Padre e figlio

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L'auto partì lentamente evitando scossoni inutili. Con l'aiuto dell'autista, portò Miles in casa, sussurrandogli piano all'orecchio che erano arrivati. Lo mise nel letto matrimoniale, le luci soffuse, gli infilò il pigiamino con gli orsetti colorati che gli aveva acquistato Anthea. Miles si agitò un po' lo chiamò più volte. Ma presto piombò nel sonno.

Rimase un poco al suo fianco, poi scese a prendere dell'acqua e le pillole. Si preparò per dormire con lui.

Si stese al suo fianco. Guardò quel corpicino esile. E provò una tenerezza dolorosa. Come poteva un bambino sopportare tutto quel tormento? Miles aveva sofferto la perdita di Amanda in modo così devastante e ora si ritrovava con padre difficile. Si appoggiò al cuscino guardando il soffitto, non riusciva a capacitarsi di avere un figlio. La sua vita scorreva piatta e senza emozioni, lui era il suo futuro da riscrivere. Una lacrima bruciante gli scese lungo le guance. Non succedeva da secoli, non si ricordava nemmeno se avesse mai pianto. Si addormentò, estenuato con la mano stretta in quella di Miles.

Quando il primo sole filtrò da sotto le tende, Mycroft si risvegliò. Faticò a mettere a fuoco, poi la mente gli esplose, si girò, trovò Miles abbracciato a lui. Il piccolo gli aveva infilato la manina sotto la giacca del pigiama ed era a contatto con la sua pelle, giusto sopra al cuore. Miles si era assicurato che il cuore di ghiaccio del suo strano papà, battesse. Aveva pura di restare solo. Increspò le labbra, chiuse gli occhi. Un bel respiro profondo: non era un bene che Miles diventasse così apprensivo. Cercò di alzarsi, ma Miles si svegliò, borbottò il suo nome storpiandolo e lo trattenne. Voleva le coccole. Ma mycroft non capì.

"Stai meglio? Vado solo a prepararti la colazione." Miles annuì, non disse nulla, era stranamente silenzioso. Mycroft non diede peso alla cosa e scese in cucina. Non si rese conto di non averlo nemmeno sfiorato. Arrivò poco dopo, in pigiama e con delle ciabattine buffe. Era adorabile, quel piccolo ometto! Ma un'aria triste sul suo visino, lasciò perplesso il padre.

"Oggi latte e biscotti, contento? " Il bambino si limitò a sedersi silenzioso.

"Cosa c'è? Non sei allegro come al solito. " Mycroft tentò di avvicinarsi, ma il piccolo si ritrasse.

Rimase sconcertato. Si voltò per nascondere la delusione.

Portò il latte, lo versò e lo lasciò mangiare senza forzarlo.

Forse Miles cominciava ad accorgersi che lui non era proprio il padre che desiderava. Aspettò di vedere il suo comportamento. Mangiò silenzioso dondolando le gambette. Mycroft rispose a poche telefonate di lavoro, informò il fratello che Miles stava bene. Non gli accennò del suo atteggiamento di distacco.

Miles si alzò andò a rovistare nel suo zaino. Lo vide prendere un libro e appartarsi sul vecchio divano di fronte al camino. Sprofondò di colpò dentro sé stesso, negli abissi della sua insicurezza. Essere padre era un impegno disastroso, si fece forza temendo un rifiuto ma si avvicinò.

"Miles, dimmi ho fatto qualcosa che ti è dispiaciuto? Oggi mi allontani. Perché? " Gli si sedette vicino cercando di non avvicinarsi troppo.

"Mi manca la mamma, vorrei tornare a casa. Non sapevo che stare con te fosse così difficile, sei così...così..." Piagnucolò, il vecchio Holmes aggrottò la fronte.

"Non sono quel padre che volevi. Posso capirlo, non mi vorrei nemmeno io come padre!" cercò di essere divertente, mentre si sentiva morire dentro. Prese una decisione dolorosa.

"Ti lascio la scelta Miles. Se non vorrai stare con me, ti troverò una famiglia che ti voglia bene, con una mamma e dei fratelli, che ti cresca con amore. " Avrebbe fatto un passo indietro se lui non l'avesse voluto. Era il padre biologico, ma un completo fallimento emotivo. Si passò lentamente una mano sugli occhi malinconici. Miles se ne accorse.

Gli prese la mano libera, l'Ice man lo guardò incerto e mormorò con aria rassegnata. "Non posso darti di più di così, Miles non so fare il padre e non sono nemmeno affettuoso. Non so a cosa ti piace giocare, quello che leggi e soprattutto di cosa hai bisogno. Mi dispiace." La voce incrinata, Miles sentì che Il suo papa speciale stava soffrendo.

"Io ti voglio bene! Ma è così faticoso sei...sei...così complicato, papà! Ma voglio stare con te lo stesso." Si tirò su e lo fissò con aria risoluta. "Ti insegnerò a diventare un bravo papà. Col tempo sono sicuro che diventerai il migliore del mondo!"

Miles lo assalì con un abbraccio e lo baciò sulla guancia con una forza eccezionale per un bambino esile come lui.

"Papà, prova a darmi un bacio anche tu. È così che si inizia." Mycroft non si ricordava nemmeno come si baciasse, si intenerì prese il figlio sulle ginocchia e cominciò a baciarlo sulla fronte, sulle guance sulla punta del naso, anche nei capelli mossi.

"Papà, ora sono troppi! " Miles rise, allungando le mani sul suo collo e pizzicandolo. Gli tirò la cravatta. Scherzò con leggerezza. "Papà. Ti voglio bene." Poi si fece serio. " Mi porterai a trovare la mamma a Edimburgo? Voglio portarle dei fiori e voglio che veda che sono felice. Lei lo sapeva che mi avresti voluto bene."

Mycroft fece scendere Miles. E annuì. Un sorriso luminoso sul volto ringiovanito.

"Faremo il viaggio insieme, in auto e andremo da Amanda. Vedremo tutta la campagna inglese. E il luogo in cui sei nato." Mycroft scompigliò i capelli neri, disordinati del figlio.

"Miles, ti voglio tanto bene anch'io. Aiutami a diventare un buon padre, cerca di essere paziente con me. Ho molta strada da fare, e tante cose da imparare." Sussurrò gentile.

"Certo, papà, vedrai non sarà difficile. Sei un papà speciale. Lo so."

Si strinsero forte, consapevoli entrambi che il viaggio era appena iniziato. Sarebbe stato pieno di insidie ma anche pieno di momenti piacevoli. Mycroft e il piccolo Miles erano decisi a percorrerlo insieme mano nella mano.

Un papà speciale per Miles Holmes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora