𝟱. 𝗛𝗲𝘀𝗶𝘁𝗮𝘁𝗶𝗻𝗴

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È passata quasi una settimana dall'ultima volta in cui ho parlato con Bokuto. Dopo essere sceso dalla metro, lui è rimasto lì dato che la sua stazione di destinazione distava ancora qualche fermata. Mi ha salutato in modo così energico che molte persone si sono voltate verso di lui, addocchiandolo storto. Io ho semplicemente alzato una mano in segno di saluto, guardandolo scomparire insieme al convoglio, poco dopo.

Da quel giorno, non mi è più capitato di incontrarlo in metro, né a scuola. L'unico posto in cui spesso lo vedo è il solito campo all'aperto, dove si allena negli intervalli con quelli che ho dedotto essere i suoi compagni di squadra. A volte mi piace osservarli giocare da lontano, scrutandoli dalla solita finestra accanto al mio banco, sapendo bene che non potrò mai essere come loro, né fare ciò che fanno loro.

Questa mattina sono arrivato al solito orario, ma non mi va di passare in caffetteria. Inizio a camminare immergendomi nei miei pensieri, senza prestare troppa attenzione a dove i miei piedi mi portino. Solo quando mi ritrovo nei pressi del campo in cui si allena Bokuto mi rendo conto di essermi allontanato inconsciamente dall'entrata della scuola. Mi guardo intorno, non vedendo nessuno nei paraggi. D'altronde, è mattina presto e mancano ancora una ventina di minuti all'inizio delle lezioni.

Deglutisco, prima di avvicinarmi lentamente all'edificio della palestra, esitando appena. Non so bene perché lo stia facendo, so soltanto che voglio osservarne l'interno. Nonostante ora io sia uno studente del secondo anno, l'anno scorso non ho mai avuto l'occasione di entrare nella palestra principale - abbiamo sempre usato quella secondaria, più piccola e più vicina alla nostra classe.

Quasi sussulto, però, nell'udire delle pallonate non appena mi avvicino alla porta di emergenza che noto socchiusa. Deglutisco, nel panico, sapendo bene che farei meglio ad allontanarmi ed andare, magari, in biblioteca. Eppure non riesco a farlo. Continuo ad avvicinarmi alla porta bianca, fino a quando non riesco a sbirciarvi attraverso l'apertura.

Il cuore mi sale in gola nel notare l'unica persona di spalle che sembra presente all'interno della palestra. Un'altra alzata mentre lo vedo saltare veloce, innalzando un braccio in aria, seguito dall'altro che colpisce la palla con una forza spaventosa, finendo per rimbalzare con potenza nell'altra metà del campo oltre la rete.

Rimango a bocca aperta, mozzafiato, mentre l'eco della schiacciata rimbomba tra le mura e un brivido mi scuote appena, quasi come se una folata d'aria mi avesse investito in pieno, facendomi tremare le dita.

Incredibile.

Percepisco immediatamente l'adrenalina scorrermi nelle vene, smuovendomi lo stomaco, mentre il cuore torna a rimbombarmi nelle orecchie.

È davvero incredibile.

Bokuto si accovaccia subito dopo a terra, cercando di riprendere fiato. Solo adesso noto il numero sulla sua maglia ufficiale: 4. Lo vedo passarsi le mani tra i capelli scompigliati prima di rialzarsi, pronto ad una nuova schiacciata.

Deglutisco, non riuscendo a fare altro che ammirarlo.
Continua a schiacciare palle senza fermarsi, pieno di energia, mentre io continuo a fissarlo stupefatto, incapace di comprendere come il solo vederlo schiacciare sia riuscito a farmi sentire così vivo. Così pieno di adrenalina. Così voglioso di alzargli la palla per vederlo schiacciare. Così pronto a rischiare tutto pur di tornare a giocare.

E sbatto gli occhi, in un istante di lucidità, spaventandomi dei miei stessi pensieri e delle mie stesse emozioni. Arretro appena, deglutendo.

Io non posso.

Solo quando sento da lontano la campanella dell'edificio scolastico mi rendo conto che sono già le otto e che sono rimasto a guardare Bokuto allenarsi per venti minuti interi, senza nemmeno accorgermene.

Sussulto, mentre noto il ragazzo stendersi a terra, col fiatone, mentre si passa sfinito un asciugamano sulla faccia. Terrorizzato, tremo ancora mentre mi allontano definitivamente dalla palestra - e da Bokuto.

In pochi attimi sto già correndo via verso l'entrata principale, sperando di poter arrivare in tempo prima che lo faccia il professore.

* * *

La giornata passa lentamente e non mi stupisco di non vedere Bokuto e la sua squadra fuori in campo durante gli intervalli dato il brutto tempo di oggi. Quando esco da scuola la pioggia imperversa ancora e mi stringo nella giacca, maledicendomi per non aver portato un ombrello per precauzione, questa mattina.

So che aspettare che smetta non servirebbe, quindi mi preparo aggiustandomi il cappuccio in testa, proprio quando qualcuno mi urta, seppur leggermente.

«Akaashi? Sei tu! Hey! Come stai?», quasi sussulto nel trovarmi di fronte il solito sorrisone di Bokuto a pochi centimetri dalla faccia. Arretro d'istinto, sbattendo più volte gli occhi per accertarmi di non starlo immaginando.

«Bokuto? Cosa ci fai qui?», mi rendo conto della domanda stupida solo una volta averla fatta. È ovvio che anche lui sta uscendo da scuola. Bokuto sorride ancora di più. «Stavo per andare in palestra, ho gli allenamenti fino alle sei.», mi spiega indicando il suo borsone in spalla. Annuisco, deglutendo, rammentando subito la scena di questa mattina. Deve essere davvero bravo a giocare.

Vorrei vedere una sua partita, una volta.

«Tu stai tornando a casa?», mi domanda improvvisamente, ridestandomi dai miei pensieri. Annuisco semplicemente, vedendolo aggrottare le sopracciglia. «Non hai l'ombrello?», chiede di nuovo, al che abbasso lo sguardo, in difficoltà.

«No, ma-», prima che possa finire, lui mi interrompe. «Ma sta diluviando, Akaashi! Tieni, prendi il mio, puoi ridarmelo quando vuoi!», senza esitare un attimo Bokuto mi affida il suo ombrello dalla fantasia bizzarra - è completamente ricoperto di gufi stilizzati - e mi sorride nuovamente.

«Grazie, ma davvero, non-», ritento, ottenendo lo stesso risultato. Bokuto, infatti, sembra non voler sentir obiezioni.

«Smettila di fare il modesto, è solo un ombrello! Ora devo scappare, ma conto di rivederti presto! Non ammalarti, copriti bene! E prenditi cura del mio ombrello, è molto importante per me!», Bokuto mi sistema meglio il cappuccio sulla testa prima di salutarmi nuovamente. La sua faccia allegra svanisce poco prima che possa fermarlo, lasciandomi solo nell'atrio ormai vuoto. Stranamente, ho trattenuto il fiato fino a quando non l'ho visto andarsene definitivamente.

Sospiro, lanciando un'occhiata all'ombrello che ho tra le mani. Anche se vorrei evitarlo, non posso fare a meno di sorridere lievemente.

È proprio strano.
È così gentile con me.
Nessuno è mai stato gentile con me.

HEY HE HEY

doppio aggiornamento again a mezzanotte perché di notte non dormo rip 👀

𝗟𝗼𝘀𝗶𝗻𝗴 𝗬𝗼𝘂 | 𝗕𝗼𝗸𝘂𝗮𝗸𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora