Un piccolo Holmes

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 John intanto aveva insegnato a Miles a preparare il tè, e affidò il vassoio al piccolo.

Fu diligente riuscì a non rovesciarlo, teneva la tazzina, ma traballava e Mycroft lo aiutò a versare il tè. La tazza, colma era nelle salde mani di Mycroft.

Bevve del tè, ma non era proprio la sua bevanda preferita. Si guardò intorno e girò per la stanza. C'era un mondo da scoprire, così si mise a guardare interessato. Vide delle foto sulla scrivania, mentre gli Holmes parlavano insieme a John.

Miles si fece serio, li interruppe. "Zio, papà, posso chiedervi una cosa? "

"Certo." Mycroft lo fissò un po' in allarme. Sapeva che era curioso.

"Ho una zia di nome Eurus? " Un silenzio sgradevole si diffuse tra gli Holmes. Mycroft si strinse le mani sulle ginocchia.

"Come lo sai piccolo?" John fu l'unico che parlò.

" C'è una foto, con dietro scritti tre nomi. Mycroft, Sherlock, Eurus. Ma lei nella foto non c'è, perché? È morta come la mamma? " Mycroft si alzò irritato. Certo non era morta la sorella, ma li aveva quasi uccisi. Infilò le mani in tasca e scivolò con lo sguardo verso la finestra. Non voleva parlare di Eurus, specialmente a Miles.

Fu Sherlock vista la reazione di Mycroft che rispose. "Eurus è nostra sorella, e quindi tua zia, ma è molto malata Miles è in un ospedale speciale. Ha fatto delle cose cattive. Ti racconteremo di lei, ma non ora. " Miles avvertì il dolore nella voce dello zio, mentre suo padre era di spalle alla finestra. Non partecipava alla conversazione, la sua mente si accaniva al pensiero che per mano di quella sorella, che tanto aveva amato, avrebbe potuto essere morto. E di conseguenza avrebbe dannato anche Miles.

"Scusami zio." Poi si voltò. "Papà, non lo farò più." Miles la voce rotta, lo avvicinò con timore, allungò la manina, il capo chino.

Mycroft si risvegliò dal torpore si rese conto di aver reagito malamente, prese la sua manina fredda. "Miles, scusami, non è successo niente, stai tranquillo. Sono imperdonabile." Si chinò su di lui. "Va tutto bene."

"Ti ha fatto così male la zia? Ti proteggerò io, non devi avere più paura." La voce ferma del piccolo, la sua innocente determinazione gli accecò gli occhi, si sarebbe sotterrato per il suo stupido comportamento. Era Miles che si curava di lui, e non viceversa. Il piccolo ometto gli gettò le braccia al collo e non lo mollò più. Tanto che Mycroft dovette prenderlo in braccio.

Sherlock si avvicinò e lo massaggiò sulla schiena. "Miles, non avere paura. Siamo una famiglia. E le famiglie si aiutano. Anche quando qualcuno sbaglia. È allora che lo si ama di più."

Mycroft sentì il cuore rompersi in tanti piccoli pezzi, lo accomodò sulla poltrona, con delicatezza. Ma rimase muto incapace di consolarlo. Sherlock lo trascinò via mentre John si prese cura di lui.

"Comportati da uomo, prima che da padre." Gli sussurrò piano. "È un bambino spaventato, ti conosce solo da poche ore, vedi di regolarti. Togliti dalla testa Eurus e quello che poteva succedere, sei qui ora! Basta rimpianti occupati di lui come hai fatto con me, stupido! "

Il vecchio Holmes annuì con la testa china. Poi sorrise "E' già la seconda volta che mi offendi oggi! Però me lo merito."

Risero insieme stemperando la tensione. "E andrò per la terza se non cambi atteggiamento." Caddero giù sulle vecchie poltrone.

John intanto aveva portato Miles da sua figlia. Fu presto seduto sul pavimento attorniato dai suoi giocattoli. Era un bambino infondo, prese a giocare con Rosie che già strillava compiaciuta. Rosie iniziò subito a toccarlo, a tirargli i capelli, a pizzicarlo ficcando le sue manine paffute dappertutto.

Un papà speciale per Miles Holmes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora