Alexandra era ancora scombussolata a causa del sogno che aveva appena fatto. Continuava a pensarci senza tregua e più ci pensava più il dolore alla spalla si faceva forte.
I suoi compagni le lanciavano, di tanto in tanto, delle occhiate strane, come se avessero paura che la ragazza potesse esplodere la un momento all'altro.
Per togliersi dalla testa il sogno e le sensazioni che le aveva fatto provare, Alex fu costretta a pensare ad altro in maniera forzata. La cosa più importante in quel momento, e da quando si erano svegliati nella foresta, era uscire di lì vivi e vegeti.
La notte inoltrata stava iniziando a sfumare verso la mattina e il cielo iniziava pian piano a diventare sempre più chiaro. La ragazza cominciava a non essere più sicura che rimanere lì fosse la cosa più giusta ma una parte di lei non aveva voglia di muovere neanche un muscolo, l'altra invece avrebbe lottato per la sopravvivenza finché avrebbe potuto. Se fossero rimasti lì sarebbero restati al sicuro ma se qualcuno fosse stato in giro a cercarli avrebbe avuto meno possibilità di trovarli. Se si fossero rimessi in marcia le probabilità di essere trovati non sarebbero aumentate e i quattro sarebbero andati sull'orlo dello sfinimento.
«Teniamoci pronti ad andarcene», disse Alex decisa alludendo alla borsa.
«Davvero?», chiese Kyle dubitando della decisione di Alexandra.
«Ti sembra che ci sia venuta tanta gente in questo posto? Forse la maggior parte delle persone non sa nemmeno che esiste: non ci troveranno mai rintanati dentro un buco», spiegò la ragazza leggermente nervosa.
«Sì, ma anche se ci fosse qualcuno dietro quegli alberi - iniziò indicando fuori dalla grotta - non possiamo andargli in contro se non abbiano alcuna certezza al riguardo. Rischieremo solo di perderci più di quanto già non siamo».
«Forse avremmo avuto più fortuna nel rifugio del cacciatore», obiettò Christian.
«Se fossimo rimasti lì ora saremmo morti di fame», puntualizzò Alexandra e subito gli altri si resero conto che aveva ragione.
Non si era pentita di nessuna delle sue decisioni, nonostante li avessero portati contro un orso rabbioso, erano comunque rimasti in vita.
«Io sarei tornata in dietro una volta arrivata a quella sottospecie di ponte a due corde», commentò Miwa onestamente.
I ragazzi avevano ancora le corde legate in vita a mo' di cinture: si erano rivelate utili per tenere le armi come la balestra e la katana.
La conversazione morì lì ma erano tutti d'accordo che le decisioni prese da Alex avevano mantenuto tutti in vita. Era riuscita a mantenere i nervi saldi quando andare fuori di testa sarebbe stato molto più normale. Miwa, Kyle e Christian credevano in lei e, come "capo", la consideravano più che adatta.
Alex non si era ancora spostata dalla sua posizione. Giocherellava con il braccialetto di cuoio che l'uomo con la cicatrice sulla guancia gli aveva legato al polso, intanto ripensava alle parole della lettera e alle caratteristiche che l'uomo aveva descritto per ogni animale. Forse erano più azzeccate per loro che per i rispettivi genitori, l'unica differenza era che quelle caratteristiche erano venute fuori forzate dall'istinto di sopravvivenza e, se vogliamo, un po' anche per la sopravvivenza del "branco", il gruppo che si era creato.
Il silenzio all'interno della caverna era assoluto. Alex osservò i suoi compagni: Miwa sonnecchiava appoggiata alla parete proprio come lei, Kyle continuava a sfogliare il libro con la quercia intagliata e lo confrontava, di tanto in tanto, con quello che avevano trovato nella casa di pietra del cacciatore, Christian stava maneggiando la doppietta e produceva gli unici rumori che arrivavano alle loro orecchie.
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I ragazzi di Marble Hills [IN PAUSA]
Подростковая литератураQuando si vive in quella che appare come la cittadina più normale del mondo è difficile credere che la propria vita possa essere stravolta da un momento all'altro. Alexandra Correll non lo credeva di certo. Lei è un'adolescente che vive nella cont...