Il piccolo girasole

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Primo giorno

Prompt: Negozio di fiori/negozio di tè - Primo incontro

Parole: 1444.

~ * ~

Dedicata a tutti voi che mi avete sempre sostenuta, che mi avete aspettata e che vi siete preoccupati per me.
Siete persone meravigliose e io sono fortunata ad avervi incontrati.

~ * ~

Levi maledisse per l'ennesima volta sua sorella. Quell'idiota di Isabel aveva di nuovo fatto a botte con uno dei suoi compagni di classe ed era stata obbligata a portargli dei fiori per scusarsi di avergli lasciato un bernoccolo sulla testa vuota che si ritrovava. Obbligata da Kuchel, per inciso. La scuola l'aveva sospesa per una settimana e le aveva affibbiato lavoretti noiosi da fare nel pomeriggio. Motivo per cui adesso ci stava andando lui a compare i dannati fiori.

"Visto che spesso dai il cattivo esempio, almeno stavolta danne uno positivo", gli aveva detto sua madre. Lui aveva aggrottato la fronte, ma prima che potesse protestare l'altra aveva aggiunto: "Altrimenti facciamo i conti". E con Kuchel Ackermann non si scherzava.

Sbuffò, le mani nascoste nelle tasche della felpa, mentre alzava lo sguardo sull'insegna del negozio. "Il piccolo girasole", recitava. Che nome stupido.

Senza troppe cerimonie Levi spinse la maniglia ed entrò, venendo investito da una zaffata di almeno venti profumi diversi. Storse il naso, infastidito, e si guardò intorno. Fiori e piante di ogni tipo ingombravano scaffali, sgabelli, mobiletti e perfino il pavimento, in alcuni punti. Ovunque regnava un caos che in molti avrebbero definito allegro e accogliente, ma che per Levi era solo insopportabile. Così come i mille colori sgargianti di quei fiori sconosciuti che gli ferivano gli occhi.

Era sul punto di imprecare e fuggire a gambe levate quando una voce femminile si levò da dietro il bancone, gelandolo sul posto. ‹‹Buonasera, signore. Desidera?››

Dannazione. Ora che era stato visto non poteva andarsene via così, sarebbe stato sgarbato perfino per lui. E poi, un negozio di fiori valeva l'altro, no? Tanto avrebbero fatto tutti schifo, ne era certo.

Sospirò, incrociò le braccia al petto e si voltò... per trovarsi davanti il bancone vuoto. Si accigliò, perplesso. Soffriva di allucinazioni uditive, forse? Fece spallucce. Poco male, voleva dire che poteva andarsene. Avrebbe raccolto qualche fiore selvatico nel campo incolto di fronte casa sua. Tanto a chi importava? Avrebbe persino risparmiato. Si girò di nuovo.

‹‹Signore? Se ne va?››

Levi si voltò di scatto. Era successo ancora! Non poteva essere un'allucinazione!
‹‹Chi è là?››, chiese, incerto.

Una risata argentina accolse il suo stupore.

‹‹Scusi, dimentico sempre di togliermi questo coso dalla testa.›› All'improvviso una ragazza minuta si materializzò davanti a lui con in mano quello che sembrava un... cappello da strega?

Levi restò immobile, pallidissimo. Doveva stare male, evidentemente. E molto, anche. Quando fosse tornato a casa avrebbe dovuto dire a sua madre di prenotargli una visita psicologica.

La giovane posò lo strano copricapo su una sedia dietro il bancone e gli si avvicinò, preoccupata. ‹‹Si sente bene? Io... Mi dispiace, non volevo spaventarla. Le giuro che sono innocua, appena una strega novizia. Non farei mai del male a nessuno, sono solo... un po' imbranata?›› Sospirò. ‹‹E mi dimentico le cose ovunque. Specie i cappelli magici e le bacchette, accidenti. A lei non capita mai di lasciare roba in giro?››

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