Chapter 5 - Classmates

63 5 8
                                    


Il mese successivo all'esame passò in modo piuttosto tranquillo per i due cugini. Certo, la felicità e l'eccitazione per il fatto di essere appena diventati studenti della scuola per eroi più importante del pianeta era tanta, forse anche troppa alle volte, ma in fondo era comunque agosto, e bisogna sempre godersi al meglio l'estate fino all'ultimo, no?
Ciò non significa certo che entrambi si scordarono della scuola, anzi al contrario il loro pensiero era quasi sempre diretto a quegli enormi cancelli d'entrata, che una volta oltrepassati nascondevano un vero e proprio mondo tutto da scoprire.
Comunque, come già detto in precedenza, i giorni passarono in fretta, e in poco tempo il primo giorno alla loro nuova scuola si presentò a loro.
Erano le 7:30 del 15 settembre 2021, e Tommaso si trovava di fronte alla porta di ingresso della loro casa.
Egli non era una persona troppo puntuale di solito, ma quella mattina in particolare aveva deciso di svegliarsi in orario e di sbrigarsi il più possibile per poter essere pronto per raggiungere la UA in tempo per l'apertura.
L'unico problema era che invece di Filippo non c'era alcuna traccia.
"Ma cosa diavolo sta facendo?" pensò Tommaso guardando l'orologio.
Improvvisamente dal piano superiore si sentì uno sbadiglio, e poi dei passi che lentamente scendevano le scale.
Filippo finì di scendere le scale e sbadigliò nuovamente.
Indossava, proprio come suo cugino, l'uniforme della branca italiana della UA, che era uguale in tutto e per tutto a quella giapponese, con la sola differenza della presenza di una bandiera tricolore in alto a sinistra.
«Scusa il ritardo» disse Filippo con occhi assonnati «È solo che questa divisa è troppo complicata da indossare».
Indicò la sua cravatta, che era stata fatta in modo totalmente errato.
Tommaso si avvicinò a lui e cominciò a stringergli meglio l'oggetto.
«Lo dici solo perché non sei abituato ad indossarle» aggiunse poi, mentre sistemava quel disastro.
Filippo lo guardò storto.
«Bene, ho finito!» disse Tommaso soddisfatto del suo lavoro. Adesso la cravatta era ben stretta e perfettamente riposta sul petto.
«Va bene, andiamo adesso, non voglio arrivare in ritardo almeno il primo giorno...» disse Filippo uscendo dalla casa.
I due si incamminarono in silenzio verso la scuola. Erano troppo in ansia per parlare, e più si avvicinavano più quest'ansia saliva incessantemente.
Dopo svariati minuti di camminata, si ritrovarono finalmente davanti agli enormi cancelli della scuola.
Tommaso si guardò intorno, e notò che tutto intorno a lui c'erano all'incirca un centinaio di studenti, tutti appartenenti a sezioni e classi diverse.
Ben presto i grandi cancelli che si parlavano davanti a loro, e gli studenti cominciarono man mano ad entrare.
«Forza, entriamo e troviamo la nostra classe» disse in modo sbrigativo Tommaso e avviandosi prendendo Filippo per la manica dell'uniforme.
Non gli piacevano i posti troppo affollati, e voleva allontanarsi il prima possibile.
Entrarono dentro il gigantesco atrio e cominciarono a cercare la loro classe.
«Siamo nella sezione E» disse Filippo, che nel frattempo si era liberato dalla presa del cugino.
«Bene, sai per caso dove si trova?» chiese Tommaso.
«Non ne ho la più pallida idea» rispose l'altro.
I due continuarono a girare corridoio su corridoio, e dopo 5 lunghi minuti buoni passati a cercare, riuscirono finalmente a trovare una porta enorme con sopra la scritta "1°E" a caratteri cubitali.
«Qualcosa mi dice che è questa la classe giusta» disse Filippo contento.
«bene, entriamo allora» rispose Tommaso aprendo la porta.
All'interno della classe c'erano già alcune persone, tra cui il professore e coordinatore di classe, ovvero il pro hero Behest.
«Oh, ecco i cugini» disse egli appena i due entrarono in classe «Prego, prendete posto e sedetevi, non perdiamo tempo».
I due si sedettero a due banchi separati, uno di fronte all'altro.
Tommaso si guardò intorno, osservando i pochi compagni di classe che erano entrati prima di lui.
Nell'ultimo banco, a sinistra della classe, c'era una ragazza che stava guardando il telefono. Aveva dei capelli mori che le arrivavano alle spalle, era piuttosto magra e slanciata, e possedeva due bellissime ali composte da tante piume metalliche intersecate tra loro.
Più avanti invece vi si trovava un ragazzo non troppo alto, con capelli neri piuttosto corti, e con un accenno di muscoli. Sembrava impaziente, quasi come se per lui il mondo andasse troppo lentamente.
Infine, seduto non troppo lontano dai due cugini, c'era un ragazzo robusto, né troppo alto né troppo basso, con dei capelli neri, corti e riccioli e con un accenno di barba.
Ben presto, altri studenti entrarono in classe e furono invitati dal professore a scegliere un banco.
Tra le persone, Tommaso notò alcune facce conosciute: il ragazzo che era seduto vicino a lui durante la presentazione all'esame d'ingresso ad esempio era appena entrato in classe e si era seduto all'ultimo banco a destra della classe.
Il ragazzo invece non notò due figure che si avvicinavano al suo banco.
Tommaso notò le due suddette persone solamente quando una di loro mise il suo zaino nel banco vicino al suo, facendo sussultare il ragazzo.
«Come va?» chiese Lara sedendosi sul suddetto banco.
«Oh, sei te...» disse Tommaso mentre si riprendeva dallo spavento appena preso.
«Ti dispiace se mi siedo qui?» chiese lei, ignorando lo spavento che il compagno aveva appena preso.
«Ehm... No, no fai pure» disse Tommaso. "tanto non credo di poterti far cambiare idea" pensò poi.
Un'altra persona si avvicinò ai due.
«Ciao» disse Matilde sedendosi in prima fila, davanti a loro.
«Oh, ciao Matilde» disse Tommaso girando la testa verso la ragazza.
«Hey, come va la testa?» chiese lei cercando di sorridere sotto la maschera.
«Tranquilla» disse Tommaso toccandonsi con il dito il punto in cui il sasso aveva colpito la fronte.
La loro conversazione fu improvvisamente interrotta dal professore stesso.
«Bene, siamo tutti in classe adesso» disse Behest alzandosi dalla sedia e poggiando le mani sulla cattedra «Spero vivamente che tutti voi siate consapevoli del fatto che siete appena diventati studenti della classe più prestigiosa di tutto l'istituto».
La classe era nel silenzio più totale. Grazie alla sua autorità, Behest riusciva a far rispettare le sue parole e i suoi ordini anche senza l'utilizzo del suo quirk.
Il professore cominciò a camminare tra i banchi, continuando il discorso.
«Come vi ho già detto, io sarò il vostro coordinatore di classe, nonché vostro insegnante principale, fintanto che sarete in questa classe. Vi avverto, non mi farò scrupoli a bocciare, sospendere e, se necessario, a espellere chiunque di voi per qualsiasi sgarro che potreste fare»
Mentre parlava, il professore squadrava gli studenti uno ad uno, facendoli rabbrividire ogni volta che posava uno sguardo su di loro.
Improvvisamente nel silenzio, uno studente basso e con dei capelli biondi e corti alzò la mano.
«Prego, chiedi pure» disse Behest.
«Mi chiedevo cosa avremo fatto oggi, professore» chiese lui.
Behest ridacchiò.
«Oh il programma di oggi è molto semplice» disse poi, indirizzandosi verso la cattedra.
Il professore premette un pulsante presente sulla cattedra, ed improvvisamente delle valige spuntarono da un lato della classe, ognuna con il nome di uno studente scritto sopra.
«La lezione di oggi tratterà di combattimenti per capire meglio il vostro quirk e quelli dei vostri compagni. Chiaramente, se farete qualche stupidaggine che potrebbe ferirvi in modo grave, sarò io stesso a fermarvi».
Il professore posò poi la mano su una delle valige.
«Qua dentro si trovano i vostri costumi da eroe. Li avete richiesti voi stessi. Ricordatevi che questi costumi sono più che semplici vestiti, ma sono parti integranti del vostro ruolo di Hero, poiché include delle particolarità che possono aiutarvi ad utilizzare il vostro quirk».
Tommaso pensò a qualche settimana prima, quando aveva fatto delle richieste per il suo costume.
Aveva fatto in modo da avere una maschera che gli coprisse completamente il volto, in modo da non essere riconosciuto mentre indossava il costume.
«Bene» disse il professore «Prendete il vostro costume e poi seguitemi verso la palestra per cominciare la lezione. Vedete di non metterci troppo».
Ad uno a uno tutti i vari studenti, Tommaso compreso, presero la loro valigia e seguirono il professore verso il luogo detto in precedenza, ovvero la palestra.
Una volta arrivati laggiù, il professore li mandò verso gli spogliatoi per indossare i propri costumi.
Tommaso entrò nello spogliatoio insieme agli altri, lasciò la valigia su una panca e cliccò un tasto su di essa. Improvvisamente quest'ultima si aprì, rivelando il suo costume.
Prese la maschera e la guardò, rigirandosela tra le mani.
Perfetta, proprio come l'aveva immaginata.
La sistemò togliendo le protezioni e la indossò.
Era pronto.

TO BE CONTINUED

My Hero Accademia: UA In ItaliaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora