Wookey Hole

Capitolo IV

Era l'ennesimo incubo che continuavo a fare ogni sera da quando ero arrivato nel villaggio. Restai nel letto a ripensare a quale fosse il significato, ma non riuscivo a trovare nessuna spiegazione plausibile.

Fuori era ancora buio pesto, nella mia stanza c'era solo una piccola lanterna con una fiamma sottile che illuminava solo una parte. Mi alzai dal letto per avvicinarmi alla finestra per cercare di riflettere su cosa mi stesse accadendo.

Poi a un tratto, come un fulmine capii quello che dovevo fare.
Il tempo di darmi una rinfrescata e rivestirmi, aprii la porta dirigendomi con molta fretta verso il bosco che circondava il villaggio. Era quello il luogo che ogni sera sognavo, ma dovevo fare molta cautela a non svegliare la famiglia Cushing.

Quando stavo per aprire la porta d'ingresso, sentii vociferare, all'inizio non compresi subito che fossero la signora e il signor Cushing, mi avvicinai lentamente alla porta della cucina socchiusa e iniziai ad ascoltare.

«Non funzionerà mai, quando lo vorrai capire»

«Mia cara, bisogna avere fede dice il pastore Thomas, e io farò tutto ciò che va fatto pur...»

Mi appoggiai troppo alla porta spingendolo involontariamente in avanti

«Signor William, cosa ci fa in piedi a quest'ora?» Disse Elliot.

«Mi scusi Signor Cushing, non volevo interrompere la conversazione sto per uscire andrò a fare due passi»

«Ma è buio pesto, poi chissà quale gentaglia può troverà lì fuori a quest'ora»

«Se per "gentaglia" intende il killer, allora, preghiamo che possa essere così ingenuo. Magari nel suo intento di uccidermi può commettere qualche errore da permetterci di catturarlo.»

«Adesso mi dovete scusare, ma devo andare»

Mentre uscivo dalla casa ripensavo a ciò che avevo appena detto sul killer, se realmente dovessi incontrarlo credo che rimarrei traumatizzato o addirittura pietrificato. Come diceva sempre mio padre: "non si diventa forti, ma si nasce" e io purtroppo non lo ero. In fondo, con me avevo solamente una piccola lanterna innocua nonostante ciò continuai diretto verso il bosco senza mai guardarmi indietro, cercando di tirare fuori dal mio petto tutto il coraggio che possedessi.

Ero di nuovo su quel sentiero dove alla mia destra e a sinistra c'erano grandi campi di grano, ma sta volta c'erano delle novità: gli spaventapasseri.
Erano enormi, montati su due asse di legno a formare una croce, vestiti di stracci e un cappello di paglia.

Probabilmente furono messi dopo l'incendio del mulino per allontanare i corvi dal raccolto, feci finta di non farci caso effettivamente era così, ma il mio cervello continuava a produrre ogni secondo pensieri che mi terrorizzavano.

C'era un forte vento che soffiava piegando leggermente gli alberi e mi spingeva all'indietro di nuovo verso la casa dei Cushing, con la mano sinistra cercavo di tenere chiuso il cappotto per coprirmi e con la destra, invece, avevo la lanterna che continuava a oscillare per colpa del vento, solo dopo qualche minuto iniziò a calmarsi.

Ero ormai in cammino da uno ora o forse due, una lieve pioggia iniziò ad abbattersi accompagnata con dei fulmini che illuminavano il cielo e la foresta.

Avevo perso la cognizione del tempo, ma capii subito che ormai ero vicino al luogo dei miei incubi dalla presenza delle querce spoglie, disposte ordinatamente e attraversate da una fitta nebbia, in cui i fulmini filtravano a intermittenza, creando meravigliosi giochi di luce con la vegetazione del luogo proprio come nel mio incubo.

Facevo piccoli passi per addentrarmi nel cuore pulsante della foresta, purtroppo non c'era nessun sentiero e inoltre era ancora molto buio, nonostante questo, ero pronto a tutto pur di comprendere il motivo per il quale facevo costantemente incubi. Sognando proprio quel posto, mentre procedevo lentamente guardavo ogni singola cosa che si muovesse, che fosse una foglia, un insetto o qualsiasi altra cosa, avevo l'impressione che da un momento all'altro potesse saltare fuori qualcosa da quei cespugli o dietro agli alberi e colpirmi a morte per poi far sparire il mio corpo.