Non volevo andare via, non volevo stare con qualcuno, vo vi solamente perderti nei miei pensieri e annegare nelle mie paranoie buttandomi nell'acqua del mare: l'Adriatico quella parte era spettacolare. Quella mattina mi alzai presto: erano le 06.36 del mattino. Non avevo sonno e mi sembrava di essere in un luogo inesplorato perché il sole ancora non era salito del tutto. Dei gabbiani gracchiavano sopra il tetto di casa mentre passavano. Volavano via , veloci, liberi. Proprio quello che volevo fare io una volta raggiunto un bagnasciuga . Scesi dalle scale che conducevano alle camere per andare in veranda e iniziante ad apparecchiare per fare colazione. Non era ancora in piedi nessuno, dai letti infatti provenivano diversi mugugni: mio papà stava russando profondamente ( forse perché il viaggio in macchina lo aveva stancato, 8 ore di auto con solo 2 soste non sono proprio il massimo) , mio fratello e le mie due sorelline ancora nei loro lettini. Mi avvicino ancora di più alla cucina per recuperare una tovaglia, solo se l'avessi trovata perché le scatole imballate erano effettivamente troppe. Le tendine blu della cucina sono alzate: un'alta di un armadietto è succhiusa e una mano si dirige a richiuderla tirando prima fuori un barattolo con qualcosa di nero all'interno : X era sveglia. La saluto a voce bassa e lei ricambia. In quel momento c'era una sensazione molto strana che sentivo dentro di me. Ero felice e avrei tanto voluto abbracciare X, certe volte mi sento così sola che ho troppe persone accanto a me chesoni pronte ad aiutarmi. Avevo bisogno di X. Non so spiegare perché è non so neanche cosa fosse ad attrarmi a lei, in fondo non era niente di così speciale: capelli lunghi, ricci e crespi sempre tenuti in una coda bassa, indossava una maglietta gigante nera ( e anche bucata) con il costume sotto. Ad X non interessava quello he la gente pensasse di lei, tantomeno quello che la gente le diceva per metterla a disagio. Le interessava solo cucinare, mangiare e spalmarsi di creme unte e appiccicose il viso per renderlo "idratato" o qualcosa di simile. Era dona donna dalle mille conoscenze anche se esteticamente sembrava una donna ignorante. Mi raccontava tutto quello che alla gente faceva piacere sentire: i paesi stranieri che aveva visitato o dei suoi album fotografici mostratimi cento mila volte dì quando era più giovane e si dilettava a fare la modella free-lance. Era colta e intelligente, era un piacere stare con lei.
"Siamo mattiniere stamattina?" Mi chiese senza neanche girarsi.
"Come hai fatto a capire che sono io?" Chiesi perplessa ad X.
"Lo so e basta. Riesco a capire che sei scesa tu dal modo in cui cammini, sei silenziosa come una farfalla. Qui in casa nessuno è così sai .." Rispose ridendo.
Accennai anche io un sorriso.
Nell'altro di qualche minuto si svegliarono tutti gli altri.
Le tazze, le posate e i piatti erano sul tavolino, insieme anche ad alcuni saccheggino di "Poldo" , una rosticceria li vicino che mio padre conosceva per sentito dire.
Volevo uscire di casa . Avevo messo il costume ancora prima di fare colazione. Ero ansiosa, nonostante fosse solo una spiaggia ma non vedevo il mare da due anni e mi sembrava una eternità ...
Finalmente tutti in macchina. La ghiaia scivolava e produceva uno stridìo sotto le ruote dell'auto. Sembrava un fischio di avvio per una corsa e lì avrei corso volentieri.
Arrivammo.
La spiaggia (o così la chiamavano) era deserta: i sassi erano neri e grigi. Tolsi le ciabatte per sentirli ma me le timidi subito: erano roventi.
"Entro in acqua e prendo la maschera verde, se non la trovi prendi quella di papà!?" urlai a mio fratello menre mi preparavo psicologicamente per buttarmi: avevo una gran voglia di entrare, ma non era gelida, di più !
Presi il coraggio e mi buttai.
Non scorderò mai quella sensazione, ero felice ma non così felice perché avrò freddo ma non così freddo perché ero estasiata ma non così estasiata perché li con me c'era X.
Le vacanze cosa sono per ognuno di noi? Un momento per staccarci dalla vita reale e pensare solo a se stessi e ai propri piaceri materiali. Ma quella per me non fu una vera vacanza, ma una prova. Senza rendermene conto sono stata "vittima" di una donna che non augurerei neanche al mio peggior nemico di incontrare: una persona subdola e ingannatrice. Non credetti mai di sentirmi così male stando con lei, ma furono proprio quei momenti a farmi iniziare a vivere veramente. Guardavo ma non vedevo, sentivo ma non ascoltavo.
Ero sotto il suo controllo, sotto una forza più grande della mia. Riuscivo solo ad essere una sua copia a non voler più essere me stessa. Sapevo che qualcosa non andava e sapevo di tornare indietro ma non volevo. La mia parte malata si rifiutava di regredire. Odiavo X ma l'ammiravo. Volevo essere sotto il suo potere solo per sentirmi dire quelle cose, per sentirmi dire " ..Quello fa ingrassare.."
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Ustioni
Teen FictionBiografia di una storia vera. "Mente.Cibo.Lacrime.Dolore" Storia di una ragazza anoressica