𝐕𝐀𝐋𝐄𝐍𝐓𝐈𝐍𝐀

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«Muoviti, Philipe!» Urlò Valentina dietro alla porta del bagno in cui suo fratello si era rifugiato. Doveva solamente prendere dei trucchi che aveva lasciato lì nel suo bagno personale al quale si poteva accedere solamente dalla sua camera. «Si può sapere perché non hai usato il tuo, di bagno?» Strillò arrabbiata contro la parete biancastra di legno che chiudeva Philipe nel suo bagno d'avorio.

In quel momento la porta si spalancò e Philipe uscì da lì dentro con un sorriso che andava da un orecchio all'altro. «Quanta aggressività, sorellina. Non hai mai pensato di farti una bella canna di prima mattina per rilassare i nervi?»

Valentina spalancò la bocca come se fosse stata offesa nel peggiore dei modi. «Lo sai che non fumo quella roba.» Assottigliò lo sguardo quasi fosse una minaccia.

Philipe alzò le mani in segno di arresa, ma se ne andò ridacchiando fra sé e sé. Solo dopo essere entrata nel suo bagno, Valentina capì il motivo per cui suo fratello si era rifugiato da lei: una polverina bianca nascosta dentro una bustina trasparente era lasciata in bella vista su una delle mensole, proprio vicino ai suoi trucchi.

Valentina represse un urlo e si affrettò a nascondere in uno dei cassetti il regalino che il fratello maggiore aveva pensato bene di lasciarle lì. Sapeva di poter contare sull'indiscrezione delle sue domestiche, ma dopo l'ultima volta detestava essere associata -o sentirsi vicina- a quella merda. Si truccò, cercando di mascherare il disagio che provava.

Quando scese le scale trovò la madre sulla poltrona al telefono, ma appena vide la figlia con la sua divisa scolastica e i capelli pettinati all'indietro buttò giù. «Cosa avevate tanto da lottare poco fa, voi due?» Brontolò la donna alzandosi in piedi e squadrando i suoi due figli.

Philipe sorrise, inclinò la testa. «Ohw, storia divertente.» Ma prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa, Valentina intervenne.

«Ho fatto quanto mi hai chiesto, mamma.» Sapeva che l'unico modo per attirare l'attenzione di sua madre fosse il lavoro. «Ho conosciuto sia Allison Humphrey che Zara Bass. Non penso di piacer loro, però.»

Gli occhi della madre le si illuminarono, sorrise calorosamente alla figlia, ma un sorriso che Valentina trovò inquietante. Nonostante suo fratello fosse fatto, quella piega della conversazione gli aveva dato il voltastomaco e gli aveva restituito ogni malumore. «Andiamo, Vale, accompagnami a prendere l'autobus.» Disse, trascinando la sorella con sé nonostante le urla contrariate della madre e le proteste della ragazza.

«Si può sapere che ti prende?» Sbottò Valentina appena furono sul marciapiede davanti l'edificio in cui vi era l'appartamento della famiglia Williams. «In caso tu non te ne fossi accorto, ho dovuto dire qualcosa per non farti beccare fatto ancora una volta.»

Philipe alzò un dito, puntandoglielo contro con aria minacciosa, ma Valentina non sembrò esserne affatto preoccupata: conosceva suo fratello e sapeva che non le avrebbe mai, mai fatto del male. «Non ti azzardare a dare la colpa a me per quanto accaduto. Ti sei venduta alla mamma, di nuovo!»

Valentina aggrottò la fronte, incrociò le braccia al petto e la sua borsa di Louis Vuitton le scese sul gomito. «Preferisco compiacerla piuttosto che contrariarla ogni volta.»

Philipe scosse la testa. «Lo fai solamente perché non vuoi che ti abbandoni come ha fatto papà.» Sputò quella frase velenosa, ma si rese immediatamente di quanto avesse detto e infatti si coprì la bocca con le mani.

Valentina rimase in silenzio, indietreggiò di un passo come avesse avuto un contraccolpo e i suoi occhi verdi le divennero lucidi, ma nessuna lacrima rigò il suo viso di pietra. Si leccò le labbra, forse per evitare che si notasse il loro tremolio, e disse solamente; «Prendi pure l'autobus, io vado con la limousine della mamma».

𝐍𝐄𝐖 𝐆𝐎𝐒𝐒𝐈𝐏 𝐆𝐈𝐑𝐋, 𝐑𝐢𝐞𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐚 𝐬𝐜𝐮𝐨𝐥𝐚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora