Capitolo 8.

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Clara era arrivata da poco alla festa organizzata quella sera a casa di Nicolas.
Cesare, mentre le prendeva dal vassoio un piattino di melanzane alla parmigiana fatte da lui, la sentí dire a Nicolas e Tonno: "Vi è piaciuta la mia torta salata allora?" .

Si fermò a vedere gli amici seduti, mentre sorridevano alla ragazza e Nicolas disse, sempre sorridendo:
"È finita subito, volevamo tenerti una fetta ma Cesare ne ha mangiata quasi metà da solo, la adoro"

Clara alzò gli occhi al cielo, sorridendo.
"Deve piantarla di rubare la mia torta salata a tutte le feste, a lui la faccio un sacco di volte anche senza qualcosa da festeggiare"

Cesare allora si mosse, sorridendo alla frase della ragazza.

"E di questo te ne sono grato" Disse poi, arrivando da dietro e lasciandole un piccolo bacio sulla testa.

Clara sorrise spensierata e lui le porse un piatto con delle melanzane alla parmigiana.

"Ti ho salvato queste però, le ho fatte io" Disse osservandola, dimenticando di essere a casa di Nic, vagando con la mente in un'altra realtà.

Una realtà in cui lui e Clara mangiavano insieme tutte le sere nella loro casina, piccola ma confortevole.
Immaginò di cucinarle la cena per ogni volta che tornava tardi dall'ospedale e si perse in quella realtà, assorto.

Clara lo ringraziò, iniziando a mangiarle.

"Comunque non è giusto che minimo una volta al mese fai a Cesare la torta salata e a me niente" disse Tonno, mettendo il broncio.

Cesare strabuzzò gli occhi, tornando alla realtà.
Era alla festa di Nic, lui e Clara non vivevano insieme e la sua vera ragazza era in giro da qualche parte.
Sbuffò, si ricompose e in fine guardò storto Tonno.

"Ma se a te fa sempre il tiramisù!" Disse, tornando al discorso.
"Non conta, è un dolce, io voglio anche la torta salata"

Clara e Nicolas ridevano di gusto, mentre Cesare era estremamente soddisfatto della questione.
Adorava il fatto che la torta salata fosse per lui; era una legge strana che vigeva tra lui e Clara.
La torta salata era una sua esclusiva nella maggior parte dei casi.

Poi iniziò una discussione con Tonno sul cibo e notò, con la coda dell'occhio, che Clara si era alzata, avviandosi verso la cucina, probabilmente per dare una mano come suo solito.

Si distrasse e quando la rivide stava parlando con Sofia.
Fu strano vederle sorridersi e percepì l'imbarazzo che tra le due ragazze regnava.

Si chiuse in se stesso, ancora una volta in quella serata appena iniziata.

Sentiva il cuore farsi più piccolo e una sensazione di claustrofobia lo oppresse.
Doveva fare qualcosa; doveva capire.

Doveva parlare con Clara.
Poi si girò e vide Tonno mentre parlava con un ragazzo alto e riccio; Gabriele.

La sensazione di claustrofobia si fece più forte: come poteva parlare con Clara di loro, di quello che sentiva, se lei stava provando a farsi una vita?

Dal giorno dell'attacco di panico Clara e Gabriele erano tornati ad uscire sempre più spesso e questo, unito al fatto che Clara non gli aveva più fatto sapere niente della lettera che lui le aveva scritto, gli stavano facendo perdere le speranze.
Forse aveva perso il treno, forse era arrivato troppo tardi.
Forse era il momento di lasciarla andare.

Ti terrò per mano // Cesare CantelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora