Mia mamma la chiamava "fissa per il cibo", X "tenere al proprio corpo"; mia nonna invece "anoressia". I miei lunghi capelli biondi si assottigliavano sempre di più, la fora della mia testa sembrava mio più allungata. Chi mi avrebbe guardato in faccia avrebbe notato due buchi sopra la bocca e sotto gli occhi: le mie quasi assenti guance. Ero incavata. Mi sentivo male al pensiero di diventare come una vecchia donna: gracile e impotente. Ma ero così spaventata al pensiero di mangiare che facevo di tutto pur di scappare dalla mente. Ed era qui che arrivava, era una folata di aria fresca per me, mi ricordava perché avevo iniziato e quanta energia potevo dare a me e soprattutto alle mie sessioni di corsa maniacali. Il luogo più brutto dove ciò che pensavo mi richiamavano le lacrime: quel cervello non era il mio. Non assomigliavo ad una donna, ero l'ombra di me stessa.
I giorni passavano, il mio umore passava da tristezza con lacrime, a rabbia e infine il più sentito: la paura. La paura incombeva su di me. Non augurerei nemmeno al mio peggior nemico di avere queste sensazioni. Il cuore mi batteva forte, fortissimo. Iniziavo a sudare a freddo e a volte le mie mani tremavano....tutto per un piatto di pasta o un pezzo di pane.
Una sera spinta dai rimorsi che mi tormentavano per aver mangiato accesi la televisione. Il più grande sbaglio della mia vita. Sapevo che lei era vicino a me, stava giocherellando con il telecomando, infatti il canale che vidi appena lo schermo si illumini fu il programma "Grassi contro Magri" sul canale Real Time. Vorrei non averlo mai guardato. Volevo, dovevo spegnere ma non ci riuscivo. Volevo saperne di più su stili di vita (malati) per prendere spunto, copiare queste abitudini sbagliare che per me, o meglio, per lei erano fantastiche.
Non dimenticherò mai tutte quelle volte che alla sera, dopo "cena" facevo ginnastica. Dalle 8 alle 9, quel l'orario odioso in cui non potevi né sedermi né rilassarmi: facevo squat e addominali all'infinito.
Alla mattina mi alzavo dal letto distrutta. Più dormivo e più ero stanca. Ero felice, ma apparentemente. Mi vedevo benissimo. Il mio viso lungo, sciupato mi sembrava snello e ossuto. Le occhiaie e il colorito spento della mia carnagione non li avevo mai notati. Lo spazio abissale tra le mie accennate cosce era perfetto. Senza sapere che qualcuno mi guardava. Sapeva che in me c'era qualcosa che non andava.
"Una linea perfetta
In corpo da modella
Hai le gambe magrissime
Tu non ha la pancia "
Tutte frasi che quando sentivo li davano l'imput di ripartire di ascoltare voci e vedere cose che non auguro a nessuno.
L'unica donna che abbia veramente capito il mio problema è stata una persona che ho sempre desiderato avere come madre. L'ammiravo, la guardavo. Non avrei mai pensato, senza neanche accorgermene, che qualcuno potesse avere un così rifondi amore nei miei riguardi.
Mi insegnava tedesco al liceo. Una donna minuta, un po' bassina. Il suo taglio di capelli mi ricordava molto a Audrey Hepburn. Era una donna elegantissima. Al primo impatto dava l'impressione di essere un tipo burbero, ma in fondo era buona. Posso dire che andava molto a simpatia con le persone, bisognava saperla prendere. La potevo vedere solo due volte a settimana: il martedì e il giovedì. Quelli erano i giorni più felici. Era un piacere stare con lei. Mi facevi tanti di quei film mentali sperando che un giorno possa godermi cosa c'era che non andasse in me, perché ero così. Lo desideravo tanto. L'avrei abbracciata all'infinito pur di stare accanto a questa donna. Il primo giorno di scuola della mia 3^ liceo mi chiese se ero dimagrita, risposi di no.
Qualche mese dopo mi richiese se in casa andava tutto bene, risposi di si.
Una volta, un giovedì mattina. La prof. finita la lezione mi trattenne in classe. Mi disse di chiudere la porta e di accomodarmi. Avevo già capito il perché di questo colloquio.
- "Tesoro, dimmi, va tutto bene? Non mi vedi dire niente?" Ero strania dalla domanda ma negai:
- "Io sto bene, perché mi chiede questo?"
- " Mi dici cosa ti è successo? Perché ti vedo davvero molto, molto magra..."
Feci finta di niente. Dentro di me stava urlando, mi scompigliava tutta, la gola mi bruciava. Non mi faceva parlare. In quel momento X mi toccò la spalla, era vicino a me e, volevo se ne andasse. Chiusi gli occhi un attimo e se ne andò via.
- " Sei una delle mie alunne migliori, ti voglio bene, ma se posso permettermi di dirtelo così magra stai diventando , ecco, eh... bruttina! Dal volto ti vedo che non sei tu! Sempre con queste occhiaie, brufoli, i capelli sempre unti. Mi dici..!"
Dentro di me singhiozzavo. La mia voce era calata. Quello era il momento più bello che la mia parte sana avesse mai sentito. Ero così felice che qualcuno si fosse accorto di lei che riuscii finalmente ad sorride un occhio.
" Penso solo che sia un fatto di metabolismo. Non ho fatto nulla, è solo che sono stata per un po' tempo dalla ragazza di mio papà e non mangiavo molto, quando sempre piatti freddi o da asporto..." Lei la difendeva. La voleva proteggere e non riuscivo più a gestire questa cosa.
Tutte le mie parole erano andate in fiamme, si disintegravano. Recuperavo giustificazioni inutili.
Non dimenticherò mai lo sguardo con cui mi guardava la professoressa, lei tentava di mascherarlo ma provava dolore, nel vedermi.
Nei corridoi della scuola venivo vista con occhi diversi.
Si preoccupavano tutti pensando che la mia era una situazione normale.
Avevo toccato il fondo molte volte. Una mattina una mia compagna di scuola cercò di dirmi cos'avevo.
- "Sei molto magra, lo sai vero!? Ma vomiti? Guarda che braccini minuscoli che hai, sembri una bambina. Ti voglio bene, non voglio che regredisci ancora..."
A tutte queste frasi, preoccupazioni verso di me mi facevano riflettere.
Dovevo cambiare.
Dovevo eliminare le insulse minacce dal mio cervello.
Non dovevo pensare
Se ci pensavo lei arrivava di colpo
Mi trascinava lontano.
Mi faceva correre.
Mi lacerava dall'interno fino a raggiungere il cuore.
Mi faceva male ascoltare tutto questo.
Le mie sofferenze cessavano quando ubbidivo e tutte e due, X mi dava le basi e lei arrivava. In ogni momento. Pronta a salvarmi da tutti questi sensi di colpa e da tutto questo cibo.
Volevo smettere tutto. La morte sarebbe stata una via di fuga. Ma ero troppo spaventata, terrorizzata da quello che le persone avrebbero detto su di me una volta scomparsa.
Sapevo di dover cambiare...
Respiravo e riuscivo a sentire delle sensazioni, partivano dalla testa, scendendo giù fino al petto, arrivando poi all'intestino chiudendomi lo stomaco.
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Ustioni
Teen FictionBiografia di una storia vera. "Mente.Cibo.Lacrime.Dolore" Storia di una ragazza anoressica