NC — 17
boy x boy
Explicit
Strong Language— CHAINS —
Attenzione: capitolo con tematiche forti!
8# Passato
Guarda il soffitto perdendosi nei ricordi.
Da quel che ha memoria, ha sempre vissuto una vita di merda anche prima di entrare a far parte dell'organizzazione.
Nato nel Bronx, dopo la scomparsa del violento padre morto per una pallottola in fronte (probabilmente a causa di loschi affari in cui era sempre invischiato), la madre, spogliarellista in un night club della malavita, si risposò con un altro uomo, ma la situazione non cambiò poi molto... le violenze erano all'ordine del giorno, così come le bottiglie di birra nella spazzatura.
A rivangare il passato, gli viene in mente la prima volta che quel bastardo del patrigno lo ha toccato: é stato l'inizio del non ritorno.
Era una calda sera d'estate, come sempre tornò a casa molto tardi, dopo aver bevuto qualche birra con gli amici e fatto qualche marachella come imbrattare muri di qualche vecchio edificio o rubare qualche pacco di sigarette dal vecchio tabaccaio. Di fondo era uno scapestrato, era il suo pane quotidiano e condivideva questa vita con altri ragazzi della sua età nati in questo inferno. Molte madri dei suoi amici erano spogliarelliste come la sua, altri, la madre l'avevano persa quando erano solo dei marmocchi.
Quella sera ad attenderlo c'era lui, ubriaco marcio come sempre...
Quando varcò la porta, i soliti commenti fastidiosi e provocatori. Il suo nome, "William", sibilato in modo perverso.
Cercava il più possibile di ignorarlo, ma, quella notte, era più ubriaco del solito.
Notò a terra cinque bottiglie vuote, più una quasi finita in mano.
Gli si avvicinò pericolosamente, la camicia logora e puzzolente aperta, quello strano sorriso e l'alito che sapeva di alcool.
Indietreggiò, ma la vista di sua madre a terra, con il vestito strappato e il corpo tumefatto per le botte, gli fecero pronunciare un sibilato "bastardo", prima di cadere a terra e venir corrotto da quella belva che lo prese con violenza.
Ricorda il dolore lancinante, i lividi su tutto il corpo per le botte, l'umiliazione, lo schifo, il sangue che usciva copioso dalla sua entrata ormai dilaniata e le lacrime.
Aveva solo sedici anni quando sprofondò nell'inferno vero e proprio.
Ogni sera, dopo che quel bastardo si era divertito con sua madre, passava a lui e lo torturava per ore con quel violento fuori e dentro.
Essendo giovane durava e resisteva di più, erano queste le sue parole.
Poi, cominciarono i giri di clienti, la bestia aveva capito che poteva fruttargli denaro.
Dopo due anni di quell'inferno, la madre si suicidò buttandosi dal balcone, era arrivata alla fine, distrutta da quella vita.
Il suo inferno terminò l'anno successivo, quando, per disperazione, gli sparò un proiettile in fronte dalla pistola che teneva in casa. Ricorda il rumore dello sparo, ricorda la rabbia che fiammeggiava dentro di lui, il corpo di quello cadere in avanti, secco, i battiti del cuore e le mani tremanti alla vista dell'uomo stroncato a terra. Era tutto finito. Dopo tre anni quella vita si era conclusa, almeno, così sperava.
Per non lasciare prove bruciò l'appartamento inscenando un incidente, tanto nessuno avrebbe fatto luce ad un caso del genere nel Bronx.
Passò i successivi mesi da un amico. Quella vita lo aveva distrutto, disabilitato fisicamente e psicologicamente, ma cercò di reagire, era rimasto da solo e non poteva permettersi di crollare. Furono mesi difficili, le notti erano interrotte da incubi che lo facevano svegliare immerso in una pozza di sudore.
Poi, quando credeva di stare per riprendersi, ecco quell'offerta che — con il senno di poi — non doveva accettare, quell'offerta pericolosa che lo portò ad entrare nell'organizzazione per fuggire da quella vita di stenti.
Torna alla realtà, non vuole ricordare i primi tempi quando entrò a far parte dell'organizzazione. Non vuole ricordare cosa subì per mano di Joel, quei ricordi che si mescolano al suo passato, quando il patrigno lo inserì nel giro... Non cambiò poi molto e cominciarono le crisi, fortunatamente un Dio a tendergli la mano arrivò, Cole, in tutta la sua bellezza.
Si alza dal letto per una doccia ristoratrice, facendo nuovamente sprofondare quei ricordi nelle profondità del suo cuore ricucito.É passato già un mese da quando Adrian é stato ferito e costretto a letto.
Fin quando non si riprenderà del tutto, sarà Joel il suo sostituto.
É passato un mese dall'ultima volta che sono entrati in azione e stasera, finalmente, hanno nuovamente una missione da svolgere.
Piccola, non comporterà grossi problemi, ma non vedeva l'ora di ritornare a questa vita.
Per un mese intero é stato costretto a passarlo nella stessa stanza con quel biondino, senza poterlo toccare, senza fare niente. É stato logorante non riuscire a soddisfare i suoi lombi con la fonte del suo desiderio ed accontentarsi di sesso occasionale...
Più i giorni passano e più quel ragazzo lo attira in modo assurdo: le sue labbra, i suoi occhi, la sua pelle bianca come la luna, il suo fisico snello ma sensuale nei punti giusti. Tutto di lui lo fa impazzire. Il suo profumo dolce.
Ogni notte gli stessi pensieri, lui che si avventa sul biondo, gli strappa quella logora maglia che sembra quasi un vestito, essendo tre volte più grossa, avventa quelle labbra facendole schiudere e iniziando una danza famelica con la sua calda lingua, le mani che gli toccano il torace sottile scendendo giù, verso il bacino, aprendogli delicatamente le gambe e facendo scorrere, piano, un dito nella sua vergine entrata, mentre si bea della sua espressione ricca di lussuria, con le guance arrossate e piccoli gemiti che escono soavi dalla sua bocca.
Pensa a tutto questo e, mentre nei suoi pensieri affonda il suo membro tra la carne calda di quello, cominciando a spingere, nella vita reale la mano prende a far su e giù regalandogli, seppur amaro, un effimero piacere.
Torna alla realtà, son tutti pronti.
Sarà la prima missione che dovrà guidare con un membro esterno e, per di più, poco desiderato
« Bene... se ci siamo tutti, possiamo andare »
al cenno dei compagni, salgono sulla jeep sfrecciando nella notte.
C'é silenzio nell'autovettura, dallo specchietto retrovisore guarda di sfuggita Milo rannicchiato vicino alla portiera che guarda fuori, pensando sicuramente ad Adrian e al fatto che lo vorrebbe qua, il suo sguardo guizza a Joel, i lunghi capelli legati in una coda elegante, che guarda fuori ma, non appena incontra il suo sguardo felino e vede le sue labbra contorcersi in un sorrisetto, torna a concentrarsi sulla strada.
Accanto a sé, Will, con il capo girato di lato, perso a guardare i lampioni fuori che sfrecciano per via della velocità della jeep, le mani che si torturano, é agitato e come dargli torto... spera solo che vada tutto bene e che non sorgano complicazioni.
Arrivano puntuali sul luogo designato e, come da routine, si dividono: i due cecchini, Milo e Will, pronti a stabilirsi su un alto edificio per dar man forte ai due assaltatori, lui e Joel, pronti a portar a termine la missione con la loro prontezza.
Fa segno a Joel di seguirlo ma lo vede avanzare, sgranando gli occhi e sussurrandogli
« Hey! Hey, Joel! Fermo! »
lo raggiunge, prendendolo dalla collottola e sbattendolo al muro
« Hey figlio di puttana! Che cazzo pensavi di fare, é? Qui sono io che detto gli ordini, quindi cerca di seguirli o ti sparo una pallottola in fronte! Hai capito?! » sibila, guardandolo ferocemente negli occhi mentre vede quello fare spallucce
« Okay, okay... scusa... sono abituato a portare avanti la missione proprio come te e quindi mi devo solo abituare a stare sotto gli ordini di qualcuno, tranquillo... » sorride, lo lascia andare proseguendo nel locale.
Non tardano ad arrivare i primi scontri e Joel é veloce, scattante, sguiscia e tira colpi precisi, nonostante non si ritrovi un fisico possente, é straordinario.
Ecco che arrivano anche i cecchini a coprirli, ad abbattere i nemici nei loro punti ciechi.
Un uomo armato di mazza si materializza dietro Joel, Will esita, il dito non vuole premere sul grilletto, il fiato si fa corto
« Will! » é la voce di Milo a riportarlo alla realtà e a sparare quel colpo, salvando la vita a quell'uomo
« Will... tutto okay? »
« S — si... grazie Milo... »
tira un sospiro di sollievo, Will stava per mancare al suo compito, sa che non se lo sarebbe perdonato mai, ma capisce anche che la tentazione per lui di vedere Joel morto, é tanta.
Finalmente, dopo due ore e mezza di missione portata a termine con successo, possono far ritorno alla base.
Una volta arrivati, vedono Milo sparire, andando sicuramente da Adrian per comunicargli che é ancora qui, Joel, dopo un cenno con la mano fa ritorno in camera, mentre lui ferma Will in corridoio
« Cosa ti é preso Will? » lo vede abbassare lo sguardo
« Scusa Cole... lo so, lo so ho sbagliato... dovevo farlo subito e invece ho esitato »
« Will, devi cercare di non farti sopraffare dalle tue emozioni, dai tuoi desideri... lo so che vorresti vedere Joel morto, ma non é il momento e non durante una missione... lo dico per te Will... »
« Si, lo so... scusa ancora »
« Non preoccuparti... solo, fa che non succeda la prossima volta » vede quello alzare lo sguardo
« la prossima.... volta? »
« Si, Will... rassegnati, finché Adrian non si rimetterà, Joel sarà il nostro compagno di squadra... devi cercare di resistere » vede il ragazzo abbassare nuovamente lo sguardo e mordersi un labbro.
Dopo essersi accertato che abbia fatto ritorno nella sua stanza, é il suo turno di affrontare i propri desideri.
Entra e ad accoglierlo c'é il biondino steso nel letto che dorme, con un'espressione rilassata.
Si avvicina e si perde nel guardarlo.
Ora, ha un motivo in più per tornare vivo da queste missioni suicide.
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Chains
Storie d'amoreUn serial killer e un ragazzo dai penetranti occhi acqua marina, legati dalle catene del destino... Dove li porterà il loro incontro? Attenzione: NC - 17; esplicito