Capitolo I

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Mentre ero sulla locomotiva decisi di visionare attentamente il fascicolo.

Rimasi sconvolto da ciò che avevo letto: aborti, omicidi, malattie, ma in particolare la scomparsa di bambini mi turbò lasciandomi senza parole.

Nel rapporto era più volte presente il modo in cui il killer agiva con le proprie vittime.

Alcuni corpi erano privi di occhi altri, invece, erano stati deturpati della lingua.

Chiusi di colpo la cartella rimettendola all'interno della mia sacca. Ero terrorizzato! Ma allo stesso tempo curioso di poter investigare per la prima volta a un caso vero.

Nonostante fossi giovane e ancora inesperto, avevo una grande voglia di mettermi alla prova e dimostrare ai miei superiori le nuove tecniche d'investigazione. Che si devono basare sulla razionalità e metodo scientifico.

Mi voltai verso il finestrino a osservare, come: il cielo era azzurro e il sole con i suoi raggi illuminava ogni angolo buio.

Si poteva percepire dal clima che Londra ormai era molto lontana, quell'atmosfera meravigliosa mi fece sprofondare in un lungo sonno.

Le ruote della locomotiva a contatto con i binari provocarono una vibrazione violenta che mi fece svegliare di soprassalto.

Mentre mi stropicciavo gli occhi, guardai fuori dal finestrino del vagone dov'ero collocato e c'era un'enorme insegna con scritto: benvenuti nel Somerset.

Scesi rapidamente dirigendomi verso l'uscita della stazione per raggiungere con una carrozza Wookey Hole.

A un tratto mi sentii afferrare il braccio da qualcosa, mi voltai e dietro di me c'era un anziano.

«Lei è l'agente di polizia che arriva da Londra?»

Mentre pronunciò quelle parole, sul suo volto segnato dalle rughe e la barba leggermente incolta comparve quel classico sorriso forzato.

«Venga con me, ho la carrozza qui vicino!»

Iniziai a seguirlo e nel frattempo che camminavamo per raggiungere la carrozza, notai immediatamente la deformazione della sua spina dorsale.

Aveva un'enorme gobba con la quale faceva molta fatica a reggersi in piedi, indossava vestiti sporchi e stracciati ed emanava un odore disgustoso.

«Qual è il tuo nome giovanotto?» Mi chiese

«William signore, e il vostro?»

«Billy!» Rispose con un'aria scocciata.

Giungemmo finalmente alla carrozza, quando la vidi aveva l'aspetto di una catapecchia che da un momento all'altro potesse rompersi in mille pezzi.

«Si metta pure comodo giovanotto sarà un lungo viaggio.»

Era passato un'ora più o meno da quando c'eravamo messi in cammino per raggiungere Wookey Hole.

Osservai subito come l'atmosfera era completamente diversa, del cielo azzurro e il sole raggiante non c'era traccia era tutto grigio e cupo, l'erba dei prati incolta e una puzza disgustosa c'era nell'aria.

Sembrava essere ai confini del mondo, dove ogni cosa è lasciata allo sbando a un tratto la carrozza si fermò e senti urlare Billy.

«Fermi...Fermi, maledetti cavalli!» Con quella sua voce cavernosa.

«Giovanotto, siamo arrivati!»

Aprì lo sportello della carrozza e quello che vidi era spaventoso, non avevo mai visto nulla del genere.

Enormi campi di grano c'erano sia alla mia destra che a sinistra separati da un lungo e stretto sentiero.

Il mio sguardo fu subito catturato dalla presenza dei corvi che svolazzavano in cielo, mi osservavano con i loro enormi occhi neri. Quel posto metteva i brividi solo a guardarlo, immaginate viverci!

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