Diventai quello che avevo sempre sperato di non diventare.

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Era finita.

Così come quel freddo giorno d'inverno era iniziata, prima che potessi rendermene conto era finita.

Lo avevo visto allontanarsi con la testa china e le mani in tasca ed io rimasi li finché la sua sagoma non lascio spazio al paesaggio desolato.

Mi aveva urlato contro cose terribili, cose che mi sarebbero rimaste dentro per giorni, anni, forse anche per sempre, eppure tutto questo non mi procurava alcun dolore.

Negli anni avevo infatti generato una sorta di immunità contro il dolore, non mi permettevo più di soffrire, tutto mi colpiva solo passivamente.

Come quando da piccola andando in bicicletta a furia di correre caddi in un prato di ortiche; ricordo ancora quanto urlai, credetti di morire quel giorno.

Da allora, però potevo correre liberamente nei prati senza preoccuparmi di farmi del male per le ortiche.

Oggi, per la prima volta, mi resi conto che come con le ortiche, il mio corpo per troppo dolore non mi permetteva più di provare nulla.

Ero diventata una lieve esistenza che vagava nel mondo senza mai però vivere davvero. Ero diventata tutto quello che avevo sempre sperato di non diventare mai e tu eri diventato solo un altro leggero sospiro che mi sarei portata dentro insieme a tutte le parole che avrei voluto dirti, ma che non ti ho detto. E mai potrò dirti.

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