Era neve

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Harry's POV

L'aria fredda d'inverno accarezzò dolcemente il mio viso. Altra mattina, altra giornata alla tremenda scuola che frequentavo. Percorsi le fitte strade di Londra finché non mi ritrovai davanti alla Premrose School.

<<Un'altra giornata di merda!>> pensai mentre varcavo la soglia della classe di storia del fascismo. Odiavo la guerra e tutto ciò che la riguardava, ma allo stesso tempo mi affascinava e amavo studiare tutti i suoi perché. Lo studio del fascismo in particolare mi colpì molto e così decisi di iscrivermi al corso dove venivano spiegate tutte le sue caratteristiche generali, senza opinioni soggettive da parte dell'insegnante. Suonò la campana e tutti gli studenti presero posto e iniziò la lezione del signor Sullivan. Quella mattina prestai particolarmente attenzione, prendendo appunti sul mio quaderno, poiché il professore spiegò le idee politiche dei fascisti, accennando anche al loro leader Mussolini. Ovviamente non condividevo ciò che sostenevano, ma mi incuriosiva talmente tanto che continuavo ad ascoltare la lezione. La giornata passò in fretta dato che ebbi solo meccanica e scienze dopo storia del fascismo, così appena finii tornai a casa non troppo stanco. Ripercorsi la stessa strada della mattina per tornare a casa. Arrivato bussai alla porta accolto da mia madre Anne.

"Come è andata oggi?"

"Bene, il signor Sullivan ci ha raccontato di Mussolini" risposi mentre poggiavo la sacca con i libri a terra.

"Sai non sono molto contenta che frequenti quel corso. Non farti influenzare" si raccomandò lei.

"Si mamma" dissi annoiato, dato che me lo ricordava tutte le volte che ne parlavamo.

"Il pranzo è pronto, va a lavarti le mani" continuò lei. Mentre andavo in bagno avvertii anche mia sorella Gemma e poi corsi per andare a mangiare. Mio padre purtroppo non c'era. Partì per la guerra poco tempo prima e non avevamo sue notizie da un po'. Ci sedemmo a tavola e mangiammo con tranquillità, ignari di quello che sarebbe successo di lì a poco.

Aiutai mia madre a sparecchiare e poi mi diressi in camera mia. Passai il pomeriggio a fare i compiti per l'indomani e appena finii, mi coricai sul letto per leggere un libro di poesie che avevo iniziato da poco. Arrivò la sera, cenai con la mia famiglia e poi andai a dormire. Ad un certo punto però sentii un suono. Un boato. Scattai in piedi, ancora un po' assonnato, e mi affacciai alla finestra. Sembrava tutto tranquillo, quando una raffica di aerei passò dritta davanti a me. Erano i tedeschi, avevo visto quegli aerei nei libri di storia. Poi ancora un boato e poi delle urla. Ci stavano attaccando. Decine di bombe venivano rilasciate in aria, causando morte e distruzione appena toccavano terra. Corsi in camera di Gemma per svegliarla e notai che fosse terrorizzata nel suo letto.

"Gemma forza alzati dobbiamo andare!" La presi per mano e ci recammo da mia madre che stava preparando del cibo e dell'acqua da portare con noi. Ci condusse fuori e corremmo più veloce che potemmo attraverso il giardino per poi arrivare ad un bunker in legno che nostro padre aveva costruito prima di andarsene. Entrammo in fretta e quando mia madre stava per chiudere la porta mi ricordai di una foto. L'unica foto che avevamo tutti insieme e non ero pronto a separarmici. Rappresentava tutto ciò che sapevo non avrei mai più riavuto. Corsi fuori con le grida di mia madre che mi intimavano di tornare subito dentro. Aprii la porta e corsi in salotto dove vi era la foto. La presi, ma subito dopo una bomba venne sganciata in casa, facendomi cadere a terra tra i vetri delle finestre rotte. Giurai che sarei morto, sentivo la disperazione invadere il mio corpo, ma Gemma si presentò davanti a me con il volto corrucciato dalla rabbia e mi aiutò ad alzarmi. Corremmo, perché fu l'unica cosa che potessimo fare, verso nostra madre e prima di un forte tonfò ci gettammo nel bunker. Mentre ero rannicchiato a terra stringendo la foto a me, Gemma mi urlò contro.

I wish you were here with meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora