Dieci anni dopo

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Londra, 5 ottobre 2033

Ciao Rose,
Come stai? Spero bene.
Mi auguro che non ti dispiaccia troppo questo inizio piuttosto freddo, ma devi sapere che ho qualcosa da dirti, qualcosa che è davvero importante per me, e quindi non voglio perdere tempo con inutili convenevoli, anche se forse ne sto perdendo spiegandoti tutto questo.
Dovrei arrivare subito al dunque, senza troppi giri di parole, ma mi è difficile e quindi il mio subconscio temporeggia.
Che diavolo sto scrivendo? Ah, io non lo so...
A questo punto avrai certamente capito che sono in imbarazzo, perchè solo questo può portare un Malfoy a farneticare anche tramite lettera.
Dovrei sicuramente ridurre in piccoli pezzi questo foglio e ricominciarne subito uno altro, ma sarebbe già la quinta volta, ed ogni volta peggioro e non vorrei ritrovarmi a scrivere una di quelle stupide canzoncine babbane, che tu mi hai insegnato, nella sesta lettera.
E credimi, in questo momento ne sarei capace. E quindi mi fermo qui e provo finalmente a mettere nero su bianco ciò che devo dirti.
Fai come se tutto ciò che ho scritto fino adesso non esistesse, fai come se non avessi letto nulla (anche perchè probabilmente è così, visto che non c'è scritto praticamente niente e che non ci si può capire nulla se non la mia confusione) e respira.
Non sono certo di sapere perchè ho scritto respira, ma so che respirare aiuta a calmarsi. E forse quello che si deve calmare qui sono io e non tu, ma per favore respira anche tu e basta.
Ho bisogno di parlarti, Rose.
E non posso affrontare questo argomento per lettera.
Devo vederti, e quindi ti chiedo, se ti è possibile, di tornare per qualche giorno a Londra.
Verrei io da te, ma non posso.
Ti prego, è necessaria la presenza della mia migliore amica qui.
Ti aspetto

Ti voglio bene,
Scorpius.

P.S. Non fare domande, tanto nessuno ti risponderà.

