"Ho visto stelle brillare meno di te"

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Emma, dopo ormai tre anni, finalmente poteva anche lei andare nel mondo degli umani. 

Non stava più nella pelle, sentiva il cuore che batteva nel petto, come se fosse un cronometro.

"Sei pronta?" disse una voce delicata come un flauto d'acero.

A parlare è stata Mujika. 

Da alcuni definita come la 'bambina demone' a causa del suo aspetto estremamente delicato e minuto. 

Era la regina del mondo dei demoni, colei che rivoluziono la vita di tanti esseri viventi. 

"Si" rispose Emma, con una voce particolarmente acuta. Era emozionata e, come suo solito, non era in grado di contenere quelle emozioni. 

L'amica demone lo sapeva. Riusciva perfettamente e vedere l'anima della ragazza. Rilasciava in qualche modo luce e calore, senza neanche rendersene conto. 

" Mi dispiace per tutto quello che hai dovuto passare, scusami se non sono riuscita a proteggerti. Io no-" 

"Non è colpa tua" disse la rossa con tono secco, interrompendo l'amica. 

La regina, che fino a poco prima aveva lo sguardo fisso sul pavimento a sentire le parole della rossa  alzo lo sguardo all'istante. 

Mentre la guardava, notò quanto fosse cresciuta, ormai non era decisamente più una bambina. 

"È tutto pronto, quando vuole principessa"  Disse una guardia appena dietro la regina, rivolgendosi a Emma. 

Anche se abitava da ormai un anno con l'amica, non si era mai abituata a quel nome che altro non era che un regalo da parte della sovrana. 

Emma si volto verso Mujika, con gli occhi velati da lacrime che non esitarono ad uscire. 

Le due amiche si avvicinarono, Emma dovette inchinarsi per abbracciarla un'ultima volta. 
Quell'abbraccio durò diversi minuti, nessuna delle due voleva davvero separarsi, ma non avevano tanta scelta.
Mujika sentì un singhiozzo uscire dalle labbra dell'amica. 

Stava piangendo in silenzio, in quegli anni era diventata brava a farlo. 

Così spezzò l'abbraccio che le univa, prese il mento di Emma, che era rivoltò al pavimento, lo alzo delicatamente e disse: "Non ti dimenticare di me, come amica e come regina"

Nello stesso momento che pronuncio queste parole, si tolse la corona che teneva sul capo e la poggio delicatamente suoi morbidi capelli della rossa. 

Emma la lasciò fare, sentiva che così, entrambe, sarebbero rimaste unite. 

Anche se in due mondi diversi, la loro amicizia non si sarebbe mai esaurita. 

Perché quel tipo di amicizia più che il fuoco, che prima o poi anche il più grande tra questi è destinato a spegnersi, ricordava il mare. 
Quella distesa infinita di acqua salata che unisce terre rivali o alleate. 

"Grazie Mujika" disse Emma, poco prima di alzarsi ed aprire la stessa porta che tre anni esatti prima, venne aperta dai suoi fratelli. 

"Buona fortuna e grazie per avermi aiutata, sperò di rivederti un giorno anche se in un'altra vita. Ci rivedremo, promesso" Disse Emma urlando, mentre il suo corpo si dissolveva come sabbia nel mare. 

Bastò un battito di ciglia ed Emma non era più lì. 

Come quando di notte si spegne la luce e ci si abbandona all'oscurità, l'uscita di Emma riprodusse lo stesso evento. 

Mujika se ne accorse. Sentì il suo calore abbandonare definitamente la stanza. 

Era strano da spiegare, ma in questo caso non era assolutamente necessario. 
È sempre stato così quando si parla di lei. 

Sarebbe mancata a tutti. 

"Ho visto stelle brillare meno di te, Emma" pronuncio questa frase con un tono grigio, prima di lasciare per l'ultima volta quella stanza. 

Sapendo che, almeno per quella vita, non ci sarebbe più tornata. 

Emma si ritrovo così davanti ad una delle cose più belle che avesse mai visto. 
Non era una spiaggia, era forse qualcosa di ancora più magnifico. 

Era il Colosseo, non solo edificio simbolo della città di Roma. Era un frammento di passato che si rifletteva delicato sulle iridi verdi della ragazza. 

Mentre lo guardava, giurò di poter sentire la sua imponenza travolgere il suo animo. 

Lei non riusciva a rendersene conto, ma chiunque si trovasse lì e aveva avuto la fortuna di guardarla, pensó che fosse particolarmente bella. 

Ricordava un'opera d'arte di un passato troppo lontano per definirlo. 

Un ragazzo in particolare la notò. Era alto, magro, capelli neri spettinati e occhi quasi trasparenti. 

Era sensibile, questo si capiva dalla dolcezza del suo sguardo. 

Si voltò di sfuggita e per caso noto Emma. 

Non sa neanche lui il perché, ma giuro di vedere quella ragazza in perfetta armonia con il resto di quella città. 
Colse una specie di legame, che univa lei al resto di quei frammenti di passato. 

In ogni caso quel legame univa Emma e la Capitale sotto un unico nome. 

"Arte", pronunciò con un filo di voce il ragazzo, prima di andare a parlarle.

Nota autore:

Non capisco se amo di più Emma o Norman onestamente, in ogni caso me li sposerei entrambi Ahaha

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