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IVY BLACK È MORTA!

IVY BLACK È MORTA!

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Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.
Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace.

Ivy odiava il buio. Lo aveva sempre odiato. La terrorizzava, le dava quel senso di profondo smarrimento e solitudine, come se fosse sola al mondo. Odiava anche quello; essere da sola. Cresciuta in una famiglia così numerosa, raramente ti ritrovavi da sola, e molto spesso ti ritrovavi a desiderare un po' di privacy. Ma l'essere stata circondata da fratelli tutta la sua vita, senza dover mai subire un secondo di troppo di solitudine, avevano portato Ivy a disprezzare il restare da sola, senza la sua famiglia.

Eppure, aveva finito per ritrovarsi lì, da sola, completamente al buio, senza via di uscita, con solo la disperazione e il senso di colpa a farle da compagnia.

Non dimenticare. Non dimenticare.
Non dimenticare. Non dimenticare.
Non dimenticare. Non dimenticare.
Non dimenticare. Non dimenticare.
Non dimenticare.

Cosa non doveva dimenticare? Quella sensazione di dover ricordare a tutti i costi qualcosa, come se la propria vita dipendesse da questo, e non riuscire a ricordare niente era esasperate, e la stava velocemente portando alla disperazione.

L'essere circondata dal buio le dava l'orrenda sensazione di essere cieca. E forse lo era davvero. Voleva urlare, voleva piangere, voleva disperatamente muoversi. Ma era impossibile, come se il suo corpo fosse stato completamente bloccato, al di fuori dalla sua portata.

Crudele. Crudele. Crudele. Crudele. Crudele. Crudele. Crudele. Crudele.

Ovviamente, quello che le aveva fatto non era stato abbastanza. Ivy avrebbe con piacere riso come una pazza se avesse potuto. Strapparle via ogni cosa, rinchiuderla in una bara, farla cadere in un torpore non era una punizione adeguata. Dormire mentre il mondo, le persone che ami vanno avanti e invecchiano e il mondo si dimentica di te, non è sufficientemente crudele. Era stata una sciocca a credere che avrebbe avuto pietà se avesse fatto come aveva detto, alla fine. Doveva aspettarselo, ma forse la sua immaginazione non era abbastanza cattiva per pensare a una crudeltà del genere: perché mentre il suo corpo restava immobile, inscalfibile al tempo, la sua mente era sveglia, presente; non stava dormendo, aveva solo gli occhi chiusi, mentre i suoi pensieri vorticavano, mentre rimuginava con il senso di colpa che la mangiava viva su quello che aveva fatto, mentre lentamente cercava di non dimenticare, sapendo benissimo di essere condannata a farlo una volta svegliata– se lo avesse mai fatto.

E la cosa peggiore, era che è a un certo punto, desiderò davvero dimenticare tutto. In quel modo, non avrebbe più sofferto come stava soffrendo ora, mentre ricordava ciò che aveva fatto, ciò che aveva abbandonato, e le promesse che aveva tradito.

𝐀 𝐋𝐨𝐬𝐢𝐧𝐠 𝐆𝐚𝐦𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora