𝟯𝟬. 𝗦𝗰𝗿𝗲𝗮𝗺𝗶𝗻𝗴

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Fa freddo. Nonostante sia ormai quasi ora di pranzo, il cielo è coperto di nuvoloni e la neve continua ad impervestare per le strade. Stringo maggiormente la presa sulla mano di Bokuto, che mi segue mentre entrambi ci dirigiamo fuori dai cancelli di scuola. Non ha più aperto bocca, e continua a rimanere in silenzio anche ora che siamo giunti nel piccolo parco spoglio a poca distanza dal giardino scolastico.

Le panchine sono vuote, tutto è deserto.
Se non fosse per noi e per i piccoli fiocchi di neve che cadono con gentilezza al suolo, la scena sembrerebbe priva di vita.

Una rabbia strana fa leva sul mio petto, un peso asfissiante continua a farmi sentire impotente. Perchè di fronte all'espressione spenta e agli occhi vuoti di Bokuto, è proprio così che mi sento. Impossibilitato a fare qualsiasi cosa.

Incapace.
Immobile.

Ma mi ripeto che posso ancora aiutarlo. Posso ancora cambiare. Posso ancora sperare di riuscirci.

Me l'hai insegnato tu, d'altronde.

Proprio quando pensavo di non esserne più in grado, ho pianto nuovamente. Ho persino riso. Mi sono innamorato. Sono tornato a sperare.

Ho cercato di cambiare il modo in cui vedevo le cose. Ho realizzato che se avessi continuato a non fare niente, allora non avrei potuto pretendere che le cose si sarebbero potute aggiustare da sole.

«Bokuto.», lo richiamo appena, riuscendo finalmente a far incrociare i nostri sguardi. Stringo maggiormente le sue mani mentre le sue iridi dorate continuano a squadrare con una tristezza velata il mio volto. Anche lui rafforza la presa, riuscendo a riscaldarmi il petto.

«So che sta succedendo qualcosa. Perchè non vuoi parlarmene?», domando in un sussurro, sentendo gli occhi pizzicare di fronte al suo silenzio persistente. Lo vedo scuotere appena la testa, abbassando lo sguardo sulle nostre mani ben salde le une alle altre.

«Perchè dovrei?», quasi sbarro gli occhi alle sue parole sussurrate, mentre Bokuto torna a guardarmi con un'espressione affranta disegnata sul volto. «Perchè dovrei parlarne se significherebbe solamente far sentire male anche te? Non voglio che tu ti preoccupi per me. Non ce n'è motivo, Akaashi, io-»

«Stai dicendo che non vuoi condividere ciò che ti tormenta con me perchè temi che io stia male?», lo interrompo bruscamente, riuscendo a farlo sobbalzare. La rabbia che prima continuavo a percepire alla bocca dello stomaco sta velocemente espandendosi. Sembra quasi mischiarsi ad un senso di delusione che, in poco, riesce a risalirmi fino alla gola. Bokuto mi rivolge nuovamente quello sguardo triste che tanto odio vedere sul suo volto.

Il sangue mi ribolle nelle vene mentre stringo maggiormente la presa sulle sue mani. Ho notato come abbia cercato di sfilarsi dalla morsa, ma non lascerò che lo faccia. Non gli permetterò di rintanarsi in se stesso, come ho sempre fatto anche io.

Anche a costo di farmi odiare.

«È ovvio che starei male. Starei malissimo, Bokuto!», quasi vorrei urlarglielo, ma riesco a trattenermi appena, nonostante non riesca a trattenere le lacrime che ora scendono copiose sul mio volto. «Ma starei male insieme a te. Staremmo male insieme! E se fossimo insieme, non mi importerebbe nemmeno di stare male. Se standoti accanto posso alleggerire il tuo dolore, vorrei poterlo fare sempre! Vorrei addossarlo tutto sulle mie spalle, se mi fosse possibile!», mi avvicino maggiormente a lui, continuando a fissarlo negli occhi ormai lucidi. Digrigno i denti, percependo un nodo fin troppo grande formarsi all'altezza della gola. Non riesco a mandarlo giù.

Non riesco a sopportarlo.
Stringo la presa, ancora.

«Sai cos'è che mi fa più male?», la mia voce trema appena a causa del pianto, ma Bokuto continua a guardarmi, così a pezzi da far male.

𝗟𝗼𝘀𝗶𝗻𝗴 𝗬𝗼𝘂 | 𝗕𝗼𝗸𝘂𝗮𝗸𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora