Te lo prometto

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Terzo giorno

Prompt: Reincarnation AU - Confessione/lettera d'amore

Parole: 1081

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Accadeva sempre così: la mattina del suo diciannovesimo compleanno si svegliava di soprassalto dopo aver sognato la sua prima morte e all'improvviso ricordava tutte le vite che aveva vissuto prima di quella corrente. Non sapeva perché accadesse. La spaventava all'inizio, poi aveva iniziato a ritenerlo normale. Non era neanche tanto male, a essere onesti: poteva dire di conoscere se stessa e il mondo molto meglio di tanti altri uomini e donne perché aveva avuto secoli per farlo.

C'erano poche cose che non avesse visto e provato, ma il suo desiderio più profondo rimaneva lo stesso: poter passare la vita con l'uomo che amava ormai da tempo immemore. In ogni vita lo cercava, in modo sempre più frenetico; aveva il terrore di dimenticare quel viso, quegli occhi, o di trovarli diversi, estranei. Secoli di lontananza cambiano gli animi, era naturale. Ma era certa che una parte di lei sarebbe morta se lui avesse smesso di riconoscerla. Per fortuna, non era ancora successo: si erano rincontrati diverse volte, e lui aveva dato segno di ricordarsi di lei in ognuna di esse. Tuttavia non c'erano mai state le condizioni necessarie per farli restare insieme a lungo: Petra era sposata, fidanzata o persino suora; Levi era un brigante condannato alla forca, un cavaliere crociato in procinto di partire per non tornare più o un soldato di Napoleone. Erano stati anche avversari, quando lei era una pirata e lui un membro della Compagnia delle Indie Orientali: si erano riconosciuti troppo tardi e lui non aveva potuto fare altro che guardarla morire dopo averla trafitta, come Tancredi e la sua Clorinda. Petra era certa che si stesse ancora tormentando per questo.

Lei, invece, sebbene fossero passati più di mille anni dal loro primo incontro, dal loro primo addio, non si perdonava di essere morta prima che la guerra contro i giganti si concludesse, di non aver potuto essere al suo fianco alla fine di tutto quell'orrore. Certo, sapeva cosa gli era accaduto: lo aveva studiato nei libri di storia, lo aveva sentito raccontare. Ormai la sua era una leggenda, una fiaba da raccontare anche ai bambini. Il coraggioso capitano Ackermann che ha abbattuto più di cento giganti. Quando ci pensava a Petra veniva da sorridere: se soltanto i suoi ammiratori avessero potuto conoscerlo sarebbero rimasti senza parole di fronte al suo caratteraccio. Per non parlare del suo vocabolario, scarno eppure ricco di volgarità, o del suo osceno senso dell'umorismo. Non era mai stato un uomo facile da comprendere, Levi, eppure non c'era nessun altro al mondo che Petra amasse di più.

Sospirò, ricordando il loro ultimo incontro: era stata un'infermiera e l'aveva trovato ad attenderla, anziano e moribondo, su un letto d'ospedale. Gli occhi le si erano riempiti di lacrime mentre gli teneva la mano e osservava quegli occhi blu così profondi divenire opachi e spenti. Ancora una volta le era stato portato via. Allora aveva iniziato a pensare che forse non era destino che stessero insieme: la sua vita e quella di Levi si erano sempre sfiorate, ma mai avevano potuto intrecciarsi. E così si era rassegnata ad andare avanti senza di lui, quasi temendo il momento in cui l'avrebbe rivis-

‹‹Pista, pista!››

Petra non fece in tempo a voltarsi per capire cosa stava accadendo che venne urtata brutalmente a una spalla e spintonata al lato del marciapiede da quelli che sembravano quattro ragazzini esagitati.

‹‹Ohi! C'è gente, razza di mocciosi maleducati!››, si levò, seccata, una voce dietro di lei.

Quella voce.
La sua.

Petra si girò e lo vide a qualche metro di distanza da lei, bellissimo come la prima volta in cui si erano incontrati. Stava raccogliendo delle arance, rimettendole nel sacchetto che si era rovesciato, e borbottava imprecazioni ad alta voce. I lisci capelli corvini, rasati sulla nuca e lunghi sul davanti, gli coprivano il viso, perciò non si era accorto di lei.

Petra si chiese se fosse un bene avvicinarlo. Finora ogni volta in cui si erano rincontrati era stata un arrivederci. Se fosse capitato anche stavolta non era certa che sarebbe riuscita a sopportarlo. Strinse i pugni. Scegli ciò che rimpiangerai di meno.

A passi lenti gli si avvicinò, si chinò anche lei e raccolse un'arancia. Solo allora lui alzò la testa e sgranò gli occhi, riconoscendola all'istante.

‹‹Petra...››

Lei sorrise e gli porse il frutto. ‹‹Ciao, Levi.››

L'altro distolse lo sguardo, sofferente, e riprese a raccogliere le arance, dopo aver accettato quella che gli veniva porta. ‹‹Ti trovo bene. Cosa fai in questa vita?››

Petra lo capiva: anche lui temeva di scoprire l'ennesimo motivo per cui non potevano stare insieme. ‹‹Faccio il primo anno di università. Beni culturali: voglio diventare una critica d'arte. E tu?››

‹‹Io ho mollato gli studi dopo il diploma. Aiuto mia madre con il negozio di tè a due isolati da qui.››

Negli occhi di Petra brillò la speranza. ‹‹Aspetta, quindi quanti anni hai?››

Levi inarcò un sopracciglio, perplesso. ‹‹Ventiquattro. Perché?››

‹‹E sei fidanzato?››

‹‹No. Non capisco il perché di questo interrogatorio, però.››

Petra si illuminò e balzò in piedi, invitandolo a fare lo stesso. Indi lo prese per mano e lo trascinò nel vicolo appartato più vicino.

‹‹Sei sicura di stare bene?››, le domandò lui, preoccupato, quando si vide di spalle al muro.

‹‹Tra poco lo sarò››, sussurrò lei, prima di gettargli le braccia al collo e baciarlo con tutto l'amore che aveva dovuto tenere per sé in quei secoli. Levi ricambiò all'istante e con lo stesso trasporto. Lasciò cadere di nuovo la busta con le arance e le prese il viso tra le mani, carezzandole le gote con tutta la delicatezza del mondo. Quando si staccarono, Petra stava piangendo.

‹‹Non possiamo, vero?›› La voce di lui era sottile, già carica di dolore.

Lei scosse il capo. ‹‹Invece stavolta possiamo: non abbiamo vite pericolose, nessun matrimonio o fidanzato.››

Levi sgranò appena gli occhi: evidentemente aveva temuto che fosse già impegnata. ‹‹E allora perché piangi? Sei malata? Devi andartene?››

Altre lacrime scesero sulle guance di lei, subito asciugate dal suo compagno. ‹‹Piango perché sono felice. Perché sembra che... che stavolta... possiamo stare insieme.››

‹‹Finalmente.›› Levi sospirò di sollievo e riprese a baciarla con foga, sulle labbra, sulle guance, sul naso, sulla fronte, finché lei non rise delle sue premure. Soltanto allora si calmò, la strinse a sé e sussurrò: ‹‹Mi dispiace averti lasciata presto l'ultima volta.››

‹‹Non devi. A me dispiace averti lasciato solo per così tanto.›› Gli carezzò i capelli con dolcezza. ‹‹Ma adesso sono qui e non me ne andrò più. Te lo prometto.››

~ * ~

N.d.A.

Salve, cari lettori!

Avevo detto che le OS sarebbero state tutte brevi e leggere? Be', ho cambiato idea. :3

In realtà non sono neanche troppo soddisfatta di questa shot, suppongo che prima o poi la riscriverò. Non oggi, però, perché devo ancora recuperare il primo giorno.

A domani!

~Angel

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