23. Il ritorno

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Il viaggio in elicottero fu quasi piacevole

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Il viaggio in elicottero fu quasi piacevole. I quattro si scambiarono diverse occhiate ma nessuno disse nulla. Il silenzio era spezzato solo dal rumore delle pale che giravano vorticosamente sopra le loro teste spostando ingenti quantità di aria.

Il paramedico anziano e l'operatore Aedan li osservavano attentamente senza mai staccare gli occhi da loro, incapaci di celare la loro curiosità.

Alex pensò che magari si aspettassero una qualche crisi isterica da stress da parte loro.
La verità era che la ragazza, e così anche i suoi compagni, non riuscivano a staccare gli occhi dal vetro.

Sorvolavano il bosco da un paio di minuti e i ragazzi non avrebbero mai immaginato che, dall'alto, quell'immensità di alberi e vegetazione potesse risultare così piccola. Era sconvolgente rendersi conto di quanto fosse stato facile per loro perdersi completamente sia fisicamente che emotivamente. Presto il confine della Oak Forest fu riconoscibile sotto i loro occhi e il centro della città fu visibile poco più in là.

Alex non riuscì a contenersi come il resto dei suoi compagni, che scoppiarono a piangere alla vista di Marble Hills. Miwa quasi si fece prendere da una crisi respiratoria tanto che il paramedico fece di tutto per tranquillizzarla. Le case, le strade, gli edifici, le piazze, ... nulla pareva essere mai stato così estraneo ai loro occhi, occhi che per giorni avevano desiderato rivedere casa.

L'elicottero atterrò nel piazzale accanto a un hangar, probabilmente lo stesso identico punto da cui era partito. Subito dopo che le pale smisero di girare, i ragazzi scesero con calma aiutati dall'operatore.

Non appena i quattro si trovarono con i piedi sull'asfalto grigio si cercarono a vicenda e si abbracciarono come mai avevano fatto prima d'ora. Fu un abbraccio di squadra, come quelli che si vedono alla fine di una partita di football da parte della squadra vincitrice. Un abbraccio che non aveva bisogno di parole. Non sentivano il bisogno di dirsi: "Ragazzi, sono felice che stiamo tutti bene"; bastavano quei corpi e quelle braccia strette l'uno all'altra per celebrare la loro vittoria.

Quando decisero di separarsi dall'abbraccio i giovani sopravvissuti si trovarono davanti ad un gruppetto di persone che li fissavano con gli occhi e la bocca spalancati. Alex giurò di aver visto il flash della fotocamera di qualcuno. La maggior parte erano lavoratori nell'hangar ma alcuni non avevano nessuna divisa, nessun cartellino che potesse suggerire una loro utilità in quel momento.

Di lì ad una manciata di minuti arrivarono all'hangar due auto del dipartimento dello sceriffo che parcheggiarono frettolosamente poco distante dall'elicottero con i motori spenti. Dalle auto scesero lo sceriffo Varela e il vicesceriffo Clarke, i quali corsero in contro ai ragazzi quasi temessero si trattasse di ologrammi. I ragazzi furono altrettanto felici di vederli e furono abbracciati come dei figli dai due al servizio delle forze dell'ordine.

Ben presto, però, i ragazzi e lo sceriffo si resero conto che il dipartimento non era stato l'unico a ricevere il messaggio del pilota che aveva trovato i dispersi, tanto che sul luogo iniziarono ad arrivare mezzi colmi di persone curiose che cercavano di fare domande e scattare fotografie allungando il collo come giraffe. Tra questi Alex riconobbe qualche volto di qualche suo compagno di scuola, tra cui Brandon Crows, che tanto disprezzava, giunto lì assieme alla madre.

I ragazzi di Marble Hills [IN PAUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora