.Stardust.

40 3 2
                                        

"From which stars have we fallen to meet each other here?"
-Da quali stelle siamo caduti per incontraci qui?
(Friedrich Nietzsche)

.
.
.

Cadde il silenzio in quel piccolo pezzo di terra che tanto sembrava essere distante dalla realtà.

Nella mente del corvino ci fu come un blackout. Niente pensieri. Niente parole. Solo buio.

Nell'albino invece era diverso, praticamente l'opposto.

Troppi pensieri. Troppa rabbia e, soprattutto, troppo dolore.

Sentiva come se l'acqua acida dei suoi pensieri lo stesse ricoprendo. La luce dei raggi diventava sempre più flebile. Quella era la parte ancora sconosciuta del colosso che chiamiamo oceano.

Fu una sensazione surreale ma, allo stesso tempo, così viva da gelare il sangue al ragazzo.

Quella parte di mare era fredda, ostile. Un pezzo di mondo creato per chiunque non fosse umano.

Poi all'improvviso, Norman avverti un calore famigliare scaldargli il petto, un po' come quando nasce il fuoco. Prima una piccola scintilla, la quale diventa una piccola fiamma che, temprata dal vento, sarà l'essenza un gigantesco incendio.

Era Emma.
Quella piccola ragazza, dai capelli arancioni e gli occhi smeraldo.

Lei era luce.

L'albino ricambio l'abbraccio, circondando delicatamente i fianchi della rossa. Vedeva ancora tutte quelle ferite e, dentro di se, sentì la paura di rompere quel piccolo corpo minuto.

"Emma perdona-" cerco di dire l'albino

"Perché ti scusi per qualcosa che non hai fatto?"- lo interruppe la ragazza, senza staccarsi però dall'abbraccio.

L'albino non seppe replicare e, pochi instanti dopo, sentì la stretta di Emma farsi più forte.

L'albino rispose poggiando la sua mano nei suoi soffici capelli, mentre piano prendeva ad accarezzarli.

Norman guardò in direzione di Ray, mentre allungava un braccio nella sua direzione, facendogli intendere di unirsi a quell'abbraccio.

Ray, ancora confuso, decise di seguire la mano del fratello, andando a poggiare una mano sulla spalla della ragazza e l'altra sulla spalla dell'amico.

Rimasero così per non tempo non calcolabile.

Semplicemente sentivano il bisogno di ricostruirsi. Un po' come quando si rompe un vaso e, con tanta pazienza, si va a ricostruirlo pezzo per pezzo. C'è chi usa la colla e chi, come le nostre piccole stelle, usa semplicemente il calore umano.

Insieme, anche se circondati da oscurità, riuscivano a sentirsi bene.

Loro che erano l'Orione della terra, quando si trovavano così vicino tutto passava in secondo piano, perché finché ci saranno quegli attimi, finché nel nucleo della stella ci sarà anche solo un atomo di idrogeno, tutti avrebbero lottato per continuare ad esistere. Anche la luce stessa.

.
.
.
Alla fine i ragazzi si separarono, mentre Ray iniziò a fare diverse domande ad Emma.

Aveva troppi buchi da colmare.

Come le SupernoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora