"Certo che è proprio buffa la vita..." disse la ragazza alzando il viso verso il cielo coperto di nuvole scure.
"Perché?" Chiese l'amica.
Erano solite sedersi sugli scogli che davano sul mare durante l'inverno... l'estate non le piaceva... proprio per niente.
"Pensa ad una persona" continuò la ragazza voltandosi verso la sua amica.
Si conoscevano da quando erano piccole, avevano litigato così tante volte che avevano perso il conto, ma tra loro non c'erano soltanto litigi.
Avevano riso, pianto, urlato e si erano sorrette a vicenda molte volte.
"Fatto" disse l'amica guardandola negli occhi sorridendole.
"Ora dimmi... quante volte questa persona ti ha fatto ridere?" Le chiese.
"Molte"
"E quante volte ti ha fatto piangere?"
L'amica non rispose ed abbassò lo sguardo iniziando a giocherellare con le dita con un sorriso amaro stampato in faccia.
Dato che lei non diceva niente la ragazza continuò.
"Non ha senso vero? Piangi spesso per una persona a cui tieni... quando si ama o si vuole veramente bene a qualcuno si diventa dei piagnucoloni" disse sorridendole... in quello stesso istante una lacrima le attraversò una guancia.
Quando l'amica si girò prese un colpo. Le si riempirono gli occhi di lacrime e un nodo le si formò in gola.
Abbracciò la ragazza accarezzandole i capelli.
"Hai ragione" sussurrò.
"Ma io non ti abbandonerò. Giuro che farò di tutto per non abbandonarti. Non ti lascerò mai piangere da sola" la ragazza soffocò un singhiozzo.
Restarono così per ore fino a quando entrambe non si furono calmate e tornarono a casa insieme.- due mesi dopo-
L'amica bussò alla porta della ragazza.
Questa si aprì lentamente mostrandole il viso smunto e gli occhi arrossati della madre della sua migliore amica.
"Posso entrare? Devo andare da Erika" la madre fece un salto spaventata nel sentire il nome della figlia.
"È partita per l'Inghilterra... scusa se non te lo ha detto" la ragazza si sentì mancare un battito... c'era qualcosa che non tornava in quello che diceva quella donna.
Fece forza ed entrò sorpassandola e si diresse verso la camera della sua amica.
Cercò di aprirla ma era chiusa a chiave.
Incazzata nera la ragazza sfondo la porta entrando finalmente nella stanza. Non era cambiato niente dai giorni precedenti. C'era solo un particolare in piú sulla scrivania vi era una piccola lettera. L'amica l'aprì iniziando a leggere
"Cara Zoe,
Se stai leggendo questa lettera molto probabilmente non sono più qui e mia mamma non è riuscita a mentire adeguatamente.
Scusa se non ti ho detto niente.. non volevo farti preoccupare inutilmente ora ti spiego.. vedi tre mesi fa sono andata in ospedale. Mi sentivo malissimo. Quel giorno mi hanno diagnosticato un tumore all'ultimo stadio. Non sono voluta andare in ospedale.. sarebbe stato inutile tanto, sono rimasta con te cercando di essere come sempre.
Scusa se ti ho mentito."
Le gambe le cedettero e gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Sei stupida o cosa?" Chiese alla sua amica, sapendo che non le avrebbe potuto rispondere e che se avesse potuto avrebbe risposto 'o cosa' e si sarebbe messa a ridere.
"'Mi dispiace per averti mentito... io volevo solo stare con te.' Questo è ciò che mi ha detto di dirti." Disse una voce alle mie spalle. Sapevo chi era. Non avevo bisogno di girarmi.
"È successo ieri mattina. Stava veramente male. Ha passato la mattina a mordere le coperte per non urlare dal dolore. E l'ultima cosa che ha detto prima di andarsene è stato: mamma dille che sono partita per qualche posto. Non voglio farla piangere"
Urlò per ore pensando a tutto ciò che aveva passato con l'amica.
Quando smesse si alzò e uscì da quella casa.
Corse alla scogliera e iniziò a costruire una piccola croce e la piantò nel terreno. Rimase lì per ore parlando a quella croce sapendo che la sua amica la stava ascoltando.
Infondo lo sapeva; loro non si sarebbero mai separate.