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Fui il primo a svegliarmi, il mattino seguente. Non so perché, le tende erano state aperte e un raggio di luce mi colpiva gli occhi. Li aprii ed emisi un gemito. Stupido sole. Mi girai e guardai l’orologio. Non erano neanche le sette. Perché mi ero svegliato? Poi udii una voce.

Luke parlava nel sonno, proprio come aveva detto. - No, non credo.- Era difficile capire cosa stesse dicendo perché mi dava le spalle e mormorava. Ormai non mi sarei più riaddormentato e così mi girai per osservarlo.

- No. Basta. Mettila giù.- Il tono di voce era pacato, però non lo erano le parole. Sembrava in preda ad un incubo. Allora non ero l’unico.

- Ti prego, no.- C’erano come delle lacrime in quell’evocazione. Mi chiesi se non fosse il caso di svegliarlo. Si mosse bruscamente nel sonno, buttando per aria le coperte. Non feci in tempo a chiudere gli occhi, ma per fortuna i punti strategici erano rimasti nascosti. Peraltro, non c’era nemmeno tanta luce. Tuttavia, quel che si vedeva era abbastanza. Mi dava le spalle e così vidi che aveva un altro tatuaggio in mezzo alla schiena.

- Basta - gridò

Mi alzai e mi avvicinai barcollando. Avrei potuto dargli un colpetto e riprecipitarmi a letto, in modo che non se ne accorgesse. Gli scossi la spalla, tuttavia lui si mosse così velocemente che inciampai e rischiai di cadergli addosso. Una mano si protese come una frusta verso di me e dovetti piegare in fretta la testa per schivarla.

- Luke! Svegliati! - Era un déjà vu. Speravo che non diventasse la regola.

Una mano calda e forte mi afferrò la spalla e i suoi occhi si aprirono di colpo. Rimase a bocca aperta, come se non capisse dove si trovava e allentò la presa.

- Ehi, tranquillo. Sembravi davvero sconvolto.-

Guardò la mano sulla mia spalla come se non gli appartenesse. Mi lasciò andare e si tirò indietro.

- Tornatene a letto - disse.

- E’ tutto okay? -

- Tor-na-te-ne a let-to.- Digrignò i denti, sembrava arrabbiato perché l’avevo svegliato. Colpa mia.

- Mi dispiace - dissi, indietreggiando.

Fece un respiro profondo e si coricò. Io non ripresi sonno, e credo neanche lui. Mezz’ora dopo lo sentii che si alzava, si infilava i boxer e una maglietta. Feci finta di dormire. Poco dopo udii delle voci in cucina. Decisi che era più o meno l’ora di alzarsi, così scesi dal letto e andai a fare colazione.

Luke era chino su un piatto di uova quando uscii dalla stanza. Perrie stava sdraiata sul divano con il televisore acceso e una ciotola di fiocchi d’avena. Sentii il rumore della doccia, e quindi Calum doveva essere in bagno.

- Buongiorno - dissi a chi avesse voluto rispondere.

Luke mugugnò e Perrie fece un verso simile. Era il secondo giorno di lezione all’università, ma per tutti sembrava che l’estate non fosse ancora finita.

Presi una ciotola di fiocchi d’avena e andai a sedermi di fianco a Perrie.

Mi giungevano strane vibrazioni da Luke. Avremmo dovuto fare quattro chiacchiere, prima o poi. Anche se avevo la netta sensazione che avrebbe evitato di farlo il più a lungo possibile . Sarebbe toccato a me insistere.

Una dopo l’altro Perrie e Calum uscirono per andare a lezione, e così mi ritrovai da solo con Luke. Sorpresa, sorpresa.

- Dobbiamo parlare io e te - dissi, - e non ti permetterò di chiuderti in te stesso o di non rispondere, o di fare quel tuo genere di allusioni per distrarmi, o sviare il discorso. Se dobbiamo vivere insieme in questa stanza, dobbiamo anche riuscire a parlarci. Chiaro? -

Il mio sbaglio preferito// Muke ClemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora