o un adulto mi avrebbero portato a casa loro o ad un centro di ricovero, non nella loro scuola. Quindi la persona che mi ha portato qui ha i genitori che vivono lontano oppure non li ha affatto. Però può essere anche che non mi abbia portato all'ospedale perché non avrebbe voluto farsi beccare nel posto in cui mi ha trovato e perciò ci sono forti probabilità che ci siano dei legami con i protagonisti segreti di questo universo sempre che non sia egli stesso un protagonista segreto. A questo punto sorge un'altra domanda. La persona che mi ha portato qui può essere utile al mio scopo?"
I pensieri si fermarono.
Si era accorto di pensare in una lingua differente dalla sua: il francese terrestre.
"Quindi in questo universo siamo sulla terra. Più precisamente in Francia e la lingua usata è il francese terrestre." Provò a parlare
-Mi chiamo Elia.- (l'italiano del racconto corrisponde al francese della storia)
Ebbe le sue conferme.
"Però, come faccio ad identificare questo universo? Potrei cercare di mettermi in contatto con i protagonisti segreti attraverso lo studente che mi ha portato qui per ricavare le informazioni necessarie alla missione ma non ho idea di come ad identificarli oppure potrei provare a contattare Timoty. Che fare? Accidenti, non ne vengo a capo. Ma ora basta pensare. Mi sento molto stanco e ho bisogno di riposare quindi ora, dormi Elia!"
Si girò su un fianco e chiuse gli occhi.Flashback...
-Ehi! Lucciola! Come pensi di fare per la lingua una volta arrivata sulla Terra?-
-Puoi stare tranquillo Elia. Mia nonna mi ha insegnato il francese da piccola.-
Elia la guardò un attimo perplesso.
-Che c'è?- chiese Lucciola.
-Non sapevo conoscessi tua nonna. Mi avevi detto di essere stata cresciuta dalle lucciole e dagli altri insetti notturni-
Lucciola si mise a ridere -Ahahahahahaha!!! Infatti! Cosa avevi capito? Intendevo mia nonna Coccinella.-
Elia rimase un attimo interdetto. -Una coccinella ti ha insegnato il francese terrestre?-
-Non ti preoccupare Elia- disse Lucciola con un sorriso. -Je parle parfaitement français!-
-Se lo dici tu.-... Fine Flashback
Venerdì 18 Febbraio. Ore 12:03 infermeria del collegio Kadic.
Le tende vennero aperte improvvisamente e una grande quantità di luce inondò la stanza.
Elia si svegliò.
Aprì gli occhi ma li richiuse di scatto. Riprovò più lentamente e stropicciandoseli un po' per evitare il contatto diretto con la luce e rimase disteso nel letto ancora in preda al torpore.
Le sue iridi passarono dal marrone chiaro al verde smeraldo.
-Finalmente ti sei svegliato- disse una voce femminile alla sua sinistra.
Vicino alle tende c'era una donna alta e magra, aveva i capelli biondi raccolti sulla testa quali a formare una specie di fiore, indossava un paio di jeans, una magliettina rosa semplice e, sopra, portava un camice bianco da infermiere.
Continuò a parlare. -Abbiamo provato a chiamare il pronto soccorso ma ci sono dei problemi legati alla neve e al ghiaccio e alla fine abbiamo deciso di aspettare che ti riprendessi. Le tue condizioni non sono gravi. Devi avere preso una botta molto forte in testa.-
"Bene. Questo conferma la mia ipotesi." pensò Elia.
-Ora sei solo molto stanco e hai bisogno di riposare.-
La donna fece una pausa.
-Presto tornerai a casa. Come si chiamano i tuoi genitori?-
Elia provò a parlare ma stranamente la voce non gli usciva e, in compenso, la gamba destra urlò di dolore appena provò a muoversi.
"Che strano" pensò. "Ieri notte ero normale e non sentivo niente. Accidenti! La gamba non ne vuol sapere di smettere di lanciare fitte. Ahi!"
I suoi pensieri furono interrotti dalla dottoressa.
-Non importa, ora riposati. Ne riparleremo più tardi. Tornerò con il pranzo tra mezzora. Tu non ti muovere ok?-
Fece un gran sorriso. Si avvicinò un attimo ad Elia e gli mise una mano sulla fronte per sentire se avesse la febbre. Scosse leggermente la testa. Fece per allontanarsi ma Elia con uno sforzo ed un'altra fitta dolorosa alla gamba le prese un braccio.
-Si cosa c'è?-
Diede fondo a tutte le sue energie per pronunciare le parole.
-Ecco...- disse con un filo di voce.
Faceva molta fatica a causa della gamba che sembrava sul punto di spaccarsi in due.
-Accettate anche le iscrizioni a metà anno?-
-Prego? - chiese la dottoressa stupita.
Elia non ce la fece più. Mollò la presa dopo l'ennesima fitta dolorosa e crollò ansimante sul letto.
-Dormi, ne riparleremo più tardi-
L'infermiera uscì.
"Chissà come faceva a sapere che siamo in una scuola. Va be', parlerò con il preside."Venerdì 18 Febbraio. Ore 17:14 infermeria del collegio Kadic.
Elia si svegliò di nuovo.
Sentì subito che qualcosa che non andava.
Lo percepiva ma non riusciva a capire cosa fosse.
Le tende erano state chiuse e un profumino invitante aleggiava per la stanza.
"Deve essere il pranzo di cui aveva parlato la donna. Però c'è qualcosa che non mi torna. Lo sgabuzzino è sempre aperto, la porta infondo alla stanza è sempre chiusa, i lettini sono sempre tre. Non capisco!-
Dalla frustrazione sferrò un pugno sul lettino e subito si ricordò. La gamba non faceva più male.
Sollevò le coperte e iniziò a tastarsi la gamba destra. Niente. Nessun tipo di fitta o dolore. Niente. La gamba era assolutamente normale. Provò a parlare e scoprì che non aveva problemi. Che cosa gli succedeva?
"Che cosa strana. Non mi era mai capitato prima. Che sia legato al viaggio nel portale?"
Mentre rimuginava, un piccolo brontolio allo stomaco lo costrinse a volgere la sua attenzione al profumo di cibo.
Sul comodino c'era un vassoio con della pasta al sugo tra due piatti e su un terzo piatto delle polpette di carne con del purea di patate e della frutta. Il cibo sembrava squisito. Mangiò tutto in pochi minuti."Buono ma non soddisfa le aspettative. Il classico cibo da mensa. Mi accontenterò."
Ora che la pancia era piena poteva concentrarsi meglio.
Si guardò intorno. Su una sedia li vicino vide i suoi vestiti. Si alzò con cautela e camminò fino alla sedia. La gamba non dava fitte. Si accorse solo in que momento di stare indossando una camicia da notte bianca.
"Ehehehehehehe!" pensò. "Se mi vedesse Timoty ora, quante me ne direbbe."
I vestiti erano stati lavati e profumavano leggermente di vaniglia. Si vestì e mentre si vestiva, pensava.
E ripensò alla sua casa ormai lontana e ai suoi amici anch'essi irraggiungibili.
Pensò a Timoty, a Lucciola, ad Aurora, a Ruggero, a Giordano, a Federico e a tutti gli altri...
Una lacrima rigò il suo volto.
Si svestì di nuovo e si rimise a letto.
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Elia ed il medaglione del drago: Code Lyoko
FanfictionElia è un ragazzo di 15 anni che si troverà teletrasportato nel mondo di code lyoko portando con se alleati e nemici. Come influirà tutto ciò sul regolare corso degli eventi? E sulla battaglia contro X.A.N.A.?