Quel giorno era umido, il sole non era del tutto sorto ma si intravedevano dei raggi dietro a degli alberelli secchi. Mio papà stava facendo le valigie con l'aiuto di mio fratello. Mi dispiaceva andare via da quel posto. Da un lato ero felice dì andarmene perché mi faceva ricordare tutte quelle nuotate assimilanti che facevo per smaltire ogni cosa. Era uno di questi posti che non si scordano mai nella vita, perché sai che li è iniziato un qualcosa che per te significa molto o comunque che cambierà la tua vita. Salimmo tutti in macchina. Stranamente quel pomeriggio X stava guidando e io avevo chiesto di mettermi davanti perché soffro di mal d'auto. Tutti si erano addormentati tranne me ( purtroppo) e X. Rabbrividivo al pensiero stesso di parlare con lei. Non volevo che iniziasse a parlarmi dei suoi problemi esistenziali ( che per lei erano riordinare la casa e stirare). Mi annoiava il atto di essere ancora sveglia, ma se avessi chiuso gli occhi avrei temuto che X non avrebbe più avuto l'occasione di chiedermi come sia stata questa vacanza per me: la peggiore di tutta la mia vita : l'avrei rifatta altre cento volte.
Quel giorno in Italia capii subito di essere arrivata a destinazione perché nell'aria c'era quel profumo di pioggia, come se stesse per iniziare un temporale. Se guardavo in su vedevo solo nuvole grigie che oscuravano tutto. Vedevo la luce che illuminava le case e gli alberi ma non vedevo il sole. Fuori era umido. Ma nonostante questo avevo le maniche corte ed una paio di shorts. Era il 25 agosto. Chiesi a mio padre di riaccompagnarmi subito a casa perché avevo voglia di vedere mia madre, di abbracciarla. È la cosa più importante: volevo che notasse qualcosa.. Quella sera arrivai dopo cena. Suonato il campanello e salutato mio padre, mio fratello ed io salimmo. Lui prese l'ascensore mentre io le scale ( ovviamente ). Nostra madre era felicissima di vederci! Mi abbracciò e mi baciò e mi chiese tutto della vacanza! Notò una cosa che io dall'inizio di agosto non ci avevo mai fatto caso: avevo il viso con degli odiosi punti neri e brufoli. Subito iniziò a domandarmi come mi ero alimentata e se avevo mangiato schifezze. Risposi di no. Quella notte me ne andai a dormire sconsolata è piena di pensieri. Quelle osservazioni inutili, meditavo e meditavo per trovare qualche cosa nel mio cervello che potesse darmi un'ulteriore spinta verso il dimagrimento. Non ero affranta o cose simili quando pensavo, solo ero in soprappensiero e tutte queste idee non mi facevano altro che male, male al cuore e sopratutto male alla mente.
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Ustioni
Teen FictionBiografia di una storia vera. "Mente.Cibo.Lacrime.Dolore" Storia di una ragazza anoressica