Drunk.

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Solo una cosa: Volevo ringraziarvi perché siamo a tipo 7k visualizzazioni, aiuto. Stranissimo, davvero. Anche se non siete tanto attivi, vedo che comunque piace. Va beh, ora vi lascio al capitolo. Buona lettura! 

Sono in una stanza, viso sporco e voce tirata; penso di aver gridato per una notte intera, si. Rido, rigirandomi nel letto mentre l'odore di alcool mi invade le narici.   
Ieri sera ho decisamente esagerato, che sarà mai un'altra delusione? Lui, lei, loro...
No ne vale la pena, sicuramente; tutte quelle urla, bottiglie infrante sul pavimento della mia stanza e gli occhi che bruciavano. Penso ancora che sia tutta colpa mia, ma è così. I sogni, i sogni sono premonitori: e le lacrime, il cuore che pulsava velocemente alla sua vista.
Quel sogno, quello dove qualcuno moriva. Forse, quella persona, rappresentava la mia anima schiacciata dalle aspettative di una vita migliore. Il destino aveva già scritto tutto, quel giorno. Mi inviava segnali a non finire, ma io sono stata troppo stupida per capirlo.
Ma adesso sono qui e Dio, quante volte avrò ripetuto questa frase nella mia vita? Quante volte sono scappata via? Tante, ma tante. E perché è una continua corsa, la vita, la mia vita che non smette mai di sorpendermi. Appare tutto perfetto ed un secondo dopo va tutto in frantumi! Ma non piango per lui, piango per me stessa. Andiamo, non sono una che piange per gli altri. Ho la mia dignità, almeno quel briciolo. Solo che, la convinzione, questa precisamente, l'ha mandata via. 
Così, adesso, sono solo un inutile pezzo di carne messo in piedi, senza un'anima. 
L'ho persa quando ho iniziato a credere in qualcuno e, sinceramente, non so se riuscirò a reggere tutto questo. 

L'ho capito solo perché sono tornati. Si, loro sono tornati, i cosiddetti "incubi", insieme a tutte le mie insicurezze. Le avevo schiacciate e sono stata così tanto brava a trattenerle, così tanto che mi merito un applauso. Dio, se solo potessi tornare indietro. 
Sierra dice che sto esagerando ma lei non capisce, ed inzio ad odiarla. Proprio come in passato, sto costruendo un muro intorno a me. Uno forte, senza una porta, indistruttibile. 
Ho ricevuto diverse chiamate, alcune da Sierra, altre da Dam e due da Evan.
Quest ultimo mi ha anche inviato un messaggio: "Perché sei andata via?", sfortunatamente, mentre ero ubriaca persa. 
Un messaggio vocale sentito il giorno dopo la mia notte di pazzia, dove gridavo parole a caso, ma che avevano un gran significato, mentre in sottofondo, la musica della discoteca in cui mi avevano portata mi rompeva i timpani: "Sarei dovuta rimanere lì? Non pensavo fossi propenso alle cose a tre! Propenso, che gran parolone. Me l'ha detto Ivan, sai, lui si che è carino!"
In realtà, non c'era nessun Ivan. Ero sola, seduta in una sedia, mentre come una pazza guardavo le coppie baciarsi. 
Mi sono divertita, però. 
Come risposta ho ricevuto uno stupido: "Salutamelo. Ti chiamerò domani mattina."
Avevo riso a quell'affermazione, le lacrime agli occhi e la consapevolezza che il giorno dopo mi avrebbe chiamata, mi avevano dato la forza di tornare a casa. 
Ed indovinate un po'? Nessuna chiamata. 

Angolo autrice:

E bang, un altro capitolo pieno di tristezza, che bello. Capitolo schifoso, lo so. Scusate se non ho aggiornato ma, come ho detto nell'altra storia "The Fallen Heart", che vi invito a leggere, non ho avuto né voglia, né ispirazione per scrivere. Ma mi scuso comunque, perché ad alcune piace, non so perché, questa storia quindi vi prometto che cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana, sempre se sarete attivi. 

Al prossimo aggiornamento! xx

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