Rabbrividisco. I polmoni bruciano in cerca di aria mentre i muscoli fremono per lo sforzo e la fatica. Non sento più le mani, nè il volto. Fa freddo.
I miei occhi sono ancora puntati nei suoi.
Mi guarda da lontano, proprio come nel mio sogno.
Nel mio incubo.Indossa il solito cardigan color panna.
È quello che papà le aveva regalato per il suo ultimo compleanno.Non ha una giacca.
Sta tremando.Ma la cosa non sembra turbarla.
Per la prima volta, in tutta la mia vita, ho paura di lei.
Ho paura dello sguardo che mi sta rivolgendo.Ho paura di aprire bocca.
Ho paura di sentire ciò che lei risponderebbe.Ho paura che non mi risponderebbe più.
Ho paura di averla già persa.Non la riconosco più.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Mamma non dice nulla. Continua solo a guardarmi, mentre si stringe nelle spalle.
Vorrei dirle di spostarsi dal mezzo della strada.
Vorrei dirle che è pericoloso.Vorrei chiederle cosa ci faccia qui, su questo ponte.
Vorrei che tornasse a casa insieme a me.Sobbalzo quando, però, la sua voce spezza la quiete della campagna che ci circonda.
«Sei cresciuto, Keiji.», sbarro gli occhi. Mi viene naturale piangerle davanti, questa volta.
Non era mai successo.
Ho sempre cercato di nascondere le lacrime, se in sua presenza. Anche prima della morte di papà. Non ho mai voluto mostrarmi vulnerabile a lei, che è sempre stata una donna invulnerabile.Non ha mai amato venir contraddetta, non voleva mai dar ragione ad altri, pur essendo nel torto. Mi ha sempre indirizzato sullo studio, per evitare di finire a vivere una vita come la sua, in fondo.
So quanto fosse contraria ad ogni distrazione che potesse allontanarmi da quell'obiettivo che lei si era già prefissata per me. Non voleva vedermi perdere tempo. Non voleva vedermi giocare a pallavolo.
Nonostante questo, mi ha sempre amato a modo suo. Un modo testardo, in parte egoista.
Eppure lei bussava sempre alla mia porta quando piangevo. Se ne accorgeva sempre, ma stava al gioco.
La sentivo avvicinarsi alla mia stanza, ma non entrava mai. Era lì, sapeva che riuscivo a scorgerla appena.
Aspettava qualche secondo prima di ritornare in cucina.La cosa mi scaldava sempre il petto. Paradossalmente, riuscivo a comprendere il perchè del suo dissenso. E riuscivo anche a percepire il bene che lei mi esprimeva, la sua preoccupazione. La sua premura nell'accorgersi che non le avrei mai perdonato l'entrare nella stanza per guardarmi piangere.
Ho sempre pianto da solo, e lei ha sempre saputo che avevo bisogno di restare solo, in quei momenti. Non ha mai cercato di farmi sentire vulnerabile per questo, nonostante io mi sentissi vulnerabile ugualmente al solo piangere.
Pensavo fosse da bambini. Da persone deboli.
Ora, però, non mi interessa più.
Non voglio più nasconderle niente.
Non voglio più sentirmi un bambino nel piangere.Vorrei che piangesse anche lei.
Vorrei che tirasse fuori quello che ha dentro.
Vorrei che mi urlasse in faccia qualcosa, pur di vederla reagire.Vorrei solo che fosse nuovamente felice, anche se solo con me.
Sì, sono cresciuto.
«Mamma...», esalo in un sussurro, ma nel suo volto niente si smuove. La solita facciata inespressiva è ancora lì. Continua a guardarmi.
«È il tuo compleanno.», la sua voce torna a spezzare il silenzio e, questa volta, mi gelo sul posto.
Il cuore ha un tonfo. Non riesco a fare altro che lasciar cadere la bici per potermi avvicinare a lei. È istintivo. Lacrime calde mi infuocano la pelle non appena la stringo tra le mie braccia. Affondo la faccia tra i suoi capelli, iniziando a singhiozzare sempre più forte. Sentire nuovamente il calore del suo corpo riesce a farmi rabbrividire, in modo del tutto contraddittorio.
Mamma non ricambia, ma non importa.
Non si era mai ricordata del mio compleanno.
Non aveva mai detto cose simili, prima.Mamma è ancora qui.
Si ricorda di me.Sorrido quasi fino a provare dolore alle guance.
«Già. È oggi.», annuisco appena, continuando a tenerla stretta a me. Non ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che l'ho abbracciata. Non ricordo più nemmeno com'era abbracciarla.
Singhiozzo appena, stringendo maggiormente la presa.
«Ti voglio bene, mamma...Davvero...Ti voglio davvero bene...», sussurro tra le lacrime, tirando su col naso.
Mamma continua a non dire nulla.
Non so cosa le passi per la testa.Non so perchè sia qui.
Non so nemmeno perchè si è ricordata del mio compleanno.So solo che devo riportarla a casa.
Deglutisco prima di indietreggiare per poter tornare a fronteggiarla.Non ha mutato espressione rispetto a prima.
«Sei diventato grande.», parla ancora, continuando a guardarmi negli occhi. Tiro su col naso prima di sorridere ancora una volta tra le tante lacrime che ancora continuano ad inondare il mio volto.
«Sì...», annuisco, stringendomi nelle spalle. Mi sembra passata un'eternità dall'ultima volta che le ho parlato normalmente. Sto quasi iniziando a dimenticare la mia vecchia routine, i giorni monotoni che si concludevano con la solita cena alle nove di sera, papà e mamma seduti ai soliti posti che si prendevano in giro a vicenda su quanto facessero pena i piatti cucinati dall'uno e dall'altro. Le risate e le litigate, le mattinate frettolose in cui tutti dovevamo andare in bagno nello stesso momento, le gite in montagna e le ore di traffico che ogni volta incontravamo per strada. La normalità che davo per scontata.
Quella vita che ora mi sembra così lontana e che prima non ho mai apprezzato fino in fondo, adesso mi manca come l'aria.
Perchè in quei giorni, anche se ce ne dimenticavamo, eravamo felici. Stavamo bene. Eravamo insieme.
Perchè è finita così, invece?
Perchè quella normalità mi è sfuggita così in fretta dalle mani?Perchè non mi sono accorto prima di quanto fossi fortunato?
«Mamma, è tardi adesso...Sta nevicando...Dobbiamo tornare a casa...», la mia voce trema appena mentre accenno un sorriso, provando ad allungare una mano per poter prendere la sua. Lei sembra smuoversi, però.
Il suo volto si contrae in una smorfia offesa. Quasi mi spavento. Mi guarda confusa, un cipiglio sul volto.
«No, Keiji. Dobbiamo incontrare tuo padre. L'hai dimenticato?»
HEY HEY HEEY
INCREDIBILE MA VERO CE L'HO FATTA PER TEMPO AD AGGIORNARE wow non mi riconosco nemmeno :")
è tardissimo ma ok, detto ciò, spero as always che stiate tuttx bene e che passiate una splendida giornata/nottata! siete tuttx validx!
ly <33
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𝗟𝗼𝘀𝗶𝗻𝗴 𝗬𝗼𝘂 | 𝗕𝗼𝗸𝘂𝗮𝗸𝗮
Fanfiction«Perché perdere te sarebbe come perdere una parte di me.» 𝗔𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲! Questa storia tratta di tematiche forti come la depressione e il suicidio. Leggere a propria discrezione.