Luke e io non ci vedemmo quasi fino alla fine della settimana. Sospettavo che rimanesse spesso a casa di Ash, ma non ne ero sicuro perché non mi diceva mai più di venti parole. Quando dormiva da noi, arrivava sempre mentre io ero fuori e usciva prima che io mi svegliassi. Non so come facesse, era come un’ombra.
Quando mi succedeva di incontrarlo faceva finta di non vedermi. Calum e Perrie se ne accorsero e cominciarono a fare domande, ma smisero rapidamente, visto che né Luke né io davamo mai loro soddisfazione.
Arrivò finalmente venerdì, e quindi il mio incontro con Marissa.
Dovetti aspettare dieci minuti prima che lei aprisse la porta e mi facesse entrare. Il suo ufficio era il trionfo dell’ordine, avrebbero potuto fotografarlo per mostrare come dovrebbe essere tenuto un ufficio amministrativo, con stampante di acquarelli d’ogni genere e poster motivazionali. Vomitevole.
Si sistemò gli occhiali sul naso prima di sedersi alla sua scrivania, raddrizzando distrattamente il poggia polsi. Nel suo mondo era tutto ordinatissimo: i capelli corti, la camicetta stirata e il volto inespressivo.
- Cosa posso fare per te, Michael? Mi hai detto di avere un problema con uno dei tuoi coinquilini.- Si sporse in avanti e incrociò le braccia sulla scrivania.
Le feci un veloce resoconto, lasciando fuori molto di ciò che Luke aveva fatto. E senza ripetere parola per parola ciò che aveva detto.
- E così ti mette a disagio. Hai provato a parlargliene? -
- Certo - risposi. Non aveva fatto una piega nell’ascoltare la mia triste storia, e in me si stava facendo strada la convinzione che non sarebbe servito a niente. Me lo sentivo. Ma forse ero troppo pessimista.
- Ne hai parlato con il responsabile di sede? In genere sono molto disponibili a cercare di trovare un accordo, sono anche addestrati a risolvere questo genere di situazioni.- Era come sbattere la testa contro il muro.
- Francamente, speravo che sareste riusciti a trovare una soluzione, visto che tutto nasce da un vostro errore.-
- Purtroppo al momento non possiamo fare niente. A meno che non ci capiti un’emergenza, dobbiamo tenere dei posti disponibili per chi ne ha davvero bisogno. Nel tuo caso, mi sembra che sia piuttosto un problema di personalità in conflitto. Io ti suggerirei caldamente di trovare una mediazione con l’aiuto del vostro responsabile di sede. Poi ci possiamo rivedere tra qualche settimana okay? -
Avrei tanto voluto gridarle in faccia: “Che cazzo dici?”, ma non sarebbe certo stato d’aiuto.
- Quindi non potete fare nulla.-
- No, a meno che non ci sia un’esplicita minaccia. Ti ha minacciato? Non avere paura di dirlo chiaramente.-
Ci pensai per mezzo secondo, Luke sarebbe stato nei guai, rischiando di essere cacciato dall’università. Il servizio di sicurezza del campus sarebbe intervenuto e avrebbe potuto perfino arrestarlo. Per quanto l’idea di Luke in prigione mi divertisse, non volevo essere io quello che ce lo aveva mandato senza che lo meritasse. Tecnicamente, peraltro, ero stato io ad aggredirlo. Mi sentivo bloccato.
- No, non mi ha minacciato.-
- Bene. Questo è il mio biglietto da visita. Non esitare a chiamarci in caso di emergenza. A me sembra che abbiate bisogno di parlare e chiarirvi. Avviserò il responsabile di sede affinché si metta in contatto con voi e fissi un incontro.- Si alzò in piedi e mi porse la mano, il colloquio era ufficialmente finito. Non mi restò che alzarmi, stringerle la mano e uscire con il suo biglietto da visita in un pugno.
Che perdita di tempo.
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Il mio sbaglio preferito// Muke Clemmings
Teen FictionQuesta storia è la versione muke del libro il mio sbaglio preferito, che mi è piaciuto davvero molto e spero che piaccia anche a voi, ovviamente siccome è in versione Muke sarà un pochino modificata in alcuni capitoli. Per chi non conoscesse il libr...