Quando ero un fanciullo, spesso rimanevo per ore a fissare il riflesso del mio volto nel fiume della città già allora notavo la mia doppia natura.
Man mano che il tempo avanzava di quel fanciullo non era rimasto più nessuna traccia, aveva lasciato posto a un uomo, anzi a due.
I miei dubbi crescevano ogni giorno sempre di più, non comprendevo chi si nascondesse dentro di me, eppure, riuscivo a percepire chiaramente ciò che esso voleva.
Ho provato a colmare quella tremenda voglia di sangue con la selvaggina, ma squartare e sentire il battito del cuore di un essere umano nelle proprie mani e come rinascere.
Durante la notte quando il buio incombe su ogni cosa mi capita di restare a fissare il soffitto della mia stanza, in quei momenti la mia mente inizia a fantasticare su come squartare le persone.
La prima vittima è sempre quella più affascinante ed entusiasmante. Era una giovane donna dai capelli rosso fuoco, aveva degli enormi occhi verdi e la sua pelle era bianca come la neve, mi faceva impazzire.
Fu il 31 ottobre la notte di Halloween quando l'ho conosciuta, è ho capito immediatamente che lei doveva essere mia per sempre. Desideravo da diversi settimane di commettere la prima vittima, ma decisi di attendere fino alla notte del trentuno, perché essa segnava la fine del sole per accogliere l'arrivo del buio, come accadeva dentro me.
L'intero villaggio quella notte era tappezzato di torce e fiaccole fuori dagli usci, dinanzi alle porte delle umili case c'era cibo e latte per le anime dei defunti che avrebbero fatto visita ai propri familiari. I contadini indossavano delle maschere grottesche, facendosi luce con lanterne costituite da zucche intagliate al cui interno erano poste le braci del fuoco sacro. Lei era bellissima, i lunghi ricci rossi si adagiavano leggermente sulle sue piccole spalle, era lei, continuavo a ripetermelo, deve essere lei la prima vittima.
Pian piano ci allontanammo dalla bolgia che c'era nel paesino, avvicinandoci sempre di più alla foresta. Quando capii che ormai eravamo abbastanza lontani, delicatamente presi dalla mia giacca il coltello, lei era qualche passo più avanti di me.«Come mai mi hai portato qui, Robert?»
La mia risposta fu secca e decisa: per squartarti. Le conficcai dietro la schiena il coltello, poi continuai ripetutamente a pugnalarla senza mai fermarmi, mi sentivo finalmente appagato
La pagina terminava così, chiusi il libro mi alzai in piedi e iniziai a camminare nella stanza riflettendo sul da farsi. Ma, un rumore assordante mi distolse dai miei pensieri. La casa dei Cushing fu assalita dall'intero villaggio, tutti volevano la mia testa, credevano realmente che fossi io il killer. All'improvviso da quella folla che aveva assediato la piccola dimora dei Cushingh uscì il pastore, deciso a calmare i bollenti animi. Ero lì a osservare dalla mia finestra tutto ciò che accadeva, nonostante l'intervento del pastore la folla continuava a essere inferocita, finché a un tratto la porta della stanza si spalancò, era Edith.
«Presto signor William deve venire con me, la porteremo in un luogo sicuro»
Con molta fretta presi le prime cose che mi capitavano sottomano e mi allontanai rapidamente.
«Dove mi sta portando»
«Nel l'unico luogo in cui nessuno può farle del male»
Dopo pochi passi raggiungemmo la chiesa del villaggio.
«Qui sarà al sicuro!»
Quando entrai vidi subito il grande altare che era situato al centro della stanza con una enorme croce posta sulla parete posteriore. C'erano diverse panchine disposte ai lati della stanza con un lungo corridoio stretto che conduceva verso l'altare. Ero rimasto da solo, Edith era ritornata indietro.
Ero stremato da tutto ciò che stava accadendo, decisi di sedermi su una delle tante panchine per chiudere qualche istante gli occhi, finché a un tratto sentì in lontananza un ridacchiare di un bambino. Mi voltai, ma non c'era niente, poi lo sentì di nuovo sempre più forte. All'inizio era solo un bambino, ma all'improvviso erano diventati molti di più, lo percepivo dalle loro risate assordanti.«Cosa volete da me, sono qui per aiutarvi»
Ma le loro risate diventavano sempre più forti. Una porta si aprì dal nulla, per un attimo all'interno della stanza ci fu un silenzio profondo. Lentamente mi avvicinai a quella porta che conduceva verso il buio più totale, presi una lanterna e iniziai a camminare nell'oscurità.
Continuavo a vagare nel buio alla ricerca di un qualcosa, in realtà neanche io sapevo cosa stessi facendo realmente. Dal buio apparve un'altra stanza, ma stavolta la porta era fatta di sbarre di ferro, una vera è propria gabbia. C'era un letto e dei rimasugli di cibo, all'inizio non mi accorsi che dentro quel buco ci fosse un bambino.
Era lì immobile, con il viso a guardare il nulla, ripiegato su se stesso alla ricerca d'aiuto.«Pastore, sei tu?»
Aveva percepito o sentito il rumore dei miei passi pesanti, cercai di avvicinare il più possibile la torcia verso di lui, viveva in delle condizioni disumane.
«Sono l'agente William, sono qui per aiutarti! Chi ti ha fatto questo?»
Dal profondo del buio emerse come un grido di disperazione la sua voce tremante:
«Sei stato tu»
«Signor William, stia calmo è solo un incubo» disse il pastore appoggiando la sua mano sulla mia spalla.
Ero fradicio di sudore, eppure non riuscivo a capacitarmi che quello fosse solo un incubo. Mi alzai di scatto dalla panchina e mi avvicinai alla porta, quella porta che mi aveva condotto nei più oscuri segreti di Wookey Hole.«C'è un bambino qui sotto!»
Nel frattempo anche Edith era ritornata per aggiornami di cosa fosse accaduto.
Intanto continuavo a ripetere con un tono sempre più forte: «c'è un bambino qui sotto, mi dovete credere!» Sia il Pastore che Edith continuavano a lanciarsi delle occhiatacce.
«Agente, lei sta delirando! Non è più in sé. Qui sotto non c'è nessuno, tranne vecchi libri pieni di polvere. Il diavolo non è qui, bensì li fuori»
«Mi sta mentendo, ho visto con i miei occhi quel bambino chiuso in una gabbia come un animale» presi la torcia e aprii la porta che conduceva verso il buio.
Sia Edith che il pastore mi seguirono, intanto continuavo a scuotere la torcia a destra e a sinistra alla ricerca di quel bambino. Finché non la vidi, era lì, una porta fatta con le sbarre di ferro, mi voltai verso il pastore dicendo: ora pensa che sia ancora un incubo?»
Ma ogni mia certezza svanì, quando mi avvicinai a quella gabbia. Non c'era nessun bambino, nessun letto o rimasugli di cibo, ma solo degli enormi scaffali zeppi di libri pieni di polvere.
«Signor William, questa "gabbia" come la considera lei, non è altro che un magazzino zeppo di libri antichi appartenenti a questa chiesa. Abbiamo deciso di mettere una porta con delle sbarre di ferro per non permettere a chiunque di accedere e danneggiare dei beni così importanti per noi»
I miei occhi erano rimasti a fissare quella gabbia per diversi minuti, scrutando ogni singolo angolo alla ricerca di quel bambino, ma non c'era traccia.
«William, lei è stanco» Disse Edith appoggiando la sua mano sul mio viso.
Per un attimo ero d'accordo con lei, forse, tutti gli avvenimenti che erano successo in questi cinque mesi che ero lì mi avevano prosciugato. Ma come una fenice che rinasce dalle proprie ceneri, un suono o meglio una voce, squarcio il buio alla ricerca d'aiuto. Era il bambino.I miei occhi che pochi istanti prima erano visivamente sfiniti, così a un tratto si accesero.
«Voi, voi tutti mi state mentendo! Iniziai a correre alla ricerca delle scale per fuggire da quel posto»
Uscito da quella maledetta chiesa, notai subito il silenzio che avvolgeva Wookey Hole. Mi resi conto che ormai non potevo fidarmi di nessuno, neanche di me stesso.
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Wookey Hole
Mystery / ThrillerBenvenuti a Wookey Hole, un piccolo villaggio nel Sommerset immerso tra colline, grotte e fiumi sotterranei. Ma strani avvenimenti accadono a Wookey Hole, come: omicidi, aborti, scomparse di bambini e malattie. La popolazione locale è terrorizzata...