L'avviamento della schiava

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Il dom è un mostro morale. È un individuo senza legami sociali. È l'uomo solo. Con la sua esistenza compie l'atto immorale supremo, quello della rottura permanente (non a sprazzi) con l'accettabilità sociale e gli istinti biologici. La sua natura è contro natura. 

Che cos'è una schiava? Anche lei rompe con la società e viola/infrange le leggi della natura ma lo fa a sprazzi, di tanto in tanto, per fantasia o per furore. Quando ne ha bisogno, come in un momento di rabbia o di obnubilamento. È l'ostinazione con cui prova a diventare se stessa che contraddistingue la sub dal dom. Il non riuscire a far valere i propri capricci, la propria non-ragione, le proprie esigenze, la propria individualità. L'incapacità di legarsi a se stessa contro gli interessi di tutti. All'inizio una schiava vive nell'immediatezza, per rinneganre la propria dimensione infinita persiste in un rapporto falso con se stessa. Negli stadi iniziali la schiava ha una bassa consapevolezza della sua natura che può maturare più o meno velocemente a seconda della persona. In questo stato passivo la schiava porta in sé una disarmonia, un'angoscia, un'inquietudine riguardo qualcosa che non osa ancora conoscere. È un malessere dialettico però, non sentirlo non significa che non ci sia. Per esserne consapevoli bisogna realizzarlo. 

Un luogo comune è che una persona sappia meglio degli altri se è una schiava o no. Chi dice di esserlo si ritiene sub ma chi dice di non esserlo non è tale. Così i sub diventano rari. Il caso raro però non è che una sia schiava. No. È raro, rarissimo, che uno sia dom. Quindi rinnegare la sottomissività con sicurezza e tranquillità non significa che non si tratti di una schiava. Spesso le schiave si fanno condizionare, non osano credere e trovano che sia rischioso essere se stesse. È spesso più sicuro essere come gli altri, diventare una scimmiottata un numero nella folla. Perciò una sub che non vuole disturbi nella vita stronca questa dimensione di prima istanza, si priva della propria originalità, la evira come può per rimandare il più possibile quella realizzazione dialettica del essere schiava. 

In una sub che si trova in questo stato la sensualità prevale sull'intellettualità, l'incoscienza è al massimo e il disagio è minimo. Col tempo però la prepotenza della verità fa in modo che la piano piano consapevolezza aumenti. E quella apparente serenità piuttosto che consolidarsi (come avviene in una schiava diventata se stessa, e questo non può accadere se non mediante il rapporto con il dom) vacilla sempre di più. La prepotenza della verità è dovuta al fatto che più esperienze facciamo e più conosciamo noi stessi a prescindere da se lo vogliamo o no. Di conseguenza anche nelle persone più superficiali questa consapevolezza matura e il malessere sale. Qui la sub da uno stato di completa incoscienza si eleva ad uno stato in cui non vuole essere se stessa. È questo lo stadio in cui si trovano la maggior parte delle schiave e degli schiavi al primo approccio con un padrone. 

Non voler essere se stessi è uno stato di disperazione profonda. La sub diffida del mondo esterno: per paura di essere scoperto e per la pressione che patisce per cui si sente costretta a dover eliminare quella parte sub di sé. La sub è in uno stato passivo. La sua dialettica consiste di: felicità (se solo non fosse sub); infelicità (aver scoperto di essere sub); destino (il suo); invidia/gelosia (desidera essere qualcun'altro che secondo lei non è sub). Avendo più consapevolezza la schiava ora inizia a soffrire in quanto non disposta ad accettare questa parte di sé. È debole e può diventare facilmente preda dell'illusione. L'illusione è una forbice tra speranza (di non essere se stessa) e ricordi (di come stava bene prima quando non aveva alcuna consapevolezza della sua natura). Questo stato può o non può essere superato. Non è detto che la consapevolezza maturi ulteriormente. Una persona superficiale può rimanerci incastrata se non ha una dimensione introspettiva sufficientemente evoluta oppure se distratta da 𝘢𝘪𝘶𝘵𝘪 esterni (lutto, matrimonio, lavoro, trasferimento) che possono spingerla a regredire nello stato precedente di incoscienza. Il resto della sua vita quindi oscillare be tra gli unici due stati della sua griglia di intelligibilità: inscoscienza completa e non voler essere sub. Se invece la sub persiste nello stato del non voler essere sub, perché fa guerra frontale alla sua natura sperando davvero di poterla cambiare/distruggere, non potendo riuscirci, il tutto diventa un supplizio ed è dal fondo di questo supplizio che allora prorompe la nuova consapevolezza, quella di voler essere schiava. Adesso la schiava subisce una trasformazione importante, perché da passiva diventa attiva. Si butta in azione. Vuole costruirsi, realizzarsi, sperimenta di continuo, esce dalla propria zona di conforto, non riconosce sopra di sé nessun dominio. Ci prova in tutti i modi con una perseveranza tenace. Agli occhi dei normali assume un fascino irresistibile. Eppure non diventa ancora una schiava, anzi con i suoi sforzi disperati cerca di regredire nello stato precedente. Infatti la schiava in questo stadio glorifica le proprie esperienze, si guarda di continuo e da alle sue imprese significati eroici. Eppure non si muove mai, non evolve, non matura. Perché non fa mai altro che costruire castelli in aria e combattere contro i mulini a vento. 

È qui che la schiava può tessere rapporti tossici e patologici, che può subire traumi, delusioni, tradimenti. Lei vuole togliersi ad ogni costo la soddisfazione di diventare schiava, di diventare se stessa, vuole avere la gloria di questa realizzazione. Eppure è un enigma cosa intenda per schiava. Ciò la rende estremamente suggestionabile. Se all'inizio i tentativi falliti la prendono di striscio, con l'andare avanti il dolore aumenta esponenzialmente. Si apre quindi un mare di tormenti, e avendo una consapevolezza molto più alta di prima, il male diventa demoniaco. Il tormento diventa una frenesia demoniaca. Ogni tentativo fallito, ogni astrazione che si è rivelata eccessiva oppure completamente sbagliata si trasforma in rabbia. E non riesce più a fare a meno di questo tormento, lo vuole sempre a portata di mano, vuole essere maltrattata da tutto il mondo, diventa masochista. Una schiava in questo stadio la si incontra raramente perché è irriconoscibile da fuori, è taciturna, trasparente, preferisce essere un fantasma per chi la circonda. È la sua interiorità che è in fiamme, e quanto più interiore è la sofferenza tanto più si chiude in se stessa. Se dovesse implodere torna allo stato di prima, non vuole più esssere una schiava, riprende a illudersi, riprende a sperare in un miracolo che possa cancellare questa parte di lei. Altrimenti può rimanere bloccata qui. In attesa che qualcuno la aiuti con un tocco magico. 

È quello l'unico aiuto che sarebbe disposta ad accettare. Qualsiasi altro tipo di aiuto serio viene rifiutato. In fondo preferisce sopportare piuttosto che essere umiliata ad accettare aiuto da qualcuno di più alto. Logica e l'orgoglio fanno da muro tra lei e quello che deve diventare. Infatti non essendo schiava non riesce a comprendere cosa significhi essere schiava, non riesce ad immaginarlo. Ci prova, ma non riesce. Si perde in astrazioni di cui non trova alcun riscontro concreto. L'unica consolazione per la sub a questo punto è il fatto di essere giunta così in alto, di aver evitato con successo una vita immersa nella trivialità, imitazione pappagallesca degli altri. Una vita che sarebbe stata troppo priva di spirito per essere chiamata vita. Per diventare schiava la sub deve mettersi in rapporto con un padrone. Poi deve abbandonarsi al suo padrone. Deve credere in lui. Deve rinunciare alla propria dialettica/logica e sottomettersi alla volontà del padrone. Per fare questo però voler diventare schiava non basta. Perché questo passaggio avvenga, perché la sub con un'alta consapevolezza di sé che crede nel suo padrone diventi schiava e realizzi il suo potenziale in tutto e per tutto, ci dev'essere anche un'altro gradiente finale: la sua volontà.

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