2nd tuesday of september

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a differenza della scorsa settimana, il tempo è più calmo e madre natura decide di benedire l'Australia con un sole radioso.

Mentre il sole irradia calorosamente la terra con raggi dolci, il ragazzo con il beanie rosso rannicchiato sulla testa passeggia con disinvoltura diretto alla caffetteria.

una melodia orecchiabile suona attraverso gli auricolari, le sue orecchie vanno in estasi per pura beatitudine. canticchia silenziosamente tra se' e se', le dita lunghe picchiettano a ritmo sugli skinny jeans strappati che gli rivestono la gamba. la sua mente è vagamente consapevole della sua posizione - solo a mala pena - e tutti i suoni sono tappati dalla musica. il ritmo gli echeggia nella testa, i versi aumentano quando alza il volume.

la punta del piede che picchietta, la testa che si muove avanti e indietro, l'occasionale mormorìo allegro; si inserisce alla fine della fila così può ordinare il suo solito americano dal gusto amaro.

dopo un paio di minuti indistinti nascosti con la musica e i suoi occhi chiusi a ritmo [N.A. unica traduzione], sente presto il suo piede trascinarsi per essere di fronte alla cassa. una volta raggiunta la parte anteriore e i suoi palmi toccano il granito freddo del bancone, non si preoccupa di abbassare la strepitosa risonanza nelle orecchie.

"un americano per favore." dice lui, la sua voce irregolare e spenta nelle sue stesse orecchie come affilata, basi profonde e squilli pungenti riecheggiano attraverso i condotti uditivi fino al cervello in una corsa selvaggia di beatitudine.

vede la barista indietreggiare e immagina che lui stia urlando. sorride sbilenco, i suoi occhi marrone scuro risplendono - una dimostrazione delle sue scuse.

lei dice qualcosa che lui - ovviamente - non può sentire. capendo che lei doveva chiedere per i soldi, fa scivolare la banconota dall'altro lato, che lei prende decisa.

mentre leggere annotazioni e monete d'argento sono scambiate, lui dice (o grida) il suo nome alla barista.

"Cal."

indietreggiando quando la barista annuisce col capo, la vede scarabocchiare il suo nome con un pennarello nero prima che lui si allontani e aspetti a ritmo della musica.

mentre si appoggia contro la parete di legno scura, gli occhi chiusi e le orecchie temporaneamente tappate, una ragazza che indossa un maglione di cotone bianco entra con la testa abbassata come al solito.

facendo la fila alla fine, si guarda attorno e nota che oggi non è tanto movimentato. un mite chiacchiericcio sorge in tutta la stanza; ogni tema è diverso. argomenti casuali vagano dalle labbra di caffè, un tintinnìo secco di tazze quasi vuote che si scontrano con i corrispondenti piattini, il silenzio si dissolve.

lei ama l'amosfera; pensa che sia confortevole e porta una sensazione di calore sufficiente per scaldare la tazza di caffè freddo di ogni cliente.

"il prossimo perfavore."

il richiamo della barista la porta fuori dal suo stato onirico e con aria mortificata fa un passo verso di lei, indirizzandole un piccolo, gentile sorriso.

"mocha bianco, per piacere."

potreste pensare che lei si sia stancata di questa particolare bevanda ma in qualche modo rimane la sua preferita. la può rilassare nei momenti di agitazione e stress.

quando finisce la sua oridnazione, si fa strada verso un tavolino libero, ignara dello socnosciuto poggiato alla parete vicino a lei.

entrambi ignari l'uno dell'altro, una si assimila in un silenzio tranquillo mentre l'altro si tiene occupato con ritmo e testi.

dopo una confusione di diversi minuti, le loro orecchie si rianimano simultaneamente al suono del loro nome che viene chiamato. nonostante le orecchie siano tappate dal suono di una furia euforica, può sempre sentire il richiamo sbiadito del suo nome dietro di lui.

però, nel momento in cui lei spinge la sua sedia, lui decide di girarsi e ciò lo porta a inciampare con la punta del piede sul legno rigido.

lui grida di dolore e la ragazza con il maglione di cotone bianco sobbalza scioccata. girandosi intorno per scusarsi immediatamente, si irrigidisce quando entrambi i loro occhi marroni incontrano quelli dell'altro.

s'irrigidisce anche lui, il dolore facciale si distorce in uno sguardo di confusione prima di una realizzazione mentre la mano è congelata mentre si tiene il piede.

è come se si guardassero l'un l'altro per un'eternità.

ma mentre mantengono a vicenda lo sguardo con occhi spalancati, la sedia improvvisamente si ribalta da sotto facendo atterrare il rigido arredo sul suo altro piede.

l'impatto impressiona tutti e due, fuori dalle loro aspettative, e lei non può aiutare, ma scusarsi ripetutamente - malgrado il loro passato dalle settimane precedenti.

il ragazzo impreca sottovoce a causa della fitta divulgata in entrambi i piedi. riesce a sentire formicolìo e piccole punture - come numerosi aghi che gli trafiggono la carne. sente il pizzicore delle lacrime sotto gli occhi.

"mi dispiace così tanto," si lascia cogliere dal panico, terribilmente insicura su cosa fare. agita le braccia, le mani si muovono all'impazzata mentre si preoccupa ripetutamente per il dolore che deve provare lui.

nel mezzo del suo vagare agitato, lui fa una smorfia e con calma posa le mani sulle sue per zittirla.

"lo senti?" chiede imporvvisamente facendole corrugare le sopracciglia in confusione.

perplessa, si ferma e ascolta.

dopo un paio di lunghi secondi di ascolto, guarda verso di lui, confusa. "non riesco a sentire niente."

il suo viso si abbassa e le lascia andare le mani. "esattamente. suona molto meglio senza la tua voce, non è vero?"

la labbra di lei si separano mentre lentamente restringe gli occhi in modo pericoloso.

facendo due passi indietro, la sedia dimenticata sul pavimento, lei deride "e io che mi stavo preoccupando  di te."

rotea gli occhi marroni, non può credere di essersi agitata per lo straniero maleducato.

è tornato con un ghigno sul suo volto abbronzato.

"è stata colpa tua, comunque." infila pigramnete le mani nelle tasche, la sua postura rilassata. i suoi occhi racchiudono un tipo di divertimento che sembra irritarla.

guardandolo con aria feroce, si gira rapidamente indietro, lasciando lui dietro mentre lei borbotta silenziosamente in direzione del bancone.

"non ne vale la pena." mormora sottovoce, salvando il suo ulteriore imbarazzo e sforzo.

afferrando la tazza con il suo nome sopra, resistendo all'impulso di prenderla e lanciargliela in faccia, farfuglia un veloce grazie alla barista prima di uscire dalla caffetteria.

il ragazzo con il beanie rosso poggiato sui capelli scuri ride guardandola mentre se ne va. pieghe dolci vicino ai suoi occhi si mostrano con chiarezza quando cerca di contenere la sua risata.

sospirando, scuote la testa e prende il suo caffè.

N.A. Spero vi sia piaciuto. Aggiornerò il prima possibile, ve lo prometto xx

tuesday mix ups • c.h. (ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora