Il verde mare degli occhi di mia madre si fece strada nel mio cuore. Strisciava velocemente nella mia mente, nelle mie vene, nelle mie ossa come una serpe. Tutto si scioglieva come ghiaccio accanto al fuoco, la mia vista si annebbiava sempre più e io non vedevo né sentivo nulla.
E le anime mi attiravano come delle sirene sul fondo, sentivo i loro richiami. Delle braccia mi presero le gambe e le braccia, tirandomi i capelli e scottandomi la pelle bianca.
No!
Mi scansai da quelle viscide creature e cercai la mia seconda anima. Ripetei a mente il nome di Adele. Di nuovo la nebbia mi colpì in fronte.
Fili...
Dove ero? Cosa stavo facendo? Perché ero lì?
...Diaboli!
Il mondo deformò per la centesima volta. Un buco nella sabbia mi attirò nell'abisso, senza sapere cosa mi sarebbe accaduto successivamente. La paura mi bruciava nel petto. Era una voragine che scavava nel profondo. Il basso mi risucchiava come un vortice. Vorticavo nel vuoto della mia mente, con i pensieri confusi e incomprensibili per me. L'irrazionalità era una parte del mio essere che non sopportavo. Mi faceva arrabbiare. Ma in quel momento, la mia parte irrazionale era l'unica cosa che mi faceva restare in vita.E tutto girò così vorticosamente e velocemente che non mi accorsi di essere sospesa in aria. Nel vuoto dei miei pensieri si estendeva un campo. Eravamo... ero? Sapevo solamente di avere davanti file e file di granoturco. Il cielo si estendeva sereno sopra di me. Qualche nuvola dispersa accompagnava il quadro meraviglioso. Era così tranquillo lì, la pace mi colmava il petto. Il vento mi ronzava nelle orecchie e un fischio leggero e continuo muoveva gli alberi cespugliosi. Sentivo un profumo dolce, di pane sfornato, e di liquirizia...
Josh.
Era da qualche parte vicino a me. Almeno, doveva esserlo. Ma dove? "Josh, dove sei?" pensai, con il respiro affannato. Il vento mi sferzava i capelli, scompigliandomeli e facendoli finire nella mia bocca. Li sputai via, di stizza. Avevo freddo, moltissimo. Mi presi la testa fra le mani e cercai di concentrarmi. Rotolai nel cielo, cercando di vedere una figura, una qualsiasi figura, nelle nuvole.
Scrutai le particella d'aria come un uccellino che ha smarrito la rotta, poi notai una cosa stranissima. Non avevo notato che, sopra di me, non c'era un cielo vero e proprio. Era azzurro e si muoveva. Scavava nelle poche nubi che c'erano, come le onde nella sabbia. E se...? No, era impossibile e improbabile. Ma... se fosse stato il mare, sopra di me? Come se la porta fosse stata il confine stesso, la fine di due mondi diversi. E se Josh si fosse trovato ancora in quel mondo blu e cupo, sott'acqua, da solo, in panico, senza una via d'uscita? Dovevo recuperarlo. Subito. Ma come potevo scendere a terra per cercarlo? Provai a buttarmi in picchiata come i rapaci, ma ero bloccata lì, in una fascia d'aria, immobile in un unico punto. Ad un tratto scorsi una piuma bianca, in mezzo a quel trambusto. Svolazzava leggera per poi cadere dolcemente sul suolo, liscio, erboso e probabilmente soffice. Quindi feci come la piuma. Svolazzai proprio come quella piuma, leggiadra come una farfalla, inarcando la schiena e lasciandomi andare a peso morto con le gambe. Le braccia le piegai sopra la testa unendole. Sorrisi, perché la vita è bella, pensai, e poi era divertente volare come i volatili li sanno solo fare. Ed ecco che dolcemente e delicatamente atterrai a terra, seduta come su mille cuscini. E improvvisamente sentii un ronzio di api, che mi calmò, facendomi chiudere gli occhi per poi addormentarmi, senza che niente mi potesse nuocere o preoccupare.