Lessi la lettera un paio di volte, soffermandomi su ogni parola cercando di capirne il significato, anche se, beh, il senso della lettera era piuttosto palese.
Voleva che io tornassi a Londra per qualche giorno.
Ciò che non capivo, e che molto probabilmente non dovevo capire, era il perchè di questa richiesta.
Dopo il mio trasferimento nella sede periferica del Ministero della Magia nella contea di South Yorkshire, a Sheffield, non avevo mai ricevuto questo tipo di lettera da parte sua.
E allora perchè, adesso, dopo quasi sei anni dal mio trasferimento, mi chiedeva di tornare?!
Per parlare, è ovvio, ma di cosa?
Avevo la strana e fastidiosa sensazione di conoscere la risposta alla mia domanda, ma di non ricordarla.
Qualcosa in quella lettera aveva fatto scattare un meccanismo nella mia testa, che però non riuscivo a comprendere del tutto.
Rilessi la lettera ad alta voce, sperando che il suono mi aiutasse a far chiarezza. Saltai le parti più confuse e mi concentrai sulle ultime frasi.
- Ho bisogno di parlarti, Rose. - ripetei - E non posso affrontare questo argomento per lettera. Devo vederti, e quindi ti chiedo, se ti è possibile, di tornare per qualche giorno a Londra. Verrei io da te, ma non posso. - perchè non poteva? - Ti prego, è necessaria la presenza della mia migliore amica qui.
Da quanti anni non mi chiamava in quel modo?
- La mia migliore amica.. - sussurrai.
Da Hogwarts, forse..
- La mia migliore amica -
Questo doveva forse dirmi qualcosa?
Sospirai rassegnata ripiegando la lettera.
La posai sul tavolino lì accanto e mi sdraiai sul divano.
Grattastinchi Junior si accocolò immediatamente sulla mia pancia.
Passai distrattamente la mano tra il pelo rossiccio e soffice del mio gatto, in un altro momento quel gesto mi avrebbe sicuramente rilassato, ma ora, come era prevedibile, non sortì alcun effetto.
Non riuscivo a spiegarmi il perchè di quel accanimento, infondo sarebbe bastato andare a Londra per scoprire la verità e basta.
Eppure qualcosa mi tormentava, qualcosa nella lettera o peggio, nella mia testa.
Stavo forse diventando matta?
Sbuffai infastidita dalla situazione. Ero certa che la soluzione era proprio lì sotto al mio naso.
Guardai Junior interrogativa, no, lui non poteva certo essere il motivo di questa richiesta.
Uffa, iniziava persino a farmi male la testa.
Chiusi un attimo gli occhi nel vano tentativo di calmarmi.
L'unico risultato fu quello di capire, finalmente, che stavo solo perdendo tempo. Avevo ancora diverse cose da fare, più o meno importanti.
Dovevo:
- Chiedere alcuni giorni di permesso al Ministero;
- Pranzare;
- Preparare le valigie;
- Rispondere a Scorpius.
Non esattamente in quest'ordine.
Presi in braccio Grattastinchi e mi alzai dal divano.
Andai in cucina, dove depositai la mia adorabile palla di pelo sulla sua poltroncina, uno degli ultimi regali, o meglio espedienti, con i quali lo zio François si assicurava maggior lontananza dal mio gatto.
Tornai in sala in cerca di pergamene ed inchiostro, avevo deciso come prima cosa di dare mie notizie a Scorpius, ma prima che potessi anche solo scrivere una parola, qualcosa attirò la mia attenzione.
Qualcosa che fino a quel momento era stata esattamente sotto al mio naso.
Sul calendario, evidenziata da un pennarello rosso, tra tutte spiccava una data.
Mi avvicinai per leggere la nota annessa. Sulle prime non riuscii a capire la calligrafia disordinata di François, ma infine compresi.
Vicino a quella che doveva essere una torta di compleanno, ma che a me sembrava più lo schizzo di un ferro da stiro, disegnare non era certamente alla portata di France, c'era una frase: " Auguri Rose! Hai finalmente 27 anni, portati malissimo, se posso permettermi! ".
Non sapevo se essere felice del fatto che si ricordasse del mio compleanno, o se arrabbiarmi per il fatto che mi avesse dato della vecchia.
Decisi di non prendermela, infondo sapevo com'era fatto quel buono a nulla.
Piuttosto mi stupii di quanto io tenessi al mio compleanno, ci tenevo così tanto da dimenticarmene.
Ma poi cosa avrei dovuto festeggiare? Avevo quasi ventisette anni, portati malissimo, come aveva giustamente sottolineato il mio amico, e non avevo ancora capito nulla della vita.
Mancavo pochissimi giorni ai miei 27 anni e non avevo ancora uno straccio di fidanzato o di vita sociale.
Non avevo nulla al di fuori del mio lavoro, del mio gatto e di quel insopportabile di François.
E fu allora che capii. Fu esattamente in quel istante che trovai la soluzione. Il ricordo, che fino a quel momento era rimasto chiuso a chiave in un cassetto della memoria, arrivò più nitido che mai.
Merlino.
La boccetta di inchiostro nero mi scivolò dalle mani e cadde a terra frantumandosi, e Junior, che mi aveva seguito dalla cucina, scappò via spaventato.
Come avevo potuto non pensarci prima? Come avevo potuto rimuoverlo?
- Puoi spiegarmi come mai il tuo pulcioso gatto è corso in camera mia impaurito?
Ed ecco arrivare, con la sua solita aria arrogante, il mio coinquilino, nonchè collega e migliore amico gay.
François Ranieri, un italo-francese cresciuto in Inghilterra, inopportuno come pochi ed atipico omosessuale, aveva fatto sin da subito - o quasi - breccia nel mio cuore.
Con i suoi modi scontrosi e la sua spiccata vena ironica era diventato il mio unico punto fermo qui a Sheffield, soprattutto dopo la decisione di andare a convivere.
L'idea di coabitare era nata per caso a lavoro in un periodo non facile per entrambi. Lui era appena stato lasciato dal compagno, mentre io, più semplicemente, avevo bisogno di qualcuno con cui comunicare oltre al mio amatissimo gatto.
E così dopo pochi giorni era avvenuto il trasloco.
Certo, non era due cuori ed una capanna, ma era pur sempre qualcosa.
Qualcosa che lui stesso aveva definito come "La checca e l'isterica, un'accoppiata vincente!".
Erano passati diversi anni d'allora, e tra alti e bassi, avevamo resistito.
Mi girai verso di lui senza tuttavia vederlo veramente, avevo in mente tutt'altro.
- Metti giù Grattastinchi - gli ordinai semplicemente notando che il mio gatto stava levitando per casa.
Acconsentì alla mia richiesta solo qualche secondo dopo.
- Si può sapere cosa diavolo ha il tuo gatto? - domandò per poi aggiungere sbuffando - E soprattutto cosa diavolo hai tu?!
- Niente - risposi.
- Quella non è una faccia da niente. -insistette.
Mi abbassai ignorando la sua affermazione.
Presi la bacchetta e puntandola verso i pezzi di vetro sussurrai - Reparo.
La boccetta tornò come nuova.
- Ehi!! - urlò cercando di attirare la mia attenzione.
- Che c'è? - chiesi seccata.
- Che c'è?! - ripetè allibito - Sei più strana del solito, si può sapere cos'è successo?!
- Nulla - sospirai - Mi sposo.

Harry Potter - Il matrimonio del mio migliore amicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora