Goodbye, Hamilton.

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Pov's Zoey

Sono passate quasi tre settimane dall'inizio della scuola ed il mio sistema nervoso sta dando i numeri, per questo. Non ho voglia di alzarmi alle sette per tornare là dentro, dopo ben cinque giorni di assenza da quel manicomio di psicopatici repressi senza un briciolo di dignità.

E ringrazio questa cavolo di febbre, perché non avrei sopportato un'ora di più le continue domande di Sierra e le contiue occhiate di Evan.

Dopo quel sogno, - chiaro incitamento a non parlare più con Evan - non gli ho più rivolto la parola. Non ho bisogno di una triste storia d'amore, né tanto meno di una nottata con una persona che conosco da pochi giorni, ma che è nei miei sogni, o meglio, nei miei incubi, costantemente. O forse si.

Non sono una che cerca affetto da ogni dove, pretendendo coccole e paroline dolci alla prima vista. Stare lontana da lui è meglio, così da non poter sentire il suo odore, o vedere le sue labbra che mi incitano costantemente ad andare da lui e saltargli addosso. Ma no, io non sono così, sono migliore.

Prendo il telefono, digitando il numero di Sierra, ormai impresso nella mia mente come la tabellina del due. Al primo squillo, fortunatamente, risponde:

- Pronto? -

- Razza di idiota, a quest'ora dovevi essere già qui per studiare. Non ho intenzione di perdere tempo, né di ricevere una nota per colpa tua! Quindi smuovi quel culo che tanto invidio e vieni qui! - sbraito, manco fossi un cane a cui non danno del cibo da cinque giorni.

-Vedo che sei di buon umore, tesoro. E si, ti voglio bene anch'io. - dice, prendendosi gioco di me.

- Ma smettila! - la riprendo.

- Ok, ok. Mi dispiace, ma non posso venire. Hai presente Caroline? È arrivata a casa mia tutta allegra, e come se fossimo migliori amiche mi ha portato in un centro commerciale a me sconosciuto. Le ho detto che dovevo stare con te ma... sai com'è fatta, nessuno può dirle di no. Tranne tu, ovviamente. - sbuffa, tossendo leggermente.

- Dio mio appena trovo quella ragazza le stacco la testa e la butto in una vasca piena di squali, per poi fotografare il tutto e postarlo su Facebook con una faccina sorridente, quella da maniaca dopo una visita dal psicologo. - dico, immaginando la scena.

- Disgustoso, inquietante. Mi piace. - ridacchia Sierra. - Ma veniamo a noi. Ho previsto tutto. Ho chiamato una persona perfetta per venire a casa tua, sarà li tra circa... cinque minuti? Forse anche meno. -

- Sai che odio gli estranei, Sierra. -
- Ma infatti questo non lo è. Ora vado, ci sentiamo. Divertiti! Ciao carina! -

Chiude la chiamata, ed io mi ritrovo ancora in pigiama, quello rigorosamente ricoperto di stelline - io adoro le stelline, per l'Angelo! - e con una tazza piena di Nutella e panna davanti.

Non ho intenzione di sistemarmi, tanto o sarà Dam o qualche ragazzina rompi palle della mia classe. Dopotutto, sono a casa mia, è normale essere in pigiama. Non credo che tutte le ragazze stiano a casa loro con i tacchi e le minigonne. Neanche quella troietta di Stephenie della 5°B, e questo è tutto dire.

Circa cinque minuti dopo, - tempo impiegato a mangiare il contenuto di metà tazza - bussano alla porta ed io mi affretto ad aprire.

"Cia- ah, sei tu." Prevedibile da parte di Sierra, non ho altro da dire.

"Anche io sono contento di vederti" sorride falsamente, superandomi con fare sicuro e quasi scocciato. Si sofferma davanti le scale, per poi girarsi verso di me. "Stelline, sul serio?"

Drunk in love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora