Capitolo 5.

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La festa pre partenza di Fede aveva assunto una piega eccessivamente alcolica.

Cesare, appoggiato con la schiena alla portafinestra del terrazzo, sorseggiava una birra mentre guardava i suoi amici.

Aveva già bevuto abbastanza, la birra serviva per ridurre il consumo di alcol, o così credeva la sua mente ormai poco lucida.

Si fermò a guardare Clara che sorseggiava il suo drink da un bicchiere di carta rosso e rideva a qualcosa che Tonno aveva appena detto.

La sua mente tornò a quello che era successo quella mattina, alle sensazioni che aveva provato e quasi mosse un passo per andare da lei e dirle tutto.

Probabilmente insieme sarebbero potuti venirne a capo, insieme avrebbero capito il vero motivo di quel mostro verde che gli stringeva il petto ogni volta che Clara usciva con qualcuno.
Insieme, come avevano sempre fatto.

Il  primo passo Cesare lo mosse davvero, ma improvvisamente qualcuno lo fermò, mettendogli una mano sulla spalla.

Si girò di scatto, consapevole di aver perso la sua opportunità per parlare: l'attimo era fuggito.

Nelson, davanti a lui gli sorrideva.

"Ti va di venire dentro un attimo?"
Gli chiese.

Cesare annuì, bevendo un altro sorso di birra ed entrando in casa.
Nelson andò in cucina e stranamente si mise a lavare i piatti.
Cesare pensò di essere così ubriaco da avere le allucinazioni.

"È vero quello che vedo?" Chiese infatti.

Nelson gli fece il dito medio e sorrise.
"Sono quello più sobrio e Fede domani pomeriggio ha l'aereo. Se non mettiamo un minimo a posto domani non parte"
Disse, pulendo un piatto e mettendolo nel lavello.

Cesare si sedette sul tavolo e continuò a bere la sua birra, certo che quello non fosse il motivo per cui Nelson lo aveva invitato ad entrare.

"Però volevo anche parlarti" Disse infatti l'amico dopo poco.

Annuì, bevendo l'ultimo sorso di birra e mettendola sul tavolo.
"Ti ascolto".

Nelson sbuffò e riprese fiato prima di dire:
"Sicuro che vada tutto bene per quello che è successo ieri notte?".

Cesare sorrise.
Sorrise perché, nonostante tutto, loro erano una squadra, perché, nonostante tutto, si preoccupavano sempre l'uno per l'altro.

"Si Nelson, ho già parlato con Clara e Tonno, tutto a posto"

Il riccio si posizionò meglio gli occhiali sul naso.

"So che odi essere escluso, soprattutto quando si parla di Clara e davvero Cesi, mi dispiace. Non era intenzione di nessuno"
Disse, asciugando l'unico piatto che aveva lavato.

Cesare si alzò dal tavolo, buttò la bottiglia nel contenitore di vetro e diede una pacca amichevole sulla schiena dell'amico.

"Nelson, lo so davvero, grazie per averlo sottolineato" Disse deciso, sorridendo.
Vide l'amico tranquillizzarsi, appoggiare l'asciugapiatti e sorridere.

Ti terrò per mano // Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